RUANDA.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa centro-orientale. La popolazione (10.515.973 abitanti al censimento del 2012; 12.100.049 ab., secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014), con una delle densità più alte dell’Africa, cresce del 2,7% annui e si distribuisce per il 72% in aree rurali; la capitale, Kigali, conta 1.132.686 abitanti. Il R. accoglie circa 85.000 rifugiati (soprattutto dalla Repubblica democratica del Congo) e continuano a rientrare ruandesi fuggiti all’epoca del genocidio (1994). Con una speranza di vita alla nascita di 64,1 anni (2013), alfabetizzazione al 71% e PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) di 1686 $ (2014), il R. si posiziona al 151° posto dell’Indice di sviluppo umano. Tuttavia, la forte crescita economica dell’ultimo decennio (in media, +8%), basata soprattutto sull’agricoltura (75% della forza lavoro) e l’export (caffè, tè, coltan e casserite), ha permesso di ridurre in parte povertà e disuguaglianza. Il Paese resta dipendente dagli aiuti internazionali.
Storia di Samuele Dominioni. – Dopo le iniziali difficoltà nell’istruire e concludere i procedimenti contro i responsabili del massacro del 1994, l’attività del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, delle corti nazionali e dei gacaca – antichi tribunali tradizionali tornati pienamente operativi nel 2005 – si intensificò nel corso del primo decennio del 21° secolo. Si registrarono casi di condanne eclatanti, come quella di padre Athanase Seromba, che confermò i sospetti di connivenze della Chiesa cattolica ruandese con i colpevoli del genocidio: fuggito in Italia e poi consegnatosi al Tribunale internazionale nel 2002, il sacerdote fu prima condannato a 15 anni di reclusione nel dicembre 2006, e poi in appello – nel 2008 – all’ergastolo. Non mancarono tuttavia controversi casi di liberazione: rilevante fu il rilascio, nel febbraio 2007, di 8000 prigionieri ritenuti coinvolti nel genocidio del 1994; mentre nel successivo mese di aprile tornò in libertà – a seguito della concessione del perdono presidenziale – l’ex capo dello Stato Pasteur Bizimungu. In ambito internazionale, dopo l’accordo di pace siglato nel 2002, nel novembre del 2007 il R. firmò a Nairobi un ulteriore accordo con la Repubblica democratica del Congo (RDC), al fine di combattere le minacce alla pace e alla stabilità nella regione dei Grandi Laghi: l’intesa prevedeva anche il trasferimento dalla RDC al Tribunale internazionale di coloro che fossero accusati di aver preso parte al genocidio del 1994.
Le elezioni parlamentari del settembre 2008 – le seconde dall’entrata in vigore della nuova Costituzione del 2003 – rappresentarono un momento di grande importanza nel processo di democratizzazione e consolidamento delle istituzioni del Paese. Le consultazioni, di cui gli osservatori internazionali constatarono lo svolgimento complessivamente pacifico pur giudicandole non conformi agli standard delle elezioni democratiche, videro la vittoria della coalizione riunita attorno al partito del presidente Paul Kagame – il Fronte patriotique rwandais (FPR) – con oltre il 78% dei voti e 42 seggi, mentre il Parti social-démocrate (PSD) e il Parti libéral (PL) si aggiudicarono rispettivamente 7 e 4 seggi. In virtù dei risultati elettorali e dei 24 seggi riservati alle donne attraverso un meccanismo di elezione indiretta, la componente femminile della Camera dei deputati ruandese raggiunse il 56%, la più alta tra tutti i parlamenti del mondo.
Nelle successive elezioni presidenziali di agosto 2010, in un clima caratterizzato da violenze, intimidazioni e arresti – tra cui quello di Victoire Ingabire, importante figura dell’opposizione – Kagame fu confermato capo dello Stato con oltre il 93% dei voti.
Negli anni della sua presidenza si erano registrati elevati tassi di crescita, un aumento degli investimenti esteri e l’avvio di importanti progetti infrastrutturali; in politica estera il Paese aveva inoltre, nel novembre 2009, aderito al Commonwealth e nello stesso mese era stato dichiarato libero dalle mine antiuomo. Gli spazi per le opposizioni erano tuttavia rimasti minimi e il R. risultava ancora lontano dallo sviluppo di una vera dialettica democratica.
Nel gennaio 2012, un’inchiesta francese escluse responsabilità di Kagame nell’abbattimento dell’aereo su cui viaggiava – nell’aprile del 1994 – l’allora presidente ruandese Juvénal Habyarimana, episodio che rappresentò il casus belli cui fece seguito il drammatico massacro di Tutsi e Hutu moderati. Il governo ruandese accolse positivamente il nuovo rapporto, che contraddiceva gli orientamenti espressi nel 2006 da un tribunale francese, che imputava l’incidente aereo ai ribelli Tutsi guidati da Kagame.
A maggio 2012 furono inoltre chiusi i gacaca, mentre nel mese di ottobre Victoire Ingabire fu condannata a otto anni per cospirazione, terrorismo e negazione del genocidio del 1994, pena poi incrementata a 15 anni.
Le elezioni parlamentari di settembre 2013 videro la conferma della coalizione di partiti guidata dal FPR, che si aggiudicarono 41 seggi contro i 7 del PSD e i 5 del PL; la rappresentanza femminile salì inoltre a quasi il 64% dell’Assemblea.
Dopo la rottura successiva alle accuse contro il capo dello Stato nel 2006, cui seguì il ripristino delle relazioni diplomatiche nel 2009, un nuovo scontro si registrò tra R. e Francia nel 2014: Kagame accusò infatti la Francia – e con essa il Belgio – di aver avuto un ruolo diretto nella preparazione politica del genocidio; parole a cui Parigi reagì non partecipando alle celebrazioni per il ventennale del massacro.
Nel 2015, dopo aver processato 93 persone, il Tribunale internazionale si apprestava a concludere la sua attività, essendo rimasto un unico caso aperto in appello.