BARBOSA, Ruy
Uomo politico, giurista, letterato brasiliano, nato a Bahia nel 1849, morto a Rio de Janeiro nel 1923.
La carriera politica di B., iniziata nel 1870, fu lunga e brillante; e immensa è stata la sua influenza intellettuale su due o tre generazioni di Brasiliani. Appena lasciata l'università, cominciò a spiccare come giornalista e avvocato di grande valore. Giovanissimo entrò come deputato all'assemblea provinciale di Bahia e presto passò al parlamento come rappresentante della città nativa, diventando una delle figure più autorevoli del partito liberale.
Dopo aver rifiutato un portafogli nel ministero di Ouro Preto, per non essere riuscito a fare includere nel programma ministeriale la federazione delle provincie, il B. si schierò con l'opposizione, e non tardò molto a stringere un patto coi capi del partito repubblicano. Proclamata la repubblica (1889), entrò nel governo provvisorio come ministro del Tesoro. Gli fu anche affidata la redazione del progetto di costituzione repubblicana, presentato l'anno seguente all'assemblea costituente. Nello stesso anno si dimise con gli altri ministri, in seguito a frequenti divergenze dall'indirizzo politico del maresciallo Deodoro da Fonseca, primo presidente della repubblica. Ritiratosi anche questi dopo un aspro conflitto col congresso nazionale, scoppiata la rivolta della marina di guerra, instaurata la dittatura militare col maresciallo Floriano Peixoto, il B. lasciò il Brasile e si stabilì a Londra, dove scrisse il suo capolavoro letterario: Cartas da Inglaterra. Restaurate le norme costituzionali col governo del presidente Prudente de Moraes, tornò in patria, e fu ininterrottamente, finché visse, senatore federale per lo stato di Bahia. Nel 1907 il B. fu delegato a rappresentare il Brasile nella seconda conferenza internazionale dell'Aia. Ivi raggiunse in poco tempo una posizione eminente, propugnando, contro la maggioranza delle grandi potenze, e, specialmente, contro la Germania, l'uguaglianza giuridica e politica di tutti gli stati, grandi e piccoli. Al suo ritorno in Brasile, il popolo l'accolse con entusiasmo, e il congresso gli decretò una ricompensa nazionale. Nel 1909, in seguito a una crisi politica, il B. scorse nella candidatura del maresciallo Hermes da Fonseca un segno nuovo del militarismo, che aveva funestato i primi anni del regime, e vi si oppose, presentandosi agli elettori come candidato del "civilismo", ma il congresso proclamò presidente il suo competitore. Scoppiata la grande guerra, fu tra coloro che con più efficacia di ragionamento e di azione si adoprarono per decidere il Brasile ad associarsi alle potenze dell'Intesa.
Nel 1919, il suo giubileo di scrittore fu celebrato, con dimostrazioni forse senza precedenti, dalle autorità, dalle corporazioni letterarie e scientifiche, e dalla stampa, come un avvenimento nazionale. Nel 1922, la Corte suprema di giustizia dell'Aia l'annoverò tra i suoi membri; ma le condizioni già gravi della salute non gli permisero di varcare l'oceano per prendere possesso dell'alta carica.
Il B. ben meritò l'ammirazione e la venerazione dei suoi concittadini; e fu tra i pochi Brasiliani, finora, la cui notorietà varcò le frontiere della patria, estendendosi a tutte le nazioni civili.
I suoi numerosissimi scritti - discorsi, conferenze, articoli, monografie giuridiche, sociologiche, critiche - sono quasi tutti sparsi in giornali e riviste o negli annali del parlamento brasiliano, oppure stampati in fascicoli per lo più introvabili.