RUVENZORI (A. T., 118-119)
Gruppo montano dell'Africa centrale, terzo per altitudine dopo il Kenya e il Kilimangiaro, che sorge a nord dell'Equatore tra il Lago Edoardo e il Lago Alberto sul confine tra il Congo Belga e il protettorato britannico dell'Uganda.
Intraveduto dai primi esploratori che toccarono il Lago Alberto (S. Baker, Mason Bey, R. Gessi) quale un'apparizione fantastica di bianche nubi; identificato come una vera montagna prima di ogni altro da G. Casati (1887) e quindi dallo Stanley che ne rasentò le pendici (1888), ne fu per primo affrontata l'ascesa da W.G. Stairs che accompagnava lo Stanley stesso nella spedizione di soccorso per Emin Pascià e Casati. Ma lo Stairs non poté superare l'altitudine di 3250 m. e stimò la vetta a circa 5000 m. Due anni dopo F. Stuhlmann, aggregato alla spedizione tedesca condotta da Emin Pascià, ripeté il tentativo pervenendo sino all'altitudine di 4063 m. Seguirono altri tentativi fra i quali particolarmente notevole quello di J.C.S. Moore, che nel 1900 riuscì per il primo a raggiungere la linea delle nevi perpetue a 4500 m. e a guadagnare la displuviale in alcuni punti superiori a 4500 m., constatando che il Ruvenzori forma una vera e propria catena. Varie altre spedizioni si successero a scopo geografico e naturalistico o semplicemente alpinistico, ma tutte più o meno ostacolate dalle condizioni atmosferiche, poco aggiunsero a quello che si sapeva. Spettò alla spedizione organizzata e condotta (1906) dal Duca degli Abruzzi col concorso di varî specialisti, di compiere una generale ricognizione della catena di cui determinò la sommità nella Cima Margherita a 5125 m. s. m. L'ampia relazione che ne stese F. De Filippi (Viaggio di esplorazione e prime ascensioni delle più alte vette nella catena nevosa situata tra i grandi laghi equatoriali dell'Africa Centrale, Milano 1908) e i due volumi di appendici scientifiche che la corredano costituirono il più vasto e sicuro contributo alla conoscenza del Ruvenzori. Più recentemente una spedizione scientifica per l'indagine degli svariati problemi che questa singolarità orografica presenta fu organizzata nel Belgio sotto la direzione di Xavier de Hemricourt de Grunne; ma dei risultati scientifici conseguiti si posseggono per ora solo parziali relazioni.
Allo stato attuale delle cognizioni, il Ruvenzori forma una catena di 130 km. di lunghezza (quanto le Alpi Graie e le Pennine insieme) con una larghezza massima di 35 km. la cui linea di vetta, culminante a 5125 m., si mantiene costantemente superiore ai 4000 m. A differenza del Kenya e del Kilimangiaro, che sono di origine vulcanica, il Ruvenzori appare costituito di rocce intrusive (graniti, dioriti, quarziti). Ghiacciai di limitata estensione ricoprono le pendici superiori ai 4200 m., ma il limite alle nevi eterne sale a 4500 m. Sicure manifestazioni del fenomeno glaciale ne mostrano l'antica più vasta estensione. Si ritiene che il sollevamento della potente catena si sarebbe verificato verso il Miocene simultaneamente ai movimenti tettonici che provocarono gli sprofondamenti dei grandi laghi. (V. tavv. XCI e XCII).