RUFFINO
– Dal testamento dettato il 22 settembre 1294 si apprende che era figlio di Loterio, ma non si conosce il nome della madre; ebbe una sorella, Margherita, e forse un fratello, Dicius, già defunto a quella data (Coturri, 1977, p. 102).
La determinazione locativa de Ficeclo/Ficheclo/Fisceclo/Fiteclo ricorrente nei documenti rinvia verosimilmente non alla denominazione del gruppo familiare, ma soltanto al luogo di origine, Fucecchio, pertinente nel Medioevo alle circoscrizioni civile e diocesana di Lucca. La famiglia dei da Fucecchio, ghibellina e filopisana, nella seconda metà del Duecento risulta infatti bandita da Lucca ed esule a Pisa e inoltre presenta un patrimonio onomastico differente da quello in uso nella parentela di Ruffino (Pescaglini Monti, 2012a, p. 79; 2012b, pp. 175-186). L’appartenenza alla famiglia pisana degli Upezzinghi, affermata da una fonte settecentesca, è probabilmente frutto di una falsificazione (Coturri, 1977, p. 97), mentre il cognome Bochinus attribuitogli unicamente negli Annales Mediolanenses minores (P. Tomea, Un testimone ‘ritrovato’..., 1988, p. 394) è stato interpretato come originato da una errata lettura dell’aggettivo Lucanus, indicante la zona di provenienza (Perelli Cippo, 1995, p. 120).
In ambito milanese fin dall’epoca medievale fu noto come Ruffino de Frixeto/ de Fisegio, con evidente deformazione del toponimo, pur permanendo la consapevolezza della sua origine nella zona lucchese (F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium”..., 1908, p. 115; A. Confalonieri, Chronica de regiminibus..., 1982, p. 123; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, 1978, p. 552; Tristani Calchi Historiae patriae..., 1627, p. 399); ne è conseguito che la storiografia moderna lo ha appellato Ruffino Friserio/Frixettus/ Frixetus (Besozzo, 1596, p. 175; Ughelli, 17192, col. 200; Sassi, 1755, p. 759), fino a stabilizzare il nome in Ruffino da Frisseto (Giulini, 18572, p. 775; Savio, 1913, p. 649; Cazzani, 19962, p. 179; Gli atti dell’arcivescovo..., a cura di M.F. Baroni, 2005, passim).
La prima notizia su Ruffino risale al dicembre 1277, quando a Reims svolgeva la funzione di officiale nel locale tribunale arcivescovile, ossia era incaricato di esercitare la giurisdizione penale in campo ecclesiastico ed eventualmente la giurisdizione volontaria (Grandmottet, 1955, pp. 85, 105). Poiché gli officiali erano reclutati tra gli esperti di diritto, si deve supporre che avesse approfondito la materia in qualche studio universitario, e ciò trova conferma nella qualifica di magister usata nella documentazione (P. Varin, Archives administratives..., I, 2, 1839, n. 400, pp. 976 s., n. 419, pp. 992, 994, n. 453, pp. 1036 s.). Operò quale officiale dell’arcivescovo di Reims fino al giugno 1288 e proprio durante questo periodo di lavoro come giudice avrebbe compilato, secondo Pierre Varin, la maggior parte del Liber practicus de consuetudine Remensi (Reims, Bibliothèque municipale, 774; P. Varin, Archives légistatives..., 1840, pp. 35-344), una raccolta eterogenea di casi di procedura canonica raccolti a uso dei funzionari del tribunale arcivescovile (P. Varin, Archives administratives..., cit., I, pp. CXVI-CXVII); ma l’attribuzione a Ruffino è dubbia per altri studiosi (Huréau, 1898, pp. 459-463).
