Scrittore e drammaturgo siriano (Ḥasīn al-Baḥr, Ṭarṭūs, 1941 - Damasco 1997). Tra gli iniziatori del teatro arabo d'avanguardia, nei suoi lavori ha trattato argomenti quali la politica, il sesso e la religione, entrando spesso, per le sue posizioni marxiste, in contrasto con gli ambienti conservatori.
Nel 1966 si trasferì a Parigi, dove studiò presso l'Institut d'études théâtrales della Sorbona; tornato a Damasco, lavorò dal 1976 come capo redattore del periodico al-Ḥayā al-masrāḥiyya ("La vita teatrale") e nel 1990 fondò, insieme ad altri intellettuali, la rivista Qaḍāyā wa šahādāt ("Questioni e testimonianze"), da lui stesso diretta. Tra gli iniziatori del teatro arabo d'avanguardia, teorizzò un "teatro di politicizzazione" (masraḥ al-tasyīs), volto al confronto con la realtà socio-politica (Bayānāt li-masraḥ ̔arabī ǧadīd "Considerazioni sul nuovo teatro arabo", 1970). Acquisì fama, già nel 1968, con Ḥaflat samar min aǧl ḫamsa Ḥuzayrān ("Una festa per celebrare il 5 giugno"), in cui sono analizzate in termini autocritici le cause della disfatta araba del 1967. Ma W. rivelò pienamente le sue doti di drammaturgo con al-Malik huwa ̓l-malik ("Il re è il re", 1977), in cui appaiono chiare le sue posizioni politiche, costategli dure critiche da parte degli ambienti conservatori; attraverso un intreccio che sembra riprendere quello dei racconti delle Mille e una notte, W. esalta i valori della giustizia e realizza la fusione tra scena e pubblico, in una sorta di "teatro nel teatro". Negli ultimi anni della sua vita pubblicò: Hawāmiš ṯaqāfiyya ("Note culturali", 1992); Munamnamāt ta̓rīḫiyya ("Miniature storiche", 1994); Tuqūs al-išārāt wa ̓l-taḥawwulāt ("I riti simbolici di cambiamento", 1994) e l'autobiografia ̔An al-ḏākira wa ̓l-mawt ("Sulla memoria e la morte", 1996).