RUGGERI, Ruggero
Attore, nato a Fano il 14 novembre 1871. Seguì gli studî classici a Bologna, ma li interruppe nel 1888 per divenire attore nella compagnia Benincasa; dalla quale passò in varie altre compagnie, fra cui quella di Ermete Novelli, e poi, per sei anni, nella Talli-Gramatica-Calabresi. Infine, capocomico, fu successivamente con Emma Gramatica, con Lyda Borelli, con Tilde Teldi, con la Guglielmetti-Reinach, con Vera Vergani, ecc. Nel 1921, in società con Virgilio Talli e con Alda Borelli, costituì la Drammatica Compagnia Nazionale, sussidiata dallo stato, che visse un anno e mezzo. Poi fu ancora capocomico da solo, come è tuttora.
Artista aristocratico e dicitore di grande stile, il R. è oggi considerato come l'attore più nobile della scena italiana. È esattamente il contrario dell'istrione e del mimo: di fisionomia poco mobile, e poco propenso ad alterarla col trucco, di voce sommessa ma che si giova di cadenze melodiose, si esprime soprattutto mercé gli accorgimenti d'una dizione squisita, rifuggendo dagli effetti violenti, contenendosi sempre in una linea di estrema sobrietà e levità, a cui talvolta dà sapore di preziosismo un'impercettibile compiacenza in certa stilizzazione del gesto e dell'atteggiamento. Intelligente e melodioso interprete del verso, la sua "creazione" più memorabile fu forse quella del personaggio di Aligi nella Figlia di Iorio dannunziana, delle cui intonazioni si son continuate a scorgere le tracce in molte altre sue interpretazioni drammatiche; alle quali egli ha largamente alternato quelle sentimentali, leggiere, ironiche e comiche. Nel suo repertorio italiano si comprendono Goldoni e le sue sedici commedie nuove e La satira e il Parini di Paolo Ferrari, Più che l'amore e Parisina di G. d'Annunzio, Il Piccolo Santo di R. Bracco, e parecchie fra le principali opere di Pirandello, di cui egli fu tra i primi e più fedeli interpreti: Il piacere dell'onestà, Il gioco delle parti, Tutto per bene e l'acclamatissimo Enrico IV. Nel repertorio straniero, egli ha prediletto i francesi, da Dumas figlio (Demi-monde e Amico delle donne, di cui è dicitore elegantissimo) a De Flers e Caillavet (Il bosco sacro), a Rostand (Romanzeschi), a Lavedan (Marchese di Priola), a Bernstein (L'artiglio), ad Amiel (Il signore e la signora Tal dei Tali), a De Croisset (Lo sparviero), a Birabeau (Baci perduti), e soprattutto a Sacha Guitry (La resa di Berg-Op-Zoom, L'Attore, Debureau, Jacqueline, Castelli in aria, Nuovo Testamento, ecc.). Notissima, benché variamente discussa, è la sua interpretazione dell'Amleto di Shakespeare. La sua arte è stata largamente ammirata anche in giri all'estero, specie a Parigi e a Londra.