SALMOUR, Ruggiero Gabaleone
conte di. – Nacque a Parigi il 14 gennaio 1806 dal conte Giuseppe e da Luisa Elisabetta di Schull.
Fu l’ultimo esponente di una delle casate più in vista del Piemonte fedeli a casa Savoia, nonostante l’adesione del padre al regime napoleonico in veste di deputato del dipartimento del Po al Corpo legislativo e barone dell’Impero. I Gabaleone, famiglia di mercanti e banchieri del chierese nobilitata alla fine del Cinquecento con Giovanni Battista (A. Merlotti, Gabaleone Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli Italiani, L, 1998, pp. 817-819) e infeudata di Salmour nel 1655 con titolo comitale, avevano raggiunto l’apice del prestigio nella seconda metà del Settecento con Casimiro (1726-1799), generale, gran maestro d’artiglieria, governatore dei figli di Vittorio Amedeo III, collare dell’Annunziata.
Dopo la parentesi francese, la famiglia, dissestata nelle finanze, si riallineò al potere sabaudo restaurato e Salmour fu avviato alla carriera delle armi. Grazie alle aderenze a corte – un suo prozio, Luigi (1765-1831), marchese d’Andezeno, era governatore della Savoia e cavaliere dell’Annunziata – entrò in Accademia militare nel 1816, per uscirne nel 1824 con le spalline da ufficiale del genio. Fu in quel periodo che fece la conoscenza del più giovane Camillo Benso di Cavour, corroborando un’amicizia che, intensa, sarebbe durata fino alla morte dello statista. Nel 1833, abbandonata la divisa per motivi di salute e congedato con il grado di capitano, si rese disponibile a intraprendere la carriera diplomatica. Non assecondato però dal governo in questo suo desiderio, lasciò il Piemonte per una serie di viaggi all’estero. Durante uno di questi, a Parigi, nel 1834, contrasse matrimonio con Antoinette Corisandre de Gramont, imparentata con Antoine-Alfred-Agénor de Gramont, duca di Guiche, che sarebbe stato ambasciatore francese a Torino dal 1853 al 1857.
Rientrato in patria, nel 1837 intraprese l’attività imprenditoriale presso la tenuta agricola di villa Cristina, alle porte della capitale. Tenuto in sospetto dal ministro degli Esteri Clemente Solaro della Margarita per il legame contratto con una nobildonna francese ritenuta ‘giacobina’ e avversaria del governo, Salmour si diede interamente alla cura delle terre e allo studio dell’agricoltura aderendo all’Associazione agraria fondata da Carlo Alberto nel 1842. Durante la presidenza tenuta dal marchese Cesare Alfieri di Sostegno, nel 1843 fu incaricato dal governo di una missione in Germania per studiarvi l’insegnamento tecnico, agrario, forestale e veterinario; nonostante nel maggio 1844 presentasse un voluminoso rapporto lodato dal re e dal ministro dell’Interno Stefano Gallina, non ottenne il permesso di pubblicarlo. Dimessosi Cesare Alfieri nel 1845 per aver assunto la presidenza del Magistrato della riforma, Salmour, in veste di vicepresidente anziano e di esperto in materia di economia rurale (quell’anno aveva pubblicato le Notizie sulle principali instituzioni di credito agrario da servire di base allo studio dell’applicazione di questo credito in Italia e specialmente negli stati di S.M. il re di Sardegna, Torino 1845), venne individuato quale migliore aspirante alla guida del sodalizio. Ma sulla durata del suo mandato cominciarono a scatenarsi, per la prima volta, i malumori delle due anime politiche delineatesi all’interno di un’associazione che aveva già assunto i caratteri di assemblea parlamentare, seppur mascherata: da una parte chi voleva un mandato pieno, di tre anni, come Camillo Benso di Cavour, alla testa dell’ala liberale moderata, dall’altra chi voleva un mandato ristretto al compimento del periodo lasciato in sospeso dal predecessore, dieci mesi, come Lorenzo Valerio, a capo dell’ala democratica. Prevalsa quest’ultima