ROZONE
– Si ignorano famiglia e luogo di origine. È stato identificato con l’accolito che il vescovo di Pavia Liutfredo nel 945 nominò «custos et rector» delle abbazie urbane di S. Michele Arcangelo e S. Giacomo (Le più antiche carte..., a cura di F. Gabotto, 1904, doc. 114).
Tra il 964 e il 967 succedette a Bruningo alla guida della diocesi di Asti per volontà di Ottone I – «auctore Deo nostrisque [i.e. imperatoris] examinis gratia» si legge in un più tardo diploma del 969 (Diplomata regum et imperatorum Germaniae, in MGH, I, 1879-1884, p. 513) – e fu a capo della Chiesa astese fino al 992. Il legame con Ottone trova conferma nella presenza di Rozone alla sinodo presieduta a Ravenna dall’imperatore e da papa Giovanni XIII, già candidato imperiale al soglio pontificio (aprile 967).
Figura di snodo nel processo di definizione delle basi del potere vescovile entro la diocesi astigiana, Rozone consolidò la funzione di coordinamento sulla città e sul contado delineata dal predecessore: un’azione certo non estranea al rapporto privilegiato con l’imperatore e che appare coerente con gli orientamenti di una lunga fase definita da Giuseppe Sergi (2012) «di preparazione della riforma» (p. 6). In ambito urbano, Rozone ereditò un’organizzazione sociale caratterizzata dalla convergenza sulle strutture del governo vescovile di gruppi eterogenei: presbiteri, notai, ufficiali, possidenti, oltre a vassalli connotati da vincoli di carattere militare.
Al suo lungo episcopato si legarono interventi sul tessuto ecclesiastico cittadino, come rivela la risistemazione della chiesa paleocristiana di S. Giovanni appartenente al complesso degli edifici di culto della cattedrale.
La storiografia tradizionale, sulla base di riferimenti a strutture fortificate nel diploma del 969 e in una compravendita del 980, ha sostenuto una specifica iniziativa del vescovo nel munire la città con le mura dette appunto ‘di Rozone’: tuttavia l’espressione presente nel diploma pare di tipo formulare, mentre l’indicazione «in terratorio civitatis extra murum» (Le più antiche carte, cit., p. 196), usata nel 980, non permette di collegare con certezza le mura all’epoca di Rozone.
Particolarmente incisiva fu la progettualità territoriale del vescovo: il diploma del 969 segnò chiare linee di sviluppo rispetto alle concessioni ottenute nel 962 da Bruningo. In primo luogo Ottone raddoppiò la circoscrizione suburbana sulla quale il presule avrebbe esercitato prerogative legate all’amministrazione della giustizia (districtum) e ai diritti di mercato (theloneum), che risultava pari a due miglia nel diploma del 962. Tale settore comprendeva anche il Castelvecchio, già sede dei conti franchi e controllato da Bruningo dagli anni Trenta. La supplenza esercitata dal predecessore rispetto all’autorità comitale assunse maggiore evidenza nella definizione del potere spettante a Rozone sui residenti all’interno del patrimonio urbano ed extraurbano della Chiesa: si stabilì, infatti, che nei loro riguardi il presule «talem legem ibi faciat qualem ante nostram [i.e. imperatoris] aut nostri comitis palacii presenciam facere debuerat» (Diplomata regum, cit., p. 514). Prerogative palatine di alta giustizia che costituivano un decisivo ampliamento della «publicam functionem sue civitatis» conferita sulle 2 miglia extraurbane a Bruningo (p. 355).
Il riferimento al theloneum individuava la connotazione commerciale della città, legata alla sua posizione di polo rispetto alle vie di comunicazione tra pianura Padana, litorale ligure e area alpina, da cui derivava la vitalità dell’insediamento fin dall’età romana. In questa prospettiva, l’attribuzione a Rozone, ancora nel diploma del 969, del traghetto sul Tanaro presso Masio – che collegava la via Fulvia, la strada per Tortona e la via Postumia – si configurò come un irrobustimento dei diritti della Chiesa astigiana nel settore a est dalla città, dove nel 954 Bruningo aveva ottenuto la concessione del mercato di Quargnento.
Sullo sfondo si delineava un rapporto dinamico tra presule e forze mercantili urbane che sarebbe emerso chiaramente nel diploma del 992 di Ottone III a favore di Pietro, successore di Rozone, nel quale si stabilì che i «negociatores sue [i.e. episcopi] civitatis ubicumque velint habeant licentiam negociandi» (p. 510).
L’organizzazione politico-territoriale facente capo al presule astese costituiva l’esito del consolidamento del patrimonio fondiario della Chiesa, dell’intensificarsi dei rapporti vassallatici e del graduale incastellamento. Il diploma del 969 autorizzava il vescovo a «castella, turres, merulos, monetiones, valla, fossas et fossata, cum propugnaculis struere et edificare» (p. 514) e, anche se una visione completa del sistema di fortezze è offerta solo dal più tardo diploma emanato da Enrico III nel 1041 nel quale sono elencati trenta castelli vescovili, lo sviluppo nel coordinamento del territorio risale ai decenni precedenti.
