CAETANI, Ruggero
Primo di questo nome, nacque intorno al 1390 da Giacomo (III) e da Rogasia da Eboli; suoi fratelli furono Giacomo (IV) primogenito, Francesco (III) e Ludovico. Signore di Traetto, Suio, Torre del Garigliano, Scauri e Castelforte, partecipò nella prima giovinezza, insieme con il fratello Francesco, alle vicende dello zio Cristoforo, destinato dal padre Giacomo (II) a succedergli nella contea di Fondi e nella carica di marescalco di Ladislao di Durazzo.
Quando Cristoforo nell'estate 1408 cadde improvvisamente in disgrazia presso Ladislao, il C. e i suoi fratelli furono imprigionati con lui a Napoli e i loro beni confiscati. Quindi il C. seguì le sorti dei suoi familiari: fedeli alla Chiesa per alcuni anni, parteciparono prima alla lega promossa da Alessandro V contro Ladislao, appoggiarono poi Giovanni XXIII quando il pontefice, accompagnato da Luigi d'Angiò e dalle sue milizie, entrò in Roma, nell'aprile 1411, costringendo le truppe regie a ritirarsi. Soltanto nel 1413, quando Ladislao riuscì di nuovo ad occupare Roma, il C. e i suoi fratelli tornarono alla fedeltà verso il sovrano.
Camerario del Regno di Sicilia, "consiliarius et fidelis" di Giovanna II, nel 1421 assediò con Braccio da Montone il monastero di Montecassino, occupò le terre dipendenti dall'abbazia, percependone per sei anni i proventi. Solamente nel 1427, dopo un ennesimo intervento di Martino V - cui i monaci si erano rivolti perché facesse giustizia - il C. restituì all'abate Pietro le terre, riservandosi tuttavia i proventi di Castelnuovo e Fratta.
Nel 1424, di nuovo accanto allo zio Cristoforo, prendeva parte alla liberazione di Gaeta, occupata dalle truppe di Alfonso d'Aragona: i cittadini di Gaeta, probabilmente in segno di gratitudine, il 25 genn. 1424, decidevano di restituire a Cristoforo e ai suoi nipoti Giacomo (IV), Francesco (III) e Ruggero, Maranola e Castellonorato nonché la torre e il traghetto del Garigliano. Pochi giorni dopo, però, intervenne la regina Giovanna, ordinando che quelle terre fossero in parte consegnate a Guido Torelli, che aveva guidato la flotta napoletana contro Gaeta. I beni del Garigliano dovettero tuttavia rimanere nelle mani del C., il quale il 4 giugno 1424 inviava un suo procuratore a Gaeta per fare autenticare i privilegi relativi al possesso di quei beni, da potere esibire in una causa in corso contro il duca di Sessa. Comunque, il 14 giugno successivo, Giovanna confermò ai Caetani tutti i diritti sulla torre e sul traghetto del Garigliano.
è probabile che nell'estate dello stesso anno il C. partecipasse con Cristoforo alla difesa dell'Aquila, assediata da Braccio da Montone e successivamente collaborasse a proteggere Napoli, attaccata per mare dalla flotta aragonese. Sul finire del 1425il C. e Giacomo dovettero aderire alla causa di Firenze, in guerra contro Filippo Maria Visconti: nel settembre, infatti, Rinaldo degli Albizzi scriveva ai Dieci di balia che Giacomo e il C. avevano rifiutato di militare per il duca di Milano ed avevano offerto i loro servizi al Comune fiorentino.
Il 15 genn. 1426 il C. da Traetto, dove risiedeva normalmente, rinunziava in favore del fratello Giacomo (IV) ad ogni diritto su Sermoneta, Bassiano, San Felice, Ninfa, Norma e San Donato.
