DARÍO, Rubén
Poeta e giornalista dell'America latina, nato a Chocoyos, l'odierna Metapa, dipartimento della Nueva Segovia, nella repubblica del Nicaragua, il 18 febbraio 1867 e morto a León il 5 febbraio 1916. Nel suo atto di nascita (León, 3 marzo 1867) figura come Felix Rubén, figlio di Manuel García e di Rosa Sarmiento. Il cognome Darío egli l'assunse dall'appellativo col quale, dal nome di un antenato, era tradizionalmente chiamata la sua famiglia. Giovinetto precoce, ebbe da natura l'impulso verso la poesia e fu soprattutto un autodidatta. La produzione dei primi anni, pubblicata postuma (Poemas de Adolecencia, Poemas de Juventud, Madrid 1923-24, rivela l'alternarsi d'influenze romantiche spagnole e francesi. Quest'ultime si riducono a Victor Hugo, la cui arte gli era stata rivelata dal poeta Francisco Gavidia durante un breve soggiorno a San Salvador (1881). Le innovazioni metriche vittorughiane, imitate a orecchio, come la parziale adozione dell'alessandrino ternario, caratterizzano la prima raccolta lirica: Primeras notas: Epistolas y poemas (Managua 1885). Il D. fa la sua vigilia d'armi, stringendosi allo Zorrilla, al Campoamor e a Núñez de Arce. Per i nuovi orientamenti della sua arte fu decisiva la dimora del D. nel Chile (1886-1888), a Santiago, come redattore de La Época, in un ambiente spiritualmente aperto alle più recenti correnti della vita intellettuale francese. A Valparaiso, dove s'era provvisoriamente impiegato nella dogana, pubblicò le sue nuove liriche: Abrojos (1887), Las rosas andinas: Rimas y contrarrimas (1888), Rimas (1889): sfoghi di romantico pessimismo che dissolve, in squisite armonie verbali, gli echi del Campoamor (Humoradas), del Bartrina (Saetas) e del Bécquer. Ma gl'influssi di una cultura che rompe gli schemi tradizionali, e porta con sé il gusto del Settecento francese e le forme erotiche del conte parisien e il prezioso esotismo dell'Estremo Oriente e i procedimenti narrativi di un mondo strano e fatato, sono visibili nelle rime e nelle prose di Azul (Valparaiso 1888), in cui si trovano in germe le caratteristiche di quel movimento letterario che si disse modernismo. Ispirandosi ai procedimenti tecnici dei Parnassiani e singolarmente a Catulle Mendès, suo "verdadero iniciador", il D. idealizza e spagnolizza, con freschezza, con grazia e con eleganza, lontane esperienze d'arte e disnoda la prosa castigliana verso le rapide e musicali cadenze di un ritmo numeroso. Nel febbraio 1889 il D., nominato corrispondente de La Nación di Buenos Aires, abbandona il Chile e ritorna in patria, svolgendo nell'America Centrale un'intensa attività giornalistica, finché il governo del Nicaragua lo delega come suo rappresentante alle feste colombiane a Madrid (ottobre 1892). Accolto da tutti i più noti scrittori del tempo, il D., con la sincerità e la novità di un'arte che aveva benevolmente sorpreso critici tradizionalisti come Juan Valera, si attira soprattutto le simpatie dei giovani. Ritornato dalla Spagna a León, gli giunse la nomina a console di Colombia in Buenos Aires, ove si recò dopo un fugace soggiorno a New York e a Parigi (1893). Qui volle conoscere i poeti che l'avevano ispirato da lontano: Verlaine, Moréas, Maurice Duplessis e altri ancora, soprattutto quelli del gruppo simbolista, in quei giorni al culmine della loro gloria. A Buenos Aires, in un ambiente intellettuale cosmopolita, dalle colonne de La Nación, il D. rivela alla gioventù della capitale argentina la nuova generazione di poeti francesi, con un entusiasmo che non ha esclusioni e accetta ogni forma di bellezza (Los raros, Buenos Aires 1893). Qualche anno dopo, con grande scandalo dei seguaci del dogma accademico, escono Prosas profanas y otros poemas (Buenos Aires 1896): liriche dove la rappresentazione simbolica, che in Azul è del tutto assente, si armonizza, con pura fusione di linee, su uno sfondo parnassiano. Il D. vi aspira alla "melodía ideal": attenzione sospesa a sfuggenti effetti ritmici e musicali, ricchezza di sfumature più che ricerca di colori (Era un aire suave, Sonatina, ecc.); impressionismo suggestivo, che libera il linguaggio dai vincoli della sintassi comune e non disdegna il vocabolo esotico e indugia sul suono della sillabe e sul colore delle vocali (Mia, Heraldos, Sinfonía en gris mayor, ecc.). Vi sentiamo l'arte di Leconte de Lisle, di Hérédia, di Banville e di Verlaine: combinazione meravigliosa di elementi venuti da tutti gli orizzonti della cultura contemporanea e fusi insieme entro forme liriche personali e lontane forme arcaiche. Simbolismo e parnassianesimo: "muy siglo diez y ocho y muy antiguo y muy moderno, audaz, cosmopolita": ma in un'atmosfera di entusiasmo che sale alle cime del sentimento e si diletta di acute e rare sensazioni di amore e d'arte. In America quella raccolta segnò le aspirazioni del modernismo letterario, che ringiovanì la forma e il pensiero della letteratura spagnola e, proseguendo per i cammini dischiusi dal messicano Manuel Gutiérrez Nájera e dal cubano Julián del Casal, suscitò la nuova poesia di Leopoldo Lugones nell'Argentina e di Julio Herrera Reissig nell'Uruguay.