Gli officiali sovente erano anche canonici della cattedrale e titolari di benefici in diocesi vicine; inoltre, al termine dell’attività, accadeva frequentemente che venissero promossi a una dignità capitolare. Ruffino risulta canonico del capitolo di Reims il 13 marzo 1281 (P. Varin, Archives administratives..., cit., I, 2, n. 400, pp. 976 s.) e il 2 settembre 1289 venne nominato da Niccolò IV arcidiacono «in ecclesia Remensi», ossia divenne ‘piccolo arcidiacono’ o arcidiacono della Champagne, uno dei due arcidiaconati nei quali era suddivisa la diocesi di Reims; l’anno successivo, il 28 novembre, dal medesimo pontefice ottenne il permesso di nominare un sostituto per visitare gli enti ecclesiastici della sua circoscrizione qualora fosse stato impossibilitato a compiere la visita personalmente (Les registres de Nicolas IV, par E. Langlois, 1886, nn. 1321-1322, p. 268, n. 3790, p. 572).
La lettera papale contenente la nomina ad arcidiacono ci informa che Ruffino deteneva anche un canonicato nella chiesa di St. Pierre di Mézières (nella porzione della diocesi di Reims che apparteneva al regno di Germania) e un beneficio d’altare, senza obbligo di cura d’anime, in una chiesa del vescovado di Amiens, nella località di Herimuiez, forse identificabile con Herimetz nell’odierno Belgio, ora in diocesi di Cambrai (Grandmottet, 1955, p. 105).
Dopo una sentenza arbitrale riguardante la comunità di St. Denis di Reims, datata 2 dicembre 1289, e il ricordo di un incarico ricevuto dal suo arcivescovo menzionato in una lettera di Niccolò IV del 27 agosto 1291 (P.Varin, Archives administratives..., cit., I, 2, n. 453, pp. 1036 s.; n. 468, pp. 1058 s.), la successiva notizia sull’arcidiacono Ruffino porta al 22 settembre 1294: in quel giorno egli dettò a Lucca un secondo testamento, dopo averne già steso uno – come dichiarato da lui stesso – per i beni posseduti in Francia (Coturri, 1977, pp. 102-106). Oltre ai lasciti a familiari e consanguinei, Ruffino stabilì che si portasse a termine l’iniziata trasformazione della propria casa di Fucecchio in ospedale dedicato a s. Maria e s. Margherita, da dotare con sedici letti per poveri oltre a quattro posti riservati a persone di rango, soprattutto religiosi e in particolare frati predicatori; assegnò perciò all’ente un castello di sua proprietà nel territorio fucecchiese e tutti gli stabili posseduti in Fucecchio. Altri lasciti furono destinati all’ospedale di Altopascio, all’abbazia di Fucecchio, alla locale pieve, ai frati minori e alle monache di San Miniato, alle monache agostiniane di Santa Croce sull’Arno. Dal testamento emerge una predilezione per i frati predicatori, nel cui convento di S. Romano a Lucca fu rogato l’atto di ultima volontà di Ruffino e dove deliberò di essere sepolto se fosse deceduto in una località della diocesi lucchese; qualora invece la morte fosse sopravvenuta altrove, il luogo della sepoltura sarebbe dovuto essere il più vicino convento domenicano. E proprio il priore e il lettore del convento di S. Romano, assieme al magister dell’ospedale di Altopascio, furono designati esecutori testamentari e vennero altresì incaricati, loro e i rispettivi successori, di scegliere il responsabile dell’ospedale in allestimento a Fucecchio, di nominarvi il cappellano e di vigilare sulla vita dell’ente.
La presenza a Lucca all’inizio dell’autunno 1294 va forse messa in relazione con un viaggio da Reims verso Roma, dove verosimilmente si trovava Ruffino allorché il 31 ottobre 1295 Bonifacio VIII lo nominò alla sede arcivescovile di Milano, vacante per la morte di Ottone Visconti il precedente 8 agosto, e poi lo consacrò e gli consegnò il pallio (Les registres de Boniface VIII..., par A. Thomas, 1884, n. 555, col. 195).
