Sacchetti
Antica famiglia fiorentina della quale eruditi e genealogisti si sono sforzati di trovare, ma senza alcun fondamento critico, origini romane. Il Verino - le cui asserzioni costituiscono un buon esempio di questa tendenza all'adulazione amplificatrice che va connessa con la tradizione culturale risalente già ai cronisti, di una ricerca di derivazioni da Roma per la città oltre che per le casate più ragguardevoli di essa - annota che " nobile Sacchetti genus est, et moenia primus romanus sanguis tenuit "; ma più verosimile è la tesi, anch'essa comune alla tematica genealogica fiorentina, che li dice appartenenti al gruppo delle stirpi fiesolane obbligate a trasferirsi a Firenze dopo la distruzione della loro città. I cronisti concordano nell'affermarne l'antichità delle origini e l'importanza politica e sociale fra le consorterie consolari del primo cerchio; e ne ricordano le case e le torri possedute nel popolo di Sant'Apollinare, nella via di Condotta.
D. sintetizza, in sostanza, ciò che riferiscono i cronisti là dove fa dire da Cacciaguida che i S., insieme con i Giuochi, i Fifanti, i Barucci, i Galli, erano già ‛ grandi ' nella Firenze del XII secolo (Pd XVI 104).
La documentazione archivistica più antica conferma questo giudizio, ricordando, nel 1030, un Isacco o Isacchetto - dal cui nome si ritenne poi derivata la " cognatio " dei S. -, e più tardi, citando un Brodaio di Sacchetto membro dei consigli del comune nel 1197 e console nel 1203, un Cingisacco fratello di Brodaio, anziano nel 1200, insieme con un Albizzo di Rovinoso, " miles auratus ". Forse, questo Albizzo è lo stesso che sessant'anni più tardi troviamo elencato nel libro di Montaperti, anche se il notevole divario di anni dalla prima citazione che lo riguarda farebbe pensare piuttosto che si tratti di un omonimo congiunto più giovane; molti altri S. militarono fra i guelfi fiorentini a Montaperti: un Rustico di Upizzino (anch'egli cavaliere a spron d'oro); il figlio di lui, Uguccione; Tegghiaio e Giamberto di Donzello. A un altro S., il cavaliere aurato Gaglia di Upizzino, fu affidata in quella circostanza la custodia del carroccio.
Da queste notizie risulta documentata anche quale sia stata fra Due e Trecento la scelta politica dei S.; se essi sopportarono in un primo tempo le conseguenze negative della loro adesione al guelfismo, per gli esili a cui numerosi membri della consorteria furono condannati dopo la vittoria degli avversari, si giovarono moltissimo di quelle positive, quando la Parte guelfa ebbe trionfato definitivamente. Con un'espressione che in parte si riferisce al distacco determinatosi fra i S., magnati di tradizioni consolari, e il " popolo " già ai tempi di D. affacciatosi alla vita pubblica, l'Ottimo afferma che essi erano " nimici dell'autore e... giusta lor possa, disdegnosi e superbi "; e lo dice a chiosa dell'episodio di Geri del Bello (If XXIX 18-36), il cugino carnale del padre di D. che, uccisore a tradimento, era stato a sua volta assassinato a tradimento in Fucecchio da un parente della sua vittima. Convinto com'era l'autore di quel commento - unitamente a Benvenuto e al Landino (" un figliuolo di messer Cione [di Alaghiero] uccise uno de' Sacchetti in su la porta della casa sua ") - che i due avversari di Geri fossero membri della famiglia S., mentre altri commentatori (Lana, Buti, Anonimo) ritengono che essi appartenevano alla casata dei Gerini o Geremei.
