ROVIGO (Rhodigium)
Il nome Rhodigium è testimoniato per la prima volta in un documento del IX sec. d.C., ma nell'area si conservano numerose attestazioni di epoche più antiche. In località Baione (da valle, vallone), a S della città, sono state recentemente individuate tracce di un insediamento etrusco con piccole necropoli, i cui corredi permettono di stabilire un prolungato collegamento con Adria, Spina, Bologna: anfora corinzia, servizio da simposio in ceramica, vasellame da banchetto in bronzo, altri bronzi e raffinate ceramiche attiche (stàmnos, un cratere a colonnette, una rara kỳlix priva di piede) del V sec. a.C. La scoperta va collegata a due nuclei di bronzi, ora perduti, recuperati nel sec. XVIII nei vicini siti di Borsea e Pezzoli-Mezzana, di cui si conservano testimonianze presso l'Accademia dei Concordii di R. e nel Museo Archeologico Nazionale di Adria.
In età romana, dopo le devastazioni compiute dai Cimbri e la loro sconfitta a opera di C. Mario (sembra che la Vercellae ricordata dalle fonti sia da identificare con una località fra R. e Voghenza, in provincia di Ferrara), la zona fu caratterizzata dalla presenza di abitazioni isolate, ville rustiche con relativi sepolcreti, cui appartenevano le iscrizioni funerarie recuperate nell'area urbana e nei dintorni. A una di queste unità insediative, che provano l'antica attività dell'alveo dell'Adigetto, corrispondente in epoca romana all'asta più meridionale dell'Adige, apparteneva il pozzo scoperto recentemente in località Belfiore assieme ai resti di un edificio rustico. Molti dei mattoni di rivestimento del pozzo, profondo oltre 8 m, recano impresso un raro bollo circolare col testo placidi, mentre moltissimi altri presentano scritte di una, due o tre lettere, tracciate a mano libera sull'argilla fresca. Tra queste è frequente la coppia mo, accompagnata da un marchio anepigrafe circolare, a ruota, impresso una o più volte sullo stesso mattone. Se resta problematico il codice espresso da queste scritte, va certamente assegnato alla locale attività di fornaci per la produzione di laterizi il marchio circolare di Placidus, che con i materiali scoperti al suo interno data il pozzo entro il I sec. d.C. In età imperiale la centuriazione della zona era spartita tra i municipi di Adria e di Este. Il ramo settentrionale del c.d. Po di Adria, la Filistina, faceva da confine fra questi due territori, limitando a Ν la pianura centuriata che si estendeva tra R. e Cavarzere per più di 200 km2. Da Villadose, località assai vicina a R. entro questa fascia centuriata orientale, proviene un cippo di età augustea, ora nel Museo Civico, significativo per l'iscrizione relativa a una servitù di passaggio di acque.
Accademia dei Concordii, Sez. Archeologica. - Fondata da G. Campo nel 1580, l'Accademia conserva i materiali residui, soprattutto iscrizioni, dell'importante collezione dei Conti Silvestri, che vi giunsero attraverso un lascito al Comune da parte dell'ultimo discendente della famiglia. Alcune epigrafi provengono dalla città e da altre zone polesane, altre passarono a Verona nella raccolta del Marchese Maffei. L'Accademia accoglie anche i materiali della collezione di antichità egizie, donata da G. Valsé Pantellini, nonché una spada del Bronzo Recente (XIII sec. a.C.) da Sarzano, i corredi bronzei delle tombe di Borsea (una paleoveneta del VI sec. a.C., l'altra etrusca), cinerari e suppellettili in bronzo di età romana dalla città e dal territorio.
Museo Civico della Civiltà in Polesine. - Ha sede nell'Abbazia Olivetana di S. Bartolomeo. Nel primo chiostro è allestito un lapidario con epigrafi concesse dall'Accademia dei Concordii. Una piccola sfinge da Villanova del Ghebbo certamente coronava un monumento funerario a edicola; un interessante elemento architettonico a dado, ornato sulla fronte da una decorazione vegetale e sui fianchi da una panoplia d'armi, proviene dalla zona di Runzi. Al piano superiore è la documentazione dei ritrovamenti pre- e protostorici di Fratta Polesine e dello scavo di Baione. Il Museo conserva un diploma di congedo, donato da Severo Alessandro a un militare della flotta, trovato presso un impianto artigianale tardoantico a Chiunsano di Gaiba (a O di R., su un'ansa del Po). Da questo sito, rinvenuti nella tomba di una dama di origine gepida probabilmente rifugiatasi in Italia presso Teoderico, provengono una fìbbia a staffa dorata, un bracciale d'argento e un singolare anello quadrato d'argento con granati almandini, preziosi tipici delle genti alamanne.
Bibl.: E. Zerbinati, Edizione archeologica della Carta d'Italia al 100.000. Foglio 64. Rovigo. I.G.M., Firenze 1982; id., Il museo rodigino dei Silvestri in una raccolta di disegni inediti del Settecento, Rovigo 1982; R. Peretto, Ambiente e strutture antropiche nell'antico Polesine, in L'antico Polesine. Testimonianze archeologiche e paleoambientali (cat.), Rovigo 1986, pp. 21-100; R. Peretto, E. Zerbinati, Il territorio polesano, in G. Cavalieri Manasse (ed.), Il Veneto nell'età romana. ii. Note di urbanistica e di archeologia del territorio, Verona 1987, pp. 269-289; F. Rebecchi, La scultura romana dei territori intorno a Ferrara. Pertinenze, tipologie, problemi, in Storia di Ferrara, 3. L'età antica, 2. IV a.C.-VI d.C., Corbo 1989, pp. 309-404; Balone. Insediamento etrusco presso un ramo del Po, Rovigo 1994; A. Büsing Kolbe, V. Bierbrauer, in I Goti (cat.), Milano 1994, pp. 186-188.
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