Papa Caetani nella lettera di nomina di Ruffino fece esplicito riferimento al diritto di designare il presule ambrosiano che aveva riservato ai pontefici con atto dell’11 aprile 1295, ma al tempo stesso motivò il suo operato con le condizioni di conflitto tra le parti in città che avrebbero pregiudicato una successione canonicamente valida al defunto Ottone. Secondo una cronaca di poco posteriore, l’iniziativa del papa provocò sconcerto nei milanesi, e non tanto per l’imposizione di un proprio candidato (era già accaduto qualche volta in precedenza), quanto per la scelta di un uomo totalmente estraneo all’ambiente ecclesiastico e civile ambrosiano (F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium”..., cit., pp. 115 s.). La medesima cronaca ricorda il tentativo che a Milano all’inizio del 1295, vivo ancora Ottone, avrebbe invano compiuto l’influente cardinale Pietro Peregrosso, milanese, per far ottenere la cattedra ambrosiana al proprio nipote Obizzo da Busnate, arcidiacono del capitolo della cattedrale.
Dopo la designazione, Ruffino rimase a Roma e nominò suo vicario generale per il disbrigo degli affari ecclesiastici in diocesi l’ordinario della cattedrale milanese Berardo Pozzobonelli, già vicario generale del capitolo milanese durante la sede vacante seguita alla morte di Ottone Visconti (Gli atti dell’arcivescovo..., cit., n. 8, p. 12).
Dell’attività svolta da Pozzobonelli come vicario dell’arcivescovo restano cinque atti, due dei quali sono sentenze pronunciate in casi che videro implicati il monastero episcopale di Arona opposto al Comune locale e la chiesa cittadina di S. Giovanni alle Quattro Facce contro un affittuario; a lui si deve inoltre l’approvazione della elezione del nuovo preposito della pieve ambrosiana di Frassineto Po (ibid., nn. 1-4, 6, pp. 3-10).
Ruffino non raggiunse mai Milano e secondo fonti medievali morì a Roma, «in curia Romana» (F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium”..., cit., p. 116; De Romano, [Annales Veronenses], 1890, p. 449). La Chronica archiepiscoporum mediolanensium degli inizi del XIV secolo precisa che morì «in MCCXCVI, feria quinta in albis» (F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium”..., cit., p. 116), confermata dal quattrocentesco Bernardino Corio: «morì il giorno de Sancto Ambrosio doppo Pascha», ovvero il giorno della deposizione del vescovo Ambrogio, festeggiato nella liturgia ambrosiana il giovedì della settimana in albis, che nel 1296 cadde il 29 marzo (B. Corio, Storia di Milano, cit., p. 553).
Per errore Giorgio Giulini ha collocato il decesso al 30 marzo e in questo lo hanno seguito altri autori (Giulini, 18572, p. 776; Savio, 1913, p. 649; Cazzani, 19962, p. 179; Coturri, 1977, p. 96, che lo posticipa al 31 marzo), mentre alcuni, ingannati dall’accenno alla festa di s. Ambrogio, hanno postdatato la morte al 7 dicembre 1296 (Vagliano, 1715, p. 292; Ughelli, 17192, col. 200; Sassi, 1755, p. 759; Grandmottet, 1955, p. 105). La scomparsa di Ruffino alla fine di marzo è confermata da un atto del 12 aprile 1296 attestante la vacanza della cattedra milanese (Gli atti dell’arcivescovo..., cit., n. 7, p. 11).
