SANSEVERINO, Ruggero
II. – Nacque nel 1237 circa da Tommaso I, conte di Marsico, e da Perna de Morra.
La sua famiglia fu coinvolta nella congiura di Sala e Capaccio (1245-46) che aveva come obiettivo, oltre alla morte dell’imperatore Federico II e del figlio re Enzo, anche l’uccisione del signore ghibellino Ezzelino III da Romano e il passaggio verso la fazione guelfa della fedelissima Parma. Costretto dunque alla fuga in Francia, fu accolto, assieme alla madre e ad altri congiunti, dall’esule papa Innocenzo IV. Per tale ragione i beni della stirpe furono requisiti dalla corona e poi ceduti a nobili fedeli: la contea di Marsico passò prima a Enrico di Spervaria e poi a Riccardo Filangieri, mentre i feudi del Cilento e San Severino furono ceduti ai marchesi Bertoldo di Hohemburg e Galvano Lancia.
Ruggero sposò nel 1250 circa Teodora d’Aquino, sorella di san Tommaso, dalla quale ebbe un solo figlio, Tommaso II. Dopo la morte dell’imperatore (avvenuta nel dicembre dello stesso anno), quando fu certo della stabilità dei rapporti tra Papato e Impero, tornò in patria, riuscendo a riottenere, per intercessione del pontefice, i feudi aviti; ma, dopo l’incoronazione di Manfredi a Palermo, divenne il punto di riferimento della nobiltà a lui ostile. Unitosi a Carlo I d’Angiò, partecipò in qualità di capitano pontificio alla battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266, terminata con la morte di Manfredi.
Tornato definitivamente nel Regno, poté rientrare in possesso dei feudi del Cilento, di San Severino e di Marsico, ai quali Carlo I, per il valore mostrato da Sanseverino in battaglia, aggiunse anche i castelli di Atena Lucana, Sala Consilina e Teggiano.
Dopo la vittoria su Manfredi, l’angioino si ritrovò ad affrontare un esponente della spodestata famiglia sveva, Corradino, intenzionato a invadere il Regno per riconquistare la corona siciliana. Tra il 1267 e il 1268, dunque, il conte di Marsico fu a capo delle truppe angioine in Puglia, per contrastare l’avanzata nemica. Debellato anche questo pericolo, il sovrano ricompensò Sanseverino con il vicariato di Roma (dal 1272 al 1273), occupato in precedenza da Bertrando del Balzo. In questi anni, ebbe inoltre la custodia dei figli di Ruggero dell’Aquila, erede del conte di Fondi.
Negli anni successivi, Sanseverino si impegnò attivamente nella politica mediterranea e ‘crociata’ degli Angioini. Grazie alla morte del despota dell’Epiro e ad alcune alleanze matrimoniali, Carlo I riuscì infatti a farsi proclamare re d’Albania (1272), affrontando peraltro non pochi ostacoli politici. Fu nell’ambito di questa nuova conquista che Ruggero, nel 1276, condusse una spedizione a Valona, per trasportare al di là dell’Adriatico rinforzi e vettovaglie. L’anno successivo, invece, ebbe dal re, intenzionato a conquistare il Regno di Gerusalemme, il comando della flotta assemblata per l’occasione. Salpato da Brindisi, Sanseverino approdò ad Acri nel mese di settembre, cogliendo di sorpresa il governatore Baliano, che si rifugiò in una fortezza e permise al conte di occupare i punti strategici della città. Privo del sostegno degli ordini militari presenti nel Regno, il governatore fu costretto alla resa: Sanseverino, appoggiato dai templari, non incontrò difficoltà a conquistare il castello e a innalzarvi la bandiera angioina. Divenne dunque vicario del Regno di Gerusalemme e giurò fedeltà a Carlo I, ricevendo l’omaggio dei nobili e cavalieri del luogo.
Nel 1278, il sovrano gli inviò le vettovaglie necessarie al fabbisogno dei sudditi in Terrasanta, nonché contingenti di supporto, mentre il figlio Tommaso cercava di fargli pervenire cavalli, muli e scudieri. Con quella stessa spedizione giunsero ad Acri Margherita, cugina di Carlo I, diretta in Siria, Niccolò II di Saint-Omer, amico del re, accompagnato dalla moglie Maria e dalla cognata Lucia, diretti in Armenia per conto del sovrano. Per tal ragione, l’angioino ordinò a Sanseverino di trattare gli ospiti con i dovuti onori, pur se le navi non salparono prima dell’11 aprile dello stesso anno. Inoltre, l’imbarcazione che trasportava i beni inviati da Tommaso Sanseverino al padre giunse ad Acri con netto ritardo.
Dopo quattro anni di soggiorno in Terrasanta, Sanseverino rientrò in patria (1282), a causa del pericolo aragonese incombente e, successivamente, dello scoppio dei Vespri siciliani. Inizialmente fu giustiziere di Terra di Lavoro e Molise (per un anno); nel maggio del 1284, in qualità di capitano di Salerno, ebbe la responsabilità della difesa della città dagli attacchi dei ribelli, mentre suo figlio Tommaso proteggeva la costa fino a Policastro. In seguito, ottenne l’ufficio di generale di guerra per i giustizierati di Valle del Crati, Terra Giordana, Basilicata e Principato, controllando in tal modo buona parte del litorale regnicolo. Il 5 ottobre 1285, ebbe inoltre l’ordine di esigere le imposte in favore dell’esercito che avrebbe dovuto combattere contro i ribelli siciliani.
Questo fedelissimo esponente della nobiltà filoangioina morì nello stesso anno a Marsico e fu sepolto in una cappella adiacente alla cattedrale della città. Devotissimo al monastero di Montevergine, oltre ad aver assegnato un ex voto per la remissione dei peccati (1270), espresse nel suo testamento il desiderio di donare 12 once più 3 once annuali ai confratelli dell’illustre cenobio. Alla sua morte, il titolo comitale passò alla moglie Teodora e al figlio Tommaso II, che, come il padre, godé dei favori della dinastia francese.
Fin dalla fanciullezza impegnato a salvaguardare la sua schiatta, Ruggero II, «fiero campione della politica pontificia» (Portanova, 1977, p. 125) e angioina, ebbe il merito di riportare la sua famiglia agli antichi fasti. I Sanseverino di Marsico sarebbero stati destinati, infatti, ad annoverare – tra il XIII e XVI secolo – personalità di spicco della nobiltà regnicola.
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