La vicenda genealogica dei S. continua oltre l'età di D.; arriva, anzi, fino ai giorni nostri, essendo questa famiglia tuttora fiorente in Roma, ove trasferì le proprie fortune all'inizio dell'età moderna. In quanto membri del gruppo magnatizio, i S. furono esclusi in Firenze dall'esercizio delle maggiori cariche pubbliche, per effetto degli Ordinamenti di Giustizia; ma vennero ben presto autorizzati a " farsi di popolo ", e, di conseguenza, ammessi alle supreme magistrature del comune; così che, tra il 1335 e il 1523, parecchi di essi entrarono a far parte per trentadue volte del collegio dei priori e ricoprirono per otto volte la carica di gonfaloniere di giustizia. Molti altri S. presero parte alla vita politica e amministrativa di Firenze in posizioni di prestigio o con incarichi subalterni. Tra i personaggi vissuti al tempo di D. hanno rilievo politico e sociale un Forese, che fu priore (1339,1358) e gonfaloniere (1347), un Giannozzo che, nel 1379, fu sospettato di tramare contro la repubblica a favore del Visconti e, riconosciutane la colpevolezza, venne decapitato; così come lo fu un Iacopo di Piero, anch'egli più volte priore (1360, 1371), coinvolto (1379) nelle trame filoviscontee. Cariche politiche di rilievo ebbe al servizio del comune di Firenze (come ambasciatore a Genova) e come podestà di Pisa (1381), di Bibbiena (1392), di San Miniato (1392) e di Faenza (1396), il poeta e novelliere Franco di Bencio, il più noto dei S. vissuti in Firenze fra il XII e il XIV secolo. I S. portarono - e portano - come stemma uno scudo d'argento a tre bande di nero.
V. anche SACCHETTI, Franco.
Bibl. - Le Fonti Cronistiche (Malispini CLXXII; Marchionne 35, 63, 124, 513, 633, 664, 679, 687, 700, 729, 738, 795, 799, 821, 830, 835, 900, 902, 959; Compagni I 2; G. Villani IV 13) e archivistiche (in Archivio di Stato di Firenze, le Carte Pucci, Dei, dell'Ancisa, i " prioristi " di Palazzo e Mariani, il manoscritto Istoria delle famiglie della città di Firenze di P. Monaldi) sono state studiate nel sec. XIX da L. Passerini (cfr. in biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Carte Passerini, 191/31) e nel sec. XX da C. Sebregondi (cfr. in Archivio di Stato di Firenze, Carte Sebregondi, 4651), che nelle loro schede ancora manoscritte hanno raccolto ed elaborato innumerevoli dati biografici relativi ai singoli personaggi, collocandoli criticamente nella vicenda storica di quella famiglia. Profili genealogici dei S. sono stati pubblicati da L. Passerini, a commento del romanzo di A. Ademollo, Marietta de' Ricci; ecc., VI, Firenze 1845, 2142-2148; da G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno, ecc., II, Documenti, Londra 1862, 565-566; da Scartazzini, Enciclopedia 1714; da G. De Lillo, La nobiltà dell'antica famiglia S., Napoli 1899; da C.A. Bertini Frassoni, in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, VI, Milano 1932, 25-27; da G. Ceccarelli [Ceccarius], I S., Roma 1946 (" Le grandi famiglie romane " V). Fra gli eruditi e i genealogisti parlano più o meno diffusamente delle origini dei S. e dei personaggi di questa famiglia vissuti nell'età di D., rifacendosi alle notizie dei cronisti: S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, 12, 29, 30; ID., Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, ibid. 1640, 25, 37; ID., Vescovi di Fiesole, di Volterra e d'Arezzo, ibid. 1637, 39, 194; V. Borghini, Discorsi, con note di D.M. Manni, II, ibid. 1755², 33, 35, 121; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585, 57; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1593, 75, 104, 125, 147; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini contra le calunnie e maldicenze de' maligni, Lione 1577, 296, 307, 322; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae, libri III, III, Parigi 1583, 80; M. Salvi, Delle historie di Pistoia e fazioni d'Italia, I, Roma 1656, 97; II, Pistoia 1657, passim; III, Venezia 1662, 78, 316. La partecipazione dei S. alla vita politica e la presenza di molti di essi nelle maggiori magistrature e negli uffici subalterni del comune hanno interessato gli storici di Firenze; per questo aspetto della storia dei S. cfr. soprattutto (per l'età di D.) Davidsohn, Storia, ad indicem.