tesi, Salmour, il 6 marzo 1845, fu lo stesso eletto presidente con 61 voti contro i 44 raccolti da Emilio Balbo Bertone di Sambuy. Durante i dieci mesi della sua presidenza, la contrapposizione del «parti agricole» cavouriano contro il «parti politique» valeriano (Carteggio Cavour-Salmour, pp. 10 s.) era destinata però a farsi ancora più aspra: cosicché, al momento della rielezione, il peso dei democratici si fece particolarmente sentire e Salmour fu confermato il 20 febbraio 1846 solo in seconda votazione e con appena un voto in più rispetto all’avversario, ancora il conte Sambuy. Questo secondo mandato durò pochissimo: avvertito in anticipo da Cavour che il padre di questi, marchese Michele, vicario di polizia della capitale, stava per denunciare al sovrano l’associazione come centro di sovversione politica per il peso assunto dai democratici, il 10 marzo Salmour diede le dimissioni, attirandosi non poche contumelie da Valerio che ebbe a sospettarlo quale vero delatore.
Nell’autunno del 1847 si fece caldo sostenitore del nuovo indirizzo politico inaugurato da Carlo Alberto, pubblicando a Torino un opuscolo dal titolo Le riforme ed il patriziato, in cui la tesi principale era l’evidente difesa dell’aristocrazia dalle accuse di reazionarismo mosse dall’ambiente democratico. Da queste posizioni liberali moderate, fu tra i primi collaboratori del giornale cavouriano Il Risorgimento. Nominato gentiluomo di camera effettivo del sovrano il 1° marzo 1848 – quattro giorni prima dell’entrata in vigore dello Statuto albertino –, fu l’ultimo nobile piemontese a fregiarsi del titolo per l’incipiente abolizione degli antichi ruoli di corte. Si candidò pertanto alle prime elezioni per la Camera subalpina, risultando eletto tra le file dei liberali nel collegio di Caselle il 29 aprile 1848. Sostenitore del conte di Cavour, fu di nuovo deputato nella quarta legislatura per il collegio Cuglieri II (dal 3 marzo 1851) e nella quinta legislatura per il collegio di Canale (dal 22 gennaio 1854). Durante questo periodo si fece assertore della politica liberista propugnata da Cavour, pubblicando un volume dal titolo Dell’ordinamento del credito fondiario negli Stati sardi (Torino 1853) a sostegno di un progetto di legge che prevedeva l’istituzione di società anonime o mutue, autorizzate all’esercizio del prestito agricolo.
Vicepresidente del Consiglio generale delle carceri dal 1849, nel 1855 decise di dare le dimissioni dalla carica a seguito di un articolo oltraggioso nei confronti dell’istituzione apparso sul Diritto. Non volendo privarsi dei suoi servizi, Cavour gli propose la direzione del segretariato generale del ministero delle Finanze, che Salmour condizionò al laticlavio, non essendo certa la sua rielezione a deputato. Nonostante perdesse le elezioni e la sua nomina a senatore venisse ostacolata da Urbano Rattazzi che in lui vedeva un prodotto della reazione, accettò l’incarico il 2 luglio 1855. Abile nel convincere Cavour ad affrettare l’alleanza di Crimea, il 5 maggio 1856 Salmour venne trasferito alla direzione del segretariato generale del ministero degli Esteri. Nel biennio in cui fu in carica si interessò alle problematiche organizzative del settore, venendo investito anche di delicati compiti: proprio nell’ottica di favorire le condizioni per un’alleanza tra Piemonte e Francia, nel giugno del 1857 venne destinato a una missione ufficiosa presso Napoleone III a Plombières, dove ebbe la possibilità di giovare alla causa entrando in intimità con il capo gabinetto dell’imperatore, Jean-François-Constant Mocquard. Nel 1858, alle dimissioni di Rattazzi dal governo fece seguire le sue, onde evitare che la reputazione dell’ex ministro «ennemi personnel» (Carteggio Cavour-Salmour, p. 157) fosse pregiudizievole politicamente per Cavour.