Fonti e Bibl.: Reims, Bibliothèque municipale, 774 (il ms. è consultabile all’url http://bvmm. irht.cnrs.fr/resultRecherche/resultRecherche.php?COMPOSITION_ID=13651) (17 marzo 2017); Tristani Calchi Historiae patriae libri viginti, XVIII, Mediolani 1627, p. 399; P. Varin, Archives administratives de la ville de Reims. Collection de pièces inédites pouvant servir à l’histoire des institutions dans l’intérieur de la cité, I, Paris 1839, pp. CXVI s., I, 2, 1839, n. 400, pp. 976 s., n. 419, pp. 992-994, n. 422, pp. 995-997, nn. 429-430, pp. 1003-1008, n. 434, pp. 1011 s., n. 453, pp. 1036 s., n. 468, pp. 1058 s., II, 1, 1843, p. 103; Id., Archives législatives de la ville de Reims. Collection de pièces inédites pouvant servir à l’histoire des institutions dans l’intérieur de la cité, I, Coutumes, Paris 1840, pp. 35-344; Les registres de Boniface VIII (1294-1303), I, a cura di A. Thomas, Paris 1884, n. 555, col. 195; Les registres de Nicolas IV, I, a cura di E. Langlois, Paris 1886, nn. 1321-1322, p. 268, n. 3790, p. 572; Les registres d’Honorius IV, a cura di M. Prou, I, Paris 1888, n. 661, coll. 465 s.; De Romano, [Annales Veronenses], in Antiche cronache veronesi, a cura di C. Cipolla, Venezia 1890, p. 449; F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium” citata e adoperata da Galvano Fiamma, in Rivista di scienze storiche, V (1908), pp. 115 s.; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, I, Torino 1978, pp. 552 s.; A. Confalonieri, Chronica de regiminibus pontificum tam romane quam ambrosiane ecclesie, in E. Cattaneo, Cataloghi e biografie dei vescovi di Milano dalle origini al secolo XVI, Milano 1982, p. 123; P. Tomea, Un testimone ‘ritrovato’ degli “Annales Mediolanenses minores” e della “Chronica Danielis”. Il manoscritto santambrosiano 161 appartenuto a G.B. Bianchini (Bibl. Ambr. Trotti 199), in Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo. Convegno di studi nel XII centenario: 784-1984 (5-6 novembre 1984), Milano 1988, p. 394; Gli atti dell’arcivescovo e della curia arcivescovile di Milano nel sec. XIII. R. da Frisseto (1295-1296), sede vacante, Francesco da Parma (1296-1308), a cura di M.F. Baroni, Milano 2005.
G.F. Besozzo, Historia pontificale di Milano, Milano 1596, p. 175; G. Vagliano, Sommario delle vite, ed azioni degli arcivescovi di Milano da S. Barnaba sino al governo presente, Milano 1715, p. 292; F. Ughelli, Italia sacra, IV, Venetiis 17192, col. 200; G.A. Sassi, Archiepiscoporum Mediolanensium series historico-chronologica..., II, Mediolani 1755, p. 759; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano, IV, Milano 18572, pp. 775-777; B. Huréau, Anonyme, auteur du Liber practicus de consuetudine Remensi, in Histoire lettéraire de la France, XXXII, Paris 1898, pp. 459-463; F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia. Milano, Firenze 1913, pp. 649 s.; O. Grandmottet, Les officialités de Reims, in Bullettin d’information de l’Institut de recherche et d’histoire des textes, IV (1955), pp. 77-106; E. Lotti, Due eminenti Fucecchiesi, in Bollettino storico empolese, III (1965), pp. 413-416; E. Coturri, Il testamento “toscano” dell’arcivescovo R., in Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana, VII, Milano 1977, pp. 95-106; R. Perelli Cippo, R. da Fucecchio (Frisseto) (†1296), in Dizionario della Chiesa ambrosiana, V, Milano 1992, pp. 3128 s.; Id., R. arcivescovo di Milano (1295-1296) (1993), in Id., Tra arcivescovo e comune. Momenti e personaggi del Medioevo milanese, Milano 1995, pp. 111-122; E. Cazzani, Vescovi e arcivescovi di Milano, a cura di A. Majo, Milano 19962, p. 179; Fasti Ecclesiae Gallicanae. Répertoire prosopographique des évêques, dignitaires et chanoines de France, de 1200 à 1500, III, Diocèse de Reims, a cura di P. Desportes, Turnhout 1998, pp. 103, 521; R. Pescaglini Monti, La famiglia dei Visconti di Fucecchio (1096-1254) (1986), in Ead., Toscana medievale: pievi, signori, castelli, monasteri (secoli X-XIV), a cura di L. Carratori Scolaro - G. Garzella, Ospedaletto 2012a, pp. 59-85; Ead., Un esempio di radicamento di esiliati politici a Pisa fra XIII e XIV secolo: i Visconti di Fucecchio (1991), ibid., 2012b, pp. 175-186.