rubare [ind. pres. II singol. rube, in rima]
Il verbo ricorre tre volte nella Commedia, in un'accezione complessivamente più violenta dell'odierno r., conforme all'uso del tempo in cui l'idea del togliere furtivamente e con destrezza era espressa piuttosto dal verbo ‛ involare ' (v.) o anche ‛ furare ' (v.).
Nel significato di " sottrarre i beni altrui ", anche senza complemento: Pd XI 7 Chi... / sen giva... seguendo sacerdozio / ... e chi rubare e chi civil negozio, in posizione dunque di infinito sostantivato.
Alcuni hanno voluto precisare le categorie a cui il termine si riferirebbe: " pirati e rubaduri, e sforçaduri, e contrarii d'ogne bona civiltà " (Lana); " stipendiarii ", ossia soldati mercenari (Benvenuto); " quelli sono maggiori rubatori, che con più forte braccio rubano... Tutti li tiranni sono in questo numero " (Ottimo). Tra i moderni il Mattalia, osservando che il furto " sarebbe fuori posto in questa rassegna di professioni e attività proprie del civile consorzio ", ha ritenuto d'individuare nel termine la finanza e la mercatura, " attività scivolanti facilmente nell'abuso e nell'illecito ".
Con valore figurato, riferito a una realtà mentale, nel senso di " sottrarre, rapire (in estasi) ": Pg XVII 13 O imaginativa che ne rube / talvolta sì di fuor, ossia " ci sottrai " a ciò che è al di fuori di noi, alle impressioni del mondo esterno: dove la particolare energia del verbo esprime insieme la subitaneità e l'intensità del rapimento (per cui cfr. Pg XV 85-86, e XVII 22-23 per l'opposizione ‛ dentro-fuori '; v. anche Pg XV 115 ss.; per una metafora affine cfr. inoltre Cv II XV 4 O dolcissimi e ineffabili sembianti, e rubatori subitani de la mente umana). Per la rima (con nube e tube), cfr. l'unico altro esempio di rima in -ube, tube / nube / iube (Pd XII 8-12).
Nel senso di " derubare ", " depredare ", con l'oggetto indicante l'essere che subisce il danno: Pg XXXIII 58 Qualunque ruba quella [la pianta allegorica del Paradiso terrestre] o quella schianta (con allusione, rispettivamente, al gigante che ha staccato dall'albero il carro portandoselo via, e all'aquila che si è abbattuta sulla pianta lacerandola); cfr. il v. 57 la pianta / ch'è or due volte dirubata quivi.