L'attività militare del C. fu per lo più ininterrotta: nel 1430 aiutò il famoso capitano Riccio di Montechiaro all'assedio di Montecassino, nell'aprile dell'anno successivo partecipò alla spedizione di Antonio Colonna contro Roma: i baroni, come è noto, entrarono nella città, ma furono costretti, il 18 maggio 1431, a ritirarsi. Il C. e suo fratello Francesco vennero dichiarati ribelli e i loro beni confiscati: ciononostante non si piegarono all'ordine della regina Giovanna di tornare all'obbedienza, né furono inclusi, per la loro persistente ribellione, tra i molti seguaci del Colonna ai quali Eugenio IV concedeva l'indulto nell'autunno. Soltanto nel 1433, conclusa l'anno prima la pace con i Conti, e costretti - per il venir meno dell'aiuto del principe di Taranto - ad abbandonare le armi prese in favore di Alfonso d'Aragona contro Giovanna II, il C. e suo fratello Francesco tornarono all'obbedienza del pontefice e della regina.
Nel 1433 moriva Giacomo (IV) e il C. riceveva la tutela dei nipoti Onorato e Beatrice; quanto ai suoi figli naturali - sua moglie Francesca Conti morì, infatti, senza prole - egli aveva ottenuto la loro legittimazione da Martino V nel dicembre 1423 e da Giovanna II, nell'aprile 1434, l'autorizzazione a nominarli eredi dei beni posseduti nel Regno nonché, il 20 giugno successivo, la facoltà di donare al primogenito Antonio il castello di Spigno.
Alla morte di Giovanna II il C., non diversamente dai Caetani di Fondi, prese le partì di Alfonso d'Aragona contro le pretese di Renato d'Angiò. Sbarcato Alfonso ad Ischia, il C. fu tra i primi, insieme con Giovanni Antonio Marzano duca di Sessa e Cristoforo suo zio, a prestargli omaggio. Aiutato dagli abitanti di Spigno, partecipò poi all'assedio di Gaeta, occupata dagli Angioini, sostenuti dalla flotta genovese e dai soldati del duca di Milano. Lo scontro più violento avvenne a Ponza, il 5 ag. 1435: il C. vi prese parte con il figlio Antonio e, secondo i Diurnali del duca di Monteleone, si salvò, nonostante la sconfitta, riuscendo a fuggire; Antonio, invece, secondo Paolo di Lello Petrone, sarebbe stato fatto prigioniero.
Il C. è anche annoverato, nel 1435, tra i seguaci di Antonio da Pontedera, il quale, come è noto, dalla fuga di Eugenio IV da Roma, nel luglio 1434, fino alla primavera dell'anno successivo, condusse una serie di spedizioni contro la città, minacciando più di una volta di entrarvi.
Il C. morì alla fine di quell'anno o al principio del 1436, prima comunque del 27 marzo, di morte violenta. Le "capitales inimicitie" che ne nacquero tra i Caetani, e delle quali è fatto cenno in un breve di Eugenio IV del 1444, hanno fatto pensare che il C. fosse stato vittima di un delitto perpetrato o da suo zio Cristoforo o dal nipote Onorato, il quale ne avrebbe mal tollerato la pesante tutela.
Fonti e Bibl.: E. Gattola, Ad historiam abbatiae Cassinensis accessiones, II, Venetiis 1734, pp. 524 s.; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi, a cura di C. Guasti, Firenze 1869, p. 401; La Mesticanza di Paolo di Lello Petrone, in Rerum Itallicarum Scriptores, 2 ed., XXIV, 2, a cura di F. Isoldi, pp. 14 s., 17; I Diurnali del duca di Monteleone, ibid., XXI, 5, a cura di M. Manfredi, pp. 131-133; Regesta chartarum, a cura di G. Caetani, III-IV, San Casciano Val di Pesa 1928-1929, ad Indices;N. F. Faraglia, Storia della regina Giovanna II d'Angiò, Lanciano 1904, pp. 107 s., 366 s., 397 s.; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920;, p. 63, tav. A-XXXVIII; Id., Domus Caietana, I, 2, San Casciano Val di Pesa 1927, pp. 8, 22, 27, 32-34, 36-40, 44-46, 793 112; P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, pp. 124, 140.