Entrato in aspettativa, a Salmour non restò altro che servire il primo ministro in missioni ufficiose: trovandosi a Nizza nell’inverno del 1858-59 ebbe con il re del Württemberg importanti colloqui allo scopo di assicurare alla causa nazionale le simpatie germaniche. Recatosi a Parigi per rappresentare il Regno di Sardegna alla Conferenza sanitaria internazionale, fu raggiunto dalla notizia della sua nomina a ministro sardo a Napoli. Lo scoppio della seconda guerra di indipendenza rese però il suo mandato temporaneo: alla morte di Ferdinando II di Borbone (1859) venne incaricato, ufficialmente, di complimentare il nuovo sovrano Francesco II, e ufficiosamente di indurlo a un’alleanza militare contro l’Austria. Nelle Istruzioni era indicato come il «gravissimo e rilevantissimo intento politico» del Salmour fosse quello di «procurare l’unione delle due corti in una stretta comunanza di pensieri e di opere inducendo il nuovo principe ad assumere [con il re di Sardegna] la impresa della indipendenza nazionale» (pp. 221 s.). Fallita la missione e rientrato a Torino, venne fatto segno di nuove calunnie per aver approfittato della corrispondenza con Mocquard al fine di denigrare – agli occhi di Napoleone III – Rattazzi, subentrato nel frattempo a Cavour dopo le dimissioni di Villafranca. Nonostante ciò, al ritorno al potere di Cavour dopo la parentesi del ministero Rattazzi-La Marmora, venne nominato senatore il 29 febbraio 1860. Dopo la morte del conte, riappacificatosi con Rattazzi grazie agli uffici del generale Giacomo Durando, prese parte ai lavori parlamentari suffragando una nuova legge sul prestito agrario con l’opera Del credito fondiario e del credito agricolo in Francia e Italia (Torino 1862). Autorevole membro della commissione per le materie penitenziarie, dedicò gli ultimi anni della vita a rievocare l’amicizia e la collaborazione con Cavour all’interno delle Notes et causeries d’outre-tombe, pubblicate postume. Morì a Torino il 6 marzo 1878.
Fonti e Bibl.: Le carte di Salmour sono in Archivio di Stato di Torino, Corte, Archivi privati, Salmour, m. 1-3. Le Notes et causeries d’outre-tombe sono pubblicate in Carteggio Cavour-Salmour, a cura della R. commissione editrice, Bologna 1936; per le lettere al conte di Cavour si veda ora C. Cavour, Epistolario, a cura della Commissione nazionale per la pubblicazione dei carteggi del conte di Cavour, I-XX, Firenze 1962-2012, ad indices. Inoltre: R. Romeo, Cavour e il suo tempo, I-III, Roma-Bari 1969-1984, passim; sul ruolo nell’Associazione agraria: E. Faccenda, Tra accademia e associazionismo, in Cavour e l’agricoltura, a cura di S. Cavicchioli, Torino 2011, pp. 65-115; sulla missione a Napoli: A. Omodeo, Difesa del Risorgimento, Torino 1951, pp. 369-399. Per la sua carriera: A. Manno, Il patriziato subalpino, consultabile in Vivant. Associazione delle tradizioni storico-nobiliari, http:// www.vivant.it/ pagine/patri.php, ad vocem (22 maggio 2017); Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia.camera.it/deputato/ruggiero-salmour-gabaleone-di-18060114#nav; Archivio storico del Senato, S. D., in Banca dati multimediale I senatori d’Italia, I, Senatori del Regno di Sardegna, http://notes9.senato.it/ web/senregno. NSF/G_l?OpenPage.