BASCAPÈ (Bescapè), Ruggero
Fra i "molti operari" occupati nella fabbrica del Teatro Olimpico di Vicenza, ultima opera di Andrea Palladio, iniziata nel maggio 1580 secondo un modello dell'architetto, particolare importanza ebbero gli autori delle statue del proscenio, raffiguranti i soci dell'Accademia Olimpica che si resero benemeriti per avere maggiormente contribuito alle spese per la costruzione del teatro. Già nel modello del proscenio era previsto un siffatto ornamento e perciò già nell'aprile 1581 si deliberava che "chi volesse aver luogo più degno in proposito della statua dovesse accrescere la sottoscrizione". Inoltre il 1º febbr. 1582 l'Accademia affermava di avere "provveduto di maestri scultori" in modo che ogni accademico potesse fare eseguire la propria statua "con figura d'huomo vestito overo ornato all'antica".
Fra gli artisti ricordati negli atti dell'Accademia Olimpica un posto preminente spetta al milanese B. (erroneamente cambiato negli atti stessi in un fantomatico Brascate), oriundo del paese omonimo in provincia di Pavia (presso Landriano). Egli ha scritto il proprio nome sul piedistallo dell'obelisco al centro del circo rappresentante l'impresa dell'Accadernia nell'attico del proscenio: "Rugie = R = Basca = Pe = F." (cioè Ruggero Bascapè fece).
Il nome di questo scultore fu conosciuto dal veneziano Leopoldo Cicognara, che nella sua Storia della scultura (V, p. 309) afferma che il B. fu uno degli "stuccatori e scultori adoperati per il Teatro Olimpico insieme con un maestro Bartolomeo, un maestro Iseppo, un Cristoforo milanese, un Agostino Caneva e un Domenico Fontana, oltre al trentino Alessandro Vittoria e al vicentino Camillo Mariani". Tuttavia egli dichiara che i primi "verosimilmente erano provenienti di Lombardia, segnatamente dal Lago di Como". Più sicura appare la notizia circa l'origine milanese del B. e del suo casato, contenuta in opere di alcuni eruditi e genealogisti milanesi tra cui F. Argelati (Biblioteca scriptorum Mediolanensium, Mediolani 1745, I, 2, p. 124) per cui il cognome "facile creditur pervenisse ad hanc nobilissimam familiam Mediolanensem a loco sic vocato, et ad Lambrum flumen Papiani versus (vulgo Bescapè) feliciter situ".
D'altra parte, mentre il Cicognara non ha individuato alcuna delle opere del B. nel Teatro Olimpico, invece ha costituito una autentica scoperta la lettura del nome dell'artista sulla impresa dell'Accademia, in quanto da essa è stato possibile ricavare le caratteristiche dell'arte di questo scultore e stuccatore milanese.
Subito dopo il completamento della parte architettonica del teatro, avvenuto nel 1581, fu iniziata l'esecuzione delle statue ornamentali del proscenio collocate in parte entro i tabernacoli e le nicchie del primo e secondo ordine, in parte sui piedistalli davanti alle colonne del secondo ordine e davanti alle lesene dell'attico. A tale scopo, fino dall'aprile 1582 furono nominati sei accademici, due per ogni ordine, per fissare, insieme col principe dell'Accademia, che era allora Giulio Poiana, e, "tolto il parere di persone perite e giudiciose", le modalità dell'esecuzione e quelle della successiva collocazione delle statue.
Perciò fin da allora il B. ebbe l'incarico di preparare le sue opere, e come aveva eseguito l'impresa dell'Accademia, così provvide anche alle Vittorie sui pennacchi dell'arco centrale del proscenio (che rivelano gli stessi caratteri) e alle statue dei soci ai lati di quelle figurazioni centrali. Queste rappresentano i rispettivi personaggi in pose statiche con visi allungati e capelli a ciuffi arrotolati, distinguendosi così da quelle degli altri personaggi fatte da Agostino Rubini.
Dato che il Rubini nel 1583 si trasferì da Vicenza a Venezia presso lo zio Alessandro Vittoria, è evidente che le statue eseguite dopo di allora furono del B., mentre lo stuccatore e plasticatore Domenico Fontana ebbe soprattutto l'incarico di curare i bassorilievi delle "versure". Infatti gli atti accademici affermano che solo questi artisti nel 1584 ebbero a riformare le statue difettose fatte fino allora dagli altri scultori, per cui essi si debbono ritenere i veri e sicuri autori delle statue dell'Olimpico prima della sua inaugurazione (1585), con esclusione soltanto di quelle del Rubini e di quelle poste nel sec. XVIII sopra le balaustre della loggia che domina le gradinate.
Dopo l'ultimazione del Teatro Olimpico il B. appare dal 1594 al 1600 a Roma. Documenti su questo periodo sono stati raccolti dal Bertolotti (II, pp. 309-311) e lo dicono occupato a "resarcire et resarciri facere..." un cavallo con leone che si trovava nel cortile del palazzo dei Conservatori (1594) e a restaurare la statua di marmo di Costantino nonché a fare "il colmo di metallo alla testa del colosso del troiano de metallo", che stava nel cortile del Campidoglio (1595). Nello stesso anno il B., insieme con Vincenzo Topi da Montepulciano, si obbligò a fare "tutto l'ornamento d'intaglio et scultura et le statue" sulla iscrizione del duca di Parma nella chiesa dell'Aracoeli secondo un disegno di Giacomo Dalla Porta, nonché a restaurare e rifare quattro storie di Marco Aurelio che si trovavano nel cortile piccolo in cima alla prima scala del Campidoglio, ma poi, nel febbraio 1600, si affermava che il B. era morto, per cui, non avendo egli potuto finire il colosso del troiano e gli altri lavori di bronzo, essi erano stati affidati a Domenico di Bartolomeo de Lupis, scultore, e a Gregorio de Rossi, fonditore. Il Bertolotti (I, p. 215) afferma che il B., durante gli anni dal 1592 al 1599, collaborò con lo scultore e stuccatore lombardo Ambrogio Bonvicino, per gli stucchi e lavori in bronzo dell'"altare degli Apostoli" in S. Pietro; ma tali notizie non sono confermate ed è anche oscura la definizione di "altare degli Apostoli".
Fonti e Bibl.: Vicenza, Bibl. Civica, Sez. Libreria Gonzati, Marca 21-11-2: B. Zigiotti, Memorie dell'Accademia Olimpica [sec. XVIII]; L. Cicognara, Storia della scultura, dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, V, Prato 1824, p. 309 e passim; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secc. XV, XVI e XVII. Studi e ricerche negli archivi romani, Milano 1881, I, p. 215; II, pp. 309-311; G. G. Zorzi, Tre scultori lombardi e le loro opere nel teatro Olimpico di Vicenza, in Arte lombarda, V (1959-60), pp. 231-242; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 525 (sub voce Bescapè).