RUGGIERO duca di Puglia
Figlio di Roberto Guiscardo e di Sichelgaita, fu dal padre preferito al primogenito Boemondo, natogli dalla divorziata Alberada, nella successione al ducato di Puglia (1085). Sennonché, del padre egli non ebbe né il senso politico né il genio militare, onde, debole e arrendevole nella vita pubblica quanto pio e munificente verso le istituzioni religiose, poco mancò che non gli si sgretolasse uno stato che, data la recente formazione, aveva bisogno di fermezza congiunta ad abilità. Di tali condizioni parve volesse trarre profitto, per il primo, il fratellastro Boemondo. Insorse più volte, tirandosi dietro agevolmente città insofferenti, come, ad esempio, Cosenza nel 1087 e Rossano nel 1093, e feudatarî riottosi, quali Mihera di Catanzaro e Ugo di Clermont nell'87 o Guglielmo di Grantmesnil nel '93. Tali minacciose ribellioni R. riuscì a domare mercé larghe concessioni di terre a Boemondo, il quale si formò così uno stato, che da Taranto giungeva fino a Bari. Altre vistose concessioni egli dové fare allo zio Ruggiero, il conte di Sicilia, in compenso dei soccorsi che gli diede in queste e in altre dure evenienze, come nella rivolta di Cosenza nel 1091 e in quella, assai più grave, di Amalfi nel 1093. In conseguenza, allentato il vincolo vassallatico che legava la contea di Sicilia al ducato di Puglia, quanto più scemarono la potenza e il prestigio di questo, altrettanto crebbe la vigoria morale e politica di quello. Migliorarono invece, per forza di circostanze, le relazioni fra i Normanni di Puglia e il papato, relazioni tese dacché la politica conquistatrice del Guiscardo nell'Italia meridionale aveva fin troppo sorpassato i patti convenuti con la Santa Sede: il riavvicinamento fu suggellato dall'investitura che Urbano il conferiva del ducato di Puglia e Calabria a R. nel concilio di Melfi del 1089. A tale riavvicinamento aveva anche contribuito la morte d'un altro principe normanno, Giordano di Capua, che aveva preso, come protettore del papato, il posto di Roberto Guiscardo. Ora il duca R. ottenne che il successore di Giordano, Riccardo II, si riconoscesse suo vassallo, quando dell'aiuto di lui e del conte di Sicilia egli ebbe bisogno per muovere contro Capua ribelle. Riconoscimento peraltro che non valse punto ad alleviare la crisi in cui si dibatteva il ducato di Puglìa: lacerato dai contrasti tra vinti e vincitori e dalle diverse tendenze centrifughe agenti nell'interno e dall'esterno del paese, esso non trovò in R. l'uomo che avrebbe dovuto portare a compimento l'opera di amalgamazione e di rassodamento politico; dal Guiscardo appena incominciata. Morì il 22 febbraio 1111: lasciava suo erede il figlio Guglielmo, minorenne, sotto la reggenza della madre Adala, figlia di Roberto il Frisone.
Bibl.: F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, voll. 2, Parigi 1907.