Darío, Rubén
La lirica del poeta nicaraguano (Chocoyos, oggi Metapa, 1867 - León 1916) è così sensibile ai più svariati stimoli culturali, che il nome e i versi di D. non possono non esservi presenti. Ancora giovanissimo ricorda l'Inferno in una strofa di El Libro (Poemas de juventud, 1881-1885). Con altre sparse menzioni, giova soprattutto ricordare la presenza viva, attuante, del poeta italiano in Thanatos (Cantos de vida y esperanza, 1905) e in Santa Elena de Montenegro (Poemas del Otoño y otros Poemas, 1910). Ma la ricreazione dantesca più esplicita si trova in Visión (El canto errante, 1907), poemetto in terzine che non solo si apre con una " selva extraña " e finisce con la parola " estrellas ", ma è intarsiato di altre suggestioni verbali e metaforiche del Paradiso.
Bibl. - R.D., Una visione dantesca di R. Darío, in " Giorn. d. " XXX (1927) 228-229; B. Gicovate, D. y Darío, in " Hispania " XLIII 29-33; J. Arce, D. nel Novecento spagnolo, in " Il Veltro " XII (1968) 548-549.