RUSIÑOL (Rusinyol) y PRATS, Santiago
Pittore e scrittore catalano, nato a Barcellona il 25 febbraio 1861, morto a Aranjuez il 13 giugno 1931. Appartenente a famiglia di mercanti, quando ebbe terminati gli studî fu messo a lavorare nell'amministrazione di suo nonno, cotoniere barcellonese; ma innamorato dell'arte rompeva la tradizione e abbandonava il commercio per darsi alla pittura, dapprima sotto la guida di Tomás Moragas y Torras a Barcellona, poi a Parigi con lo scultore Clarassó e i pittori Canudas, Utrillo, Casas e Zuloaga. Corse il mondo, ritraendo la natura nelle sue tele e riproducendo nei suoi scritti la realtà della vita osservata attraverso un temperamento di umorista.
Fu certo il personaggio più interessante dell'allegra scapigliatura del suo tempo. Fu il poeta-pittore della Catalogna, originale, versatile e infaticabile. Romantico in pittura, specialmente in quei giardini abbandonati che gli hanno dato la celebrità da Barcellona a Venezia e a Parigi, nei cui saloni espose sempre, ottenendo grandi successi; in letteratura fu un verista ironico-sentimentale, ricco di humour e di tendenze moderniste. Nel fondo dei suoi bozzetti e delle sue commedie risuona una risata cordiale e tonificante, non imbevuta di fiele, ma di umanità, frutto non di frivola visione della vita, ma di filosofia intuitiva.
Nei suoi quadri, da cui l'uomo è sistematicamente bandito, ha amato ritrarre la policroma fantastica architettura arborea e la vita lussuosa e pomposa dei giardini incantati di Aranjuez o di Maiorca, con magnifici marmi e bronzi, e magiche acque, e smaglianti fiori, e alberi con dignità simbolica; o la malinconiosa rovina dell'antico giardino abbandonato; o la suggestiva bellezza di un'oasi sperduta in mezzo all'arida landa. "I giardini - soleva dire il R. - sono il paesaggio messo in versi".
Come scrittore, egli compose quasi sempre in catalano ed è stato l'artista più catalano dei nostri tempi, il più popolare e il più vicino alla giovane generazione, della quale fu in certo modo il maestro. Fu il geniale e attivo animatore del cosiddetto "modernismo" letterario, movimento misto di decadentismo e simbolismo, che in Catalogna era anche più vivo in quanto s'innestava sul latente spirito di rivendicazione nazionale.
Applaudito nei libri, non lo fu meno alla prova della ribalta, acquistandosi presto le simpatie del pubblico. Dopo A. Guimerà e P. Iglesias, egli fu certamente l'autore catalano che coltivò con maggiore ampiezza e fortuna il teatro contemporaneo, specialmente i temi borghesi. Esordì nel 1890 con un grazioso monologo, L'home de l'orga, a cui seguirono altri monologhi (El prestidigitador, El bon caçador, El sarau de la llotja, El bomber, ecc.) e la deliziosa commedia L'alegria que passa. Fra gli altri suoi migliori lavori occorre citare: El pati blau, Llibertat, El malalt crónic, L'heroe, La nit de l'amor, La lletja, El místic (nel cui protagonista ha incarnato la figura del poeta G. Verdaguer), La mare (commedia patetica interpretata in italiano dalla Vitaliani) ed Els sabis de Vilatrista. Quest'ultima commedia ha qualche somiglianza con El genio alegre dei fratelli Quintero, alla quale è però cronologicamente anteriore. Fra i più brillanti lavori scenici con cui ha satireggiato i costumi sociali, massime quelli del suo paese, vanno menzionati Els jocs florals de Camprosa, spietata quanto acuta parodia della festa annuale di poesia nelle piccole città di Catalogna, e L'auca del senyor Esteve, bonaria commedia popolaresca, di tono romantico, che riproduce in una gustosa serie di umoristiche vignette la vita bottegaia della Barcellona ottocentesca.
Fra i suoi volumi di novelle, cronache e bozzetti, vanno ricordati: Fulls de la vida, Els caminants de la terra, El poble gris, Anant pel món, D'aquí i d'allá, Jardins d'Espanya, Oracions, El catalá de "la Mancha", Impresiones de arte, Desde el molino, Mis hierros viejos, Coses viscudes, Máximes i mals pensaments.
Bibl.: V. Pica, S. R., Bergamo 1904; J. Ochoa, S. R., su vida y sus obras, Barcellona 1929.