Borchardt, Rudolf
, Poeta tedesco (Königsberg 1877 - Trins, presso Innsbruck, 1945), studiò germanistica con K. Burdach e W. Dilthey; visse lunghi anni in Italia dedicandosi alla poesia. Poeta-vate, egli si sentiva chiamato a salvare i valori del passato, soprattutto della cultura tedesca, che difese appassionatamente durante la prima guerra mondiale (nel 1944 sfuggì alla deportazione ad Auschwitz) e fu avversario accanito di problemi e forme della civiltà moderna che per lui non era che decadenza, ispirandosi a un neo-classicismo di stampo parnassiano ed esoterico. Il B. concepì anche l'opera dantesca come un antidoto contro le presunte degenerazioni dell'arte e del pensiero contemporanei, e nella Vita Nuova vide Beatrice come ‛ principio magico della vita '. Tradusse la Commedia (1923) in un linguaggio di sua creazione, e cioè in un tedesco arcaico, con alcuni elementi mutuati al medio-alto tedesco dei minnesànger e con altri attinti ai dialetti alemannici del contado di Basilea, con l'intenzione di ricreare in lingua tedesca il poema dantesco, tentativo che trovò l'approvazione di E.R. Curtius. Polemizzò contro A. Basserman, colpevole di aver attribuito il Fiore a Dante. Tutte le sue traduzioni e i saggi danteschi sono raccolti in Gesammelte Werke, Stoccarda 1955 ss.
Bibl. - Neue Deutsche Biographie, II (1955) 456 ss.; A. Soergel, Dichtung und Dichter der Zeit, I (1928) 782-792; W. Kosch, Deutsches Literaturlexikon, I (1948) 200.