CALCAGNI, Ruggero (Roggerius o Rogerius de Calcagnis, Roggierus Calcagninus)
Si ignora la data della sua nascita e quali siano stati i suoi primi studi e la sua educazione. Secondo l'Orlandi (1955), il C. nacque a Firenze, intorno al 1200, da Buonaccorso del sesto di S. Pancrazio, menzionato nel Libro di Montaperti (a cura di C. Paoli, Firenze 1999).
Dai suoi contemporanei e dagli studiosi moderni il C. è stato considerato un energico e tenace combattente dell'eresia e un ardente difensore della ortodossia. Sebbene questa caratterizzazione della sua carriera sia essenzialmente corretta, essa deriva dal fatto che tutte le documentazioni inerenti alla sua vita si riferiscono alla attività che egli svolse in qualità di inquisitore in Orvieto e Firenze.
Il C. studiò, probabilmente, in uno del conventi domenicani dell'Italia centrale. La sua dedizione alla S. Sede e la sua abilità nelle questioni amministrative dovettero attrarre l'attenzione su di lui, poiché, nel 1235, gli venne affidato da papa Gregorio IX il tribunale dell'Inquisizione in Orvieto. Qui, potendo disporre dell'organizzazione dell'Inquisizione, egli intraprese una battaglia contro i paterini, che stavano rappresentando una grave minaccia per le tradizionali attività e insegnamenti della Chiesa. I gruppi ortodossi e gli eretici giunsero ad uno scontro armato in cui il C. venne seriamente ferito.
Ristabilitosi, il C. fu autorizzato, nel 1739, da papa Gregorio IX (non Innocenzo IV, come affermano il Fineschi e l'Orlandi) a trasferire il suo tribunale da Orvieto a Firenze, dove i paterini erano particolarmente potenti e ricevevano sostegno attivo dai funzionari del Comune; qui organizzò probabilmente una Società della fede, promossa e sanzionata dal Papato, il cui fine era di combattere l'eresia.
La Società fu configurata sul modello di quella costituita in Milano nel 1232 da fra Pietro Martire da Verona: si trattava di una istituzione politico-religiosa, che affiancava il vescovo e specialmente l'inquisitore nell'applicazione del decreti contro gli eretici e i loro sostenitori. L'organizzazione era simile a quella di una confraternita, e i suoi principali membri erano laici, capitani o notai, direttamente sotto la protezione del Papato. In Firenze la Società rappresentò un'arma decisiva nelle mani dell'inquisitore, dal momento che le autorità pubbliche parteggiavano per i paterini. Alcuni storici ritengono che la Società fiorentina fosse stata fondata già nel 1233, quando Gregorio IX ordinò al vescovo di Firenze, Ardengo, di applicare gli statuti comunali contro l'eresia; ma il primo documento noto in cui si fa menzione di un capitano della Società porta la data del gennaio 1243. Molto probabilmente la Società della fede fu iniziata dal C., come suggerisce il Meersseman, ma la data precisa rimane ancora sconosciuta. Il C. collaborò, inoltre, con Pietro Martire nell'organizzare la Società di S. Maria o del servi di Maria di S. Maria Novella, chiamata anche Società del Bigallo, che pose la base della Società del laudesi di S. Maria Novella. La Società di S. Maria fu anch'essa configurata sul modello di un'altra confraternita creata in Milano da fra' Pietro Martire nel 1232.
