rubatore
Il vocabolo s'incontra due volte nel Convivio, in un'accezione che ripete il senso violento che il verbo ‛ rubare ' (v.) ha nella lingua del tempo: I XII 10 Questa [la giustizia] è tanto amabile, che, sì come dice lo Filosofo nel quinto de l'Etica, li suoi nimici l'amano, sì come sono ladroni e rubatori (ma il concetto, com'è stato notato, non è di Aristotele bensì di Cicerone [Off. II XI]); II XV 4 O dolcissimi e ineffabili sembianti, e rubatori subitani de la mente umana, che ne le mostrazioni de li occhi de la Filosofia apparite, quando essa con li suoi drudi ragiona!, dove r. ha valore figurato all'interno di un passo di chiaro significato allegorico: " rubatori subitani de la mente umana sono detti quei sembianti, che non sono se non gli ottimi atteggiamenti o modi con che si presentano le dimostrazioni filosofiche, in quanto traggono subito a sé la mente nostra " (Busnelli-Vandelli). Per una metafora affine cfr. il rube di Pg XVII 13.
La parola è usata una volta anche nel Fiore: CXVIII 3 tutti quanti [cioè usorieri, siniscalchi, provosti e piatitori] son gran rubatori (ma qualcuno ha proposto di sostituire r. con rapinatori, secondo il luogo corrispondente del Roman de la Rose [ediz. Langlois, v. 11541]: " tuit vivent près que de rapine "). V. anche PIATITORE.