Rubicante
Nome di uno dei diavoli della quinta bolgia (vedi If XXI 123, XXII 40-41), ultimo dei dieci scelti da Malacoda per il giro d'ispezione lungo l'argine sinistro; invocato a gran voce dai suoi compagni perché scuoi coi suoi unghioni Ciampolo navarrese, pescato da Graffiacane nella pece.
Commentatori antichi e moderni concordano nel ritenere tal nome derivato da rubor, ruber o rubens, intendendolo " il rosseggiante ", " l'infuocato ", " l'acceso d'ira, di rabbia ": " insanus rubor " lo spiega infatti l'Anonimo, e il Buti " furioso rossore "; a un colore che traspare all'esterno, sul volto, pensa anche il Tommaseo, e scrive infatti: R. è " simile a Cagnazzo ", chiosando: " I greci hanno per proverbio che il diavolo cercando in chi entrare, entrò nei capelli rossi ". Il Porena invece, tenendo presente il fatto che i Malebranche sono tutti neri (cfr. If XXI 29, XXIII 131), e quindi tutti identici quanto a colore della pelle, crede che R. sia chiamato così per " la caratteristica di avere unghioni che arrossano di sangue le sue vittime ": ma questa è spiegazione un po' peregrina, né si riesce a capire, se così fosse, perché mai questo diavolo debba esser pazzo. Qualche codice legge Rabicante: il nome in tal caso deriverebbe da rabies, rabbia, ira, furia: " è chiaro il tema di Rabido " (Parodi), e s'intenderebbe quindi come " il rabbioso ", " il furioso ". La qualifica di pazzo parrebbe più appropriata (" pazzo rabbioso ", " pazzo furioso ") così come il sannuto per Ciriatto (v.): di tale avviso è il Chimenz; per contro il Petrocchi ritiene inutile ripetizione pazzo riferito a Rabicante, essendo già nel concetto di rabies il senso della pazzia. Ipotesi che hanno avuto poco o nessun credito, data la loro mancanza di basi critiche, restano quella del Rossetti che crede di vedere in R. uno dei priori fiorentini del 1303, Pazzino de' Pazzi; e l'altra che legge Rubaconte, con allusione sarcastica a Cante de' Gabrielli. Il Torraca, intento alla genesi storica che il nome ha potuto avere, ha fatto notare che " Rubicante ricorda Rubaconte, nome di un podestà, rimasto ad un ponte di Firenze (Purg. XII 102): e poté anche esser composto di due nomi non infrequenti nella stessa Firenze al tempo del poeta, Ruba e Cante ".
Bibl.-G. Rossetti, Commento analitico [dell'Inferno], Londra 1826-1827; Parodi, Lingua 355; A. Graf, I demoni, gli angeli e le potenze divine, in Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, Torino 1925; F.P. Luiso, L'anzian di Santa Zita, in Miscellanea Bongi, Lucca 1931; L. Olschki, D., i barattieri e i diavoli, in " Giorn. d. " XXXVIII (1935).