Nel 1244-45 l'Inquisizione in Firenze si avvaleva della predicazione di fra' Pietro Martire. La mattina del 24 ag. 1245, il giorno della festa di S. Bartolomeo, si ebbe una riunione nella cattedrale di S. Reparata durante la quale il vescovo e il C. predicarono alla popolazione e ai membri della Società della fede sulla necessità di distruggere l'eresia in Firenze e di porre un freno alle azioni del podestà, Pace di Pessanola o Pesamigala di Bergamo, partigiano dell'imperatore Federico II, il quale non solo si rifiutava di applicare la legislazione contro Peresia, ma dava asilo ai paterini e ai loro vescovi. Durante questa riunione, una banda armata di eretici irruppe inaspettatamente nella chiesa. L'assembramento si disperse; un certo numero di persone venivano ferite e finanche uccise mentre tentavano di fuggire. Nella sera di quello stesso giorno, membri della Società della fede, il C., il vescovo e altri si riunirono nuovamente, questa volta nella piazza di S. Maria Novella, muniti di armi. Il podestà e gli altri eretici vennero scomunicati dal C., che come inquisitore ordinò pure che i loro beni venissero confiscati e le loro case distrutte. Dopo questo episodio non ritroviamo più notizie dell'attività in Firenze del C., che nel 1249 fu nuovamente chiamato a dirigere il tribunale dell'Inquisizione di Orvieto e dopo tale data venne elevato al rango di vescovo di Castro in Maremma.
L'Echard ha attribuito al C. la paternità di una versione italiana della Sommadei vizi e delle virtù, o Summa regia, scritta originalmente da fra' Lorenzo, confessore di Filippo III re di Frincia, e pubblicata nel 1279. Questa attribuzione sembrerebbe arbitraria in quarto la nomina di un nuovo vescovo in Casaro, nel 1274, farebbe pensare che il C. sia morto intorno a quell'anno stesso.
Fonti e Bibl.: V. Borghigiani, Cronaca annalistica del convento di S. Maria Novella, an. 1234, p. 76; an. 1243, pp. 88 ss., 110, 154 s.; an. 1281, p. 189; an. 1288, p. 204 (un manoscritto del sec. XVIII di questa opera è stato ritrovato nell'Archivio di S. Maria Novella in Firenze); Codice diplomatico della città d'Orvieto, a cura di L. Fumi, in Documenti di stor. ital., VIII, Firenze 1884, pp. 192 s., 262-67, 278, 282; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 388; G. Lami, Lezioni di antichità toscane, II, Firenze 1766, pp. 540-612; V. Fineschi, Memorie istoriche degli uomini illustri del convento di S. Maria Novella, I, Firenze 1790, pp. 91-119; Id., Il forestiero istruito in S. Maria Novella di Firenze, Firenze 1790, p. 64 n. 35; L. Fumi, I paterini in Orvieto, in Arch. stor. ital., s. 3, XXII (1875), p. 64; P. Santini, Documenti dell'antica costistuzione del Comune di Firenze, Firenze 1895, pp. 486 s.;F. Tocco, Quel che non c'è nella Divina Commedia o Dante e l'eresia, Bologna 1899, pp. 37-56; G. B. Ristori, Ipaterini in Firenze nella prima metà del sec. XIII, in Riv. storico-critica di scienze teologiche, I(1905), pp. 19-23, 332, 757; R. Davidsohn, Forsch. zur Geschichte von Florenz, II, Berlin 1908, pp. 426-29; Id., Storia di Firenze, II, Firenze 1956, pp. 199 s., 413 ss., 420, 423-426, 644; S. Orlandi, Il VIIcentenario della predicazione di s. Pietro Martire a Firenze, in Memorie domenicane, LXIII(1946), pp. 28-31, 34, 41, 68, 72, 76 s.; LXIV (1947), pp. 125-33; A. Dondaine, Lahièrarchie cathare en Italie, in Archivum fratrum praedicatorum, XX(1950), pp. 301 s.; G. Meersseman, Les Confréries de Saint-Pierre Martyr, ibid., XXI(1951), pp. 62-66; S. Orlandi, "Necrologio" di S. Maria Novella, I, Firenze 1955, pp. XXXIX, XLVI, 4 n. 14, 215-20, 223-26, 230, 236, 240, 247; G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali nella società medievale italiana, Firenze 1961, pp. 106 ss.; B. Quilici, Il vescovo Ardengo e la chiesa di Firenze nel quarto e quinto decennio del sec. XIII, Firenze 1965, p. 650; C. Eubel, Hierarchia catholica…, I, Monasterii 1913, p. 173.