RUT (ebraico Rūth; i Settanta ‛Ρουϑ; la Volgata Ruth)
Donna moabita presa in moglie da Mahalon, dopo la cui morte seguì la suocera Noemi a Betlemme, dove fu sposata da Booz. La conoscenza con Booz avvenne in uno sfondo d'idillio campestre, ma il matrimonio fu compiuto in forza della legge del levirato (v.). Giunta R. con Noemi a Betlemme e trovandosi ambedue in miseria, R. va a spigolare nel campo del facoltoso Booz, che la tratta con benevolenza, anche per compensarla della bontà da lei usata verso Noemi; la sera R. è informata da Noemi che Booz è loro parente, e quindi in virtù del levirato spetterebbe a lui prendere R. in moglie per suscitare una discendenza al defunto marito di lei: in conformità a tale usanza, Noemi consiglia R. ad agire in maniera che Booz si rammenti della sua parentale incombenza, prendendo in considerazione il matrimonio con R. La notte seguente R. si reca sull'aia, dove dormiva Booz, e si regola secondo i consigli della suocera. Booz accetta favorevolmente la proposta, e poco dopo, adempiute le formalità del levirato, sposa R. Dal matrimonio nacque Obed, che fu padre di Isai (o Jesse), che a sua volta fu padre di David.
Il Libro. - Il libro di Rut, che narra la su riferita storia, è fra i più caratteristici della Bibbia: di carattere idillico, secondo l'argomento, e soffuso di semplicità e grazia pastorale, ha molte e preziose particolarità storiche sulla vita agricola degli antichi Ebrei e sulle loro costumanze parentali.
Il libro, nelle versioni dei Settanta e della Volgata (e probabilmente anche nella disposizione seguita da Giuseppe Flavio), viene subito dopo il libro dei Giudici; ma nel canone ebraico è classificato fra gli Agiografi (v. bibbia, p. 882) e precisamente in quel gruppetto di libri più piccoli chiamato dei "Cinque Rotoli": nelle odierne Bibbie ebraiche occupa ivi il secondo posto, essendo esso letto nelle sinagoghe in occasione della festa delle Settimane (Pentecoste), che è la seconda delle cinque feste a cui sono rispettivamente destinati i Cinque Rotoli; ma in antichi manoscritti spagnoli occupa anche il primo posto. La collocazione datagli dai Settanta e dalla Volgata è dovuta senza dubbio al suo argomento, che fin dalle prime parole (cfr. Rut, I, 1) è fissato ai tempi dei Giudici: perciò il libretto fu posto immediatamente appresso al libro dei Giudici. Questa collocazione è certo molto antica, poiché, oltre alla testimonianza dei manoscritti dei Settanta, ha in suo favore quella di Origene (in Eusebio, Hist. Eccl., VI, 25; cfr. quella di Melitone di Sardi, ibid., IV, 26), di Atanasio (Epist. fest., 39), di Girolamo (Prolog. galeat.), ecc.
L'autore del libro è sconosciuto; la sua attribuzione a Samuele che si ritrova nel Talmūd (Baba Bathra, 14 b) ed è accettata da alcuni cattolici moderni, non è che una congettura desunta dall'epoca a cui si riporta l'argomento del libro, e certo non basata su una vera tradizione storica. Anzi ha contro di sé espliciti accenni del libro stesso: ad es., se in Rut, I, 1, si parla dei "tempi in cui giudicavano i Giudici", e se in IV, 7, trattandosi delle formalità legali del levirato, si afferma che "ciò [si costumava] anticamente in Israele", ciò mostra che l'epoca dei Giudici - e quindi di Samuele - doveva essere tramontata da parecchio tempo, quando fu scritto il libretto; come pure, concludendosi il libretto con la menzione di David (IV, 22), è chiaro che esso fu scritto dopo l'avvento di lui. Né si può supporre che questa finale sia un'aggiunta posteriore. Essa è invece la chiave di vòlta dell'intera composizione, giacché lo scopo della narrazione è appunto quello di presentare la genealogia del glorioso re ed esaltare la sua dinastia: la quale, se discendeva per parte di donna dagli alienigeni Moabiti, era degna di essere considerata come perfettamente israelita, poiché quella donna con la sua generosità sagace aveva meritato l'incorporazione nella nazione privilegiata di Jahvè. Fissare una più precisa data all'origine del libro - dopo l'avvento di David - è cosa problematica. Gli argomenti infatti, che si possono desumere dal materiale linguistico non sarebbero per sé stessi decisivi; oggi tuttavia s'inclina generalmente verso una data posteriore all'esilio di Babilonia, oltre che per considerazioni d'indole generale, anche perché le usanze di matrimonio leviratico descritte in Rut, IV, sembrano presentate come costumanze antiche, cadute ormai in disuso.
Bibl.: Molto spesso Rut è commentato dai moderni insieme col libro dei Giudici; per cui v. giudici. Inoltre: A. Bertholet, R. (nel Kurzer Hand-Kommentar zum A. T. del Marti), Friburgo in B. 1898; S. Cox, The book of R., Londra 1910; R. H. I. Steuart, The book of R., ivi 1912; P. Jouön, Ruth. Commentaire philol. et exégét., Roma 1924; W. Dederichs, Im Gefolge der Moabiten R., Hildesheim 1926; H. J. Grimmelsman, The book of R., Chicago 1931.