I sette castelli attestati intorno alla seconda metà del X secolo e in seguito spettanti al presule – Govone, Gorzano, Celle, Tigliole inferiore, Azzano, Rocca d’Arazzo e Grana – permettono di individuare le direttrici di tale sviluppo entro il settore centrale della diocesi da ovest a est. All’epoca di Rozone risale la cessione alla canonica della cattedrale di una porzione del castello di Scurzolengo – vicino a Grana – nel 986, mentre nel 989 è testimoniata la presenza della Chiesa a Govone, incardinata sulla fortezza del luogo, dove sorge una domus del vescovo. Emergono inoltre le tracce di un progressivo strutturarsi del controllo vescovile sulle aree collinari prospicienti i principali corsi d’acqua del territorio. Il radicamento nella zona a est della città – attraversata dal Tanaro e aperta in direzione della pianura Padana – è d’altro canto dimostrato dai diritti confermati a Rozone da Ottone sull’abbazia di S. Bartolomeo di Azzano (969), dalla concessione da parte del presule a tre ecclesiastici della cappella del vicino centro di Flexo (985) e dalle donazioni che la Chiesa riceveva in Oviglio (992). Decisamente pervasiva l’azione vescovile anche nell’area occidentale dell’episcopato, tra il Tanaro e il Borbore: qui Rozone, ricevette una donazione relativa a Novello (973), concedette a livello beni a Tigliole (974), effettuò permute in Agliano (973) e nella zona di Dusino, presso il luogo scomparso di Ulmarico (980).
Si può parlare insomma di una vera progettualità che rivestiva una funzione nodale nel governo di Rozone, come dimostrò la riaffermazione del controllo su località della parte occidentale della diocesi: nel 981, in un placito tenuto a Savigliano, il giudice imperiale Valtari investì il vescovo di beni in Morozzo e luoghi finitimi, mentre nel 989 a Govone vennero escussi i testimoni che attestarono i diritti del presule su fondi siti nelle vicinanze del castello.
Un preciso ruolo in quest’area si era andato affermando già dai primi anni dell’episcopato di Rozone sulla base di una legittimazione di altissimo profilo: nel 969, due sinodi tenutesi rispettivamente a Roma e a Milano stabilirono l’unione della diocesi di Asti e di quella di Alba, essendo quest’ultima – lo si legge nella conferma emessa lo stesso anno da Ottone – «ab impiorum manibus [...] vastata et depopulata» (II, 1893, p. 880). L’unione divenne effettiva nel 985 alla morte del vescovo albese Fulcardo, come indica un placito tenutosi a Pavia al cospetto dell’imperatrice Adelaide, ma tale tentativo di riassetto della struttura diocesana – da collegarsi alla presenza saracena – si sarebbe esaurito nel volgere di un decennio senza peraltro che venisse meno la preminenza della Chiesa di Asti nel Piemonte centro-occidentale.
In effetti i corsi del Tanaro e dei suoi affluenti e le vicine vallate costituirono le linee lungo le quali da ovest a est si definì l’organismo territoriale della Chiesa astese, secondo un orientamento tradotto efficacemente nella formula inserita nel diploma concesso nel 992 al successore di Rozone, Pietro, al quale Ottone III attribuì «quidquid ad publicum ius pertinet [...] cum alveo fluminis Tanagri ex ambabus ripis ita ut decurrit per totum suum episcopatum» (I, p. 510).
È questa una conferma ex post della coerente azione di governo esercitata da Rozone: essa rinsaldò la presenza della Chiesa soprattutto sugli snodi di comunicazione e avviò un processo che si sarebbe stabilizzato a cavaliere tra X e XI secolo, configurando un’organizzazione territoriale dell’episcopato astese destinata a durare fino al tardo Medioevo. Non si conosce la data di morte di Rozone, che può essere collocata verosimilmente tra il marzo del 992 – quando è citato nella donazione relativa a Oviglio – e l’agosto dello stesso anno, mese al quale risale la concessione appena citata di Ottone III al successore Pietro.
Fonti e Bibl.: Le più antiche carte dell’Archivio capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1904, docc. 89-115, pp. 173-222; Diplomata regum et imperatorum Germaniae, in MGH, I, Hannoverae 1879-1884, doc. 247, pp. 354 s. (anno 962); ibid., doc. 374, pp. 513-515 (anno 969); II, Hannoverae 1893, doc. 99, pp. 509-511 (anno 992), doc. DO. I. 380ª, pp. 880 s.; V, Berolini 1931, doc. 70, pp. 90-95 (anno 1041); Papsturkunden 896-1046, I, 896-996, a cura di H. Zimmerman, Wien 1984; G. Boatteri, Serie cronologica de’ Vescovi della Chiesa d’Asti, Asti 1807, p. 28; C. Cipolla, Di Rozone vescovo di Asti e di alcuni documenti inediti che lo riguardano, Torino 1891 (con ediz. di fonti).
G. Bosio, Storia della Chiesa d’Asti, Asti 1894, pp. 156, 184; L. Vergano, Storia di Asti, I, Dalle origini alla organizzazione del comune, Asti 1951, pp. 74-77; E. Hlawitschka, Brunengo, in Dizionario biografico degli Italiani, XIV, Roma 1972, pp. 562-565; R. Bordone, Città e territorio nell’alto medioevo: la società astigiana dal dominio dei Franchi all’affermazione comunale, Torino 1980, pp. 91, 165, 183, 234 s., 256, 283, 290, 294, 313, 330, 353 s.; S. Icardi, Ricerche sul “breve” di Rozone, vescovo di Asti (985) e sul luogo Curtis de Flexo et Ripa Alta, in Il Platano, XXXII (2007), pp. 255-261; C. Ciccopiedi, Diocesi e riforme nel medioevo: orientamenti ecclesiastici e religiosi dei vescovi nel Piemonte dei secoli X e XI, Torino 2012, pp. 50, 142, (cfr. anche G. Sergi, Prefazione, ibid., pp. 5-8); A. Crosetto, La conoscenza dell’antico in Asti: riusi medievali, in «Con l’augurio che il mestiere di studioso sia causa di gioia». Atti della Giornata di studi in memoria di Renato Bordone (Asti... 2011), a cura di G.G. Fissore - B. Molina - E.C. Pia, Asti 2013, p. 161; A. Bianco, Cronotassi dei vescovi di Asti (1965), in corso di stampa.