Nel 1898, dopo la guerra ispano-americana, il D. fu in Spagna come corrispondente de La Nación di Buenos Aires. La crisi rinnovatrice da cui fu allora presa la gioventù spagnola, vaga di tuffarsi nelle più moderne correnti culturali europee, favorì l'introduzione del modernismo nella sintesi composita e personale che ne aveva data il D. La gioventù lo seguì. Così la lirica spagnola conobbe le sue moderne e misteriose inquietudini nell'arte di Antonio Machado e di Juan Ramón Jiménez. Dal soggiorno in Spagna vennero le briose e vivacissime note España contemporánea (Parigi 1901); dal rapido viaggio in Italia, le Peregrinaciones (Parigi 1901); dalla sua dimora parigina al tempo dell'esposizione del 1900 e da un giro per l'Europa centrale e occidentale, La caravana pasa (Parigi 1903) e Tierras solares (Madrid 1904): attività giornalistica di slancio, in uno stile che di volta in volta s'intona col soggetto, che ricrea l'atmosfera spirituale dei mondi a cui s'ispira e ci dà il tono e il colore delle sùbite impressioni. Ormai da Parigi il D. si sente veramente il poeta cosmopolita, ma con le sognanti illusioni delle sue terre lontane. In Cantos de vida y esperanza. Los cisnes y otros poemas (Madrid 1905) le esperienze parnassiane, decadenti e simbolistiche, piegano a maggiore intimità, accolgono la parola del patriottismo e l'orgoglio e la solidarietà della stirpe latina. Sono elementi nuovi che s'inseriscono nel modernismo estetizzante e lo fanno calare nel movimento della storia presente (Oda a Mitre, Parigi 1906; Canto a la Argentina, Buenos Aires 1910). Missioni diplomatiche e viaggi occupano gli ultimi anni della vita del D. Segretario della legazione nicaraguense alla conferenza panamericana di Rio de Janeiro (1907), membro della commissione del Nicaragua per l'arbitrato di Alfonso XIII sui confini del Honduras, tornò trionfalmente in patria (El viaje a Nicaragua, Madrid 1909). Il movimento letterario, cui aveva giovanilmente aderito e che si era diffuso in tutti i paesi di lingua castigliana, procedeva verso nuovi svolgimenti. I suoi versi acquistavano la profumata malinconia di ciò che sfiorisce (El canto errante, Madrid 1907; Poema del otoño y otros poemas, Madrid 1910); ma la sua nota giornalistica si manteneva sempre vigile, energica, appassionata (Opiniones, Madrid 1906; Parisiana, Madrid 1907; Todo al vuelo, Madrid 1912). Le rivoluzioni che agitarono il Nicaragua (1908-10) resero incerta la sua attività diplomatica a Madrid, come console presso il re di Spagna, e nel Messico, come ministro plenipotenziario. Sbattuto a diversi lidi, in alternative continue di povertà e di ricchezza, esacerbato da disinganni e da abbandoni, quando tornò dall'America a Parigi (1912) la sua salute, già messa a dure prove, decadde rapidamente. Scrisse i ricordi della sua vita errabonda (La vida di R.D. escrita por él mismo, Buenos Aires 1912); passò poi a Maiorca, dove risognò sé stesso nella figura di Benjamin Itaspes (El oro de Mallorca, Buenos Aires 1917); fu di nuovo a New York apostolo di pace mentre imperversava la guerra mondiale, e dalle tristezze di un ospedale s'avviò a León, dove l'accolse la tomba.
Ediz.: Obras completas de R. D., Madrid 1916 segg.; Obras escogidas, a cura di A. González-Blanco, Madrid 1910, voll. 3; Obra poética, Madrid 1914-16; Pages choisies, scelta di prose e poesie tradotte con prefazione di v. García Calderón, Parigi 1918.
Bibl.: F. Contreras, R. D. et les Nouvelles Lettres Hispano-Américaines, Parigi 1920; J. Goldberg, Studies in Spanish American Literature, New York 1921; A. González-Blanco, Los grandes maestros, S. Rueda y R. D., Madrid 1908; ampie indicazioni in E. K. Malpes, L'influence franç. dans l'oeuvre de R. D., Parigi 1925. Per il suo svolgimento intellettuale, indispensabili l'autobiografia e la Historia de mis libros, in Obras completas, XV e XVIII.