ROVERETO (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Trento, situata allo sbocco della Vallarsa e della Valle di Terragnolo nella Val Lagarina, là dove questa raggiunge la sua massima larghezza. Il centro sorge poco lontano dalla sponda sinistra dell'Adige, a 212 m. s. m., sul grande conoide formato dalle alluvioni del Leno che nasce con un ramo al Passo della Borcola (Leno di Terragnolo) e con un secondo al Passo di Campogrosso (Leno di Vallarsa): i due rami si uniscono presso S. Colombano, poco a monte di Rovereto, e il torrente, attraversata la città, viene a sboccare nell'Adige presso Sacco. Rovereto, assai danneggiata durante la guerra mondiale, fu ricostruita celermente; ha belle vie, fra cui l'alberato Corso Rosmini che fa capo alla stazione ferroviaria, numerose fontane, notevoli edifizî pubblici e palazzi privati. A oriente e sulla sinistra del Leno si stende la città nuova, ariosa, tutta ville e giardini. Per numero di abitanti (12.478 nel 1931) Rovereto è la seconda città della provincia; il comune, di 50,47 kmq., comprese sei frazioni, conta 20.568 ab. Le campagne sono coltivate a cereali (mais), a tabacco e a vigneti (pregiati il vino marzemino d'Isera e il moscato); gelsi, viti e alberi da frutto (peschi) rivestono tutte le colline e i piedi dei monti vicini. Rovereto è forse il primo centro industriale della provincia: l'industria della seta, introdotta nel 1534 dal veneziano Gerolamo Savioli, andò di continuo progredendo fino al tempo delle guerre napoleoniche, quando subì una grave crisi da cui più tardi si poté riprendere senza però più guadagnare l'importanza di prima. Col 1866 s'iniziò un nuovo periodo di decadenza, sia per l'industria della seta sia per le altre vecchie industrie, quali la tintoria e quelle della carta, della concia delle pelli, della cera; altre però ne vennero sorgendo già prima della guerra mondiale, favorite dall'abbondanza dell'energia elettrica e validamente appoggiate dal municipio, fra cui quella dei merletti e dei ricami, quella della tessitura del cotone, quella dei concimi chimici, la siderurgica e la meccanica, oggi tutte assai ridotte. Ancora fiorente è solo quella della manifattura dei tabacchi nella frazione di Sacco.
Notevole centro culturale, ha varie scuole medie, un liceo musicale, un museo civico e una ricca biblioteca cittadina; è sede della gloriosa Accademia degli agiati sorta nel 1750, e nel Museo storico di guerra, che ha sede nel castello sul cui Torrione Malipiero è la grandiosa Campana dei Caduti, fusa col bronzo di cannoni di varie nazioni (1925), è custodita la più vasta raccolta esistente in Italia di oggetti e documenti relativi alla guerra mondiale.
Fra i dintorni degno d'esser visitato è il colle di Castel Dante o di Lizzana, a 30 minuti dalla città, luogo di aspri combattimenti durante la guerra mondiale, che si sta sistemando a ossario delle 10.000 salme, già conservate nei cimiteri di montagna circonvicini. A Rovereto fanno capo le carrozzabili per Piano della Fugazza e Schio, per Terragnolo e Arsiero, per Folgaria e Lavarone, per Brentonico e per il grazioso Lago di Cei, e la ferrovia a scartamento ridotto che per Mori conduce ad Arco e a Riva del Garda.
È sulla ferrovia Verona-Brennero, e dista 23 km. da Trento e 69 km. da Verona.
Monumenti. - Rimangono in buona parte le mura di cinta della antica terra - coll'annessa rocca del Castruncolo -, edificate nel sec. XIV dai dinasti Castelbarco, ma ampliate parzialmente con una nuova cerchia nel secolo seguente dalla Serenissima, quando anche il castello fu radicalmente riformato e munito del valido bastione, opera ammiratissima dell'architetto Jacopo Coltrino. La chiesa di S. Marco risale al periodo veneto; ma fu ampliata nell'età successiva con una certa grandiosità, e dotata di buone opere d'arte. Ricordano pure la dominazione veneziana il palazzo del podestà (attuale municipio) e il palazzo dei conti d'Arco (ora Cassa di Risparmio), rimaneggiati e decorati poco prima della guerra mondiale da A. Sezanne. La città nuova, sorta sul posto dei vecchi sobborghi e del primitivo rione di S. Tomaso (detto poi di S. Maria), al di là del torrente Leno, è caratterizzata dalle ampie vie e dai grandi palazzi settecenteschi (Piomarta; Fedrigotti; Alberti; Annona, ora Biblioteca e Accademia degli Agiati ecc.), alcuni dei quali, adibiti a filande ed opifici, costituivano il vanto del paese nel periodo della massima sua prosperità. Insieme con i letterati e con gli uomini di scienza, fiorivano nel Settecento a Rovereto architetti di vaglia, come Ambrogio Rosmini, e rinomati pittori, quali Gaspare Antonio Baroni (v.), fastoso decoratore delle chiese di S. Maria e di Sacco, e gli scrittori Adamo Chiusole e Clementino Vannetti.
Nei dintorni della città la chiesetta di S. Ilario del sec. XII - già lebbrosario - e il romitorio di S. Colombano, aggrappato alla roccia, conservano le vetuste forme arcaiche; più oltre, ma sempre nell'ambito del vecchio distretto, il paese di Volano ha belle pitture del Rinascimento veronese, tanto sulle facciate delle case quanto nella chiesetta di S. Rocco; i castelli di Pietra e di Beseno vanno celebri non soltanto per le memorie storiche ma anche per gli avanzi monumentali e gli affreschi del Quattrocento di carattere profano ne costituiscono una rara curiosità. Dalla parte opposta i ruderi del castello di Lizzana, presso ai quali sta sorgendo il nuovo ossario dei caduti, dominano i Lavini di Marco, che si sogliono identificare con la "rovina che nel fianco Di qua da Trento l'Adige percosse-", presa a similitudine da Dante (Inf., XII, 4 segg.).
Storia. - Il suo territorio apparteneva alla Pieve di Lizzana: però già all'epoca romana doveva essere un centro abitato, come è dimostrato da una necropoli cristiana e dalle tombe barbariche ivi scoperte. Si trova nominata per la prima volta soltanto verso il 1150, quando era alle dipendenze dei signori di Lizzana. Appena sotto il dominio dei Castelbarco, nel 1300, diventò terra forte, cinta di mura e guardata dal castello. Fu occupata nel 1416 dai Veneziani, che la tennero per circa un secolo, accordandole privilegi; fu temporaneamente in mano dei Tirolesi nel 1487. Ma nel giugno 1509 passò sotto il diretto dominio dell'Austria che nel 1564 l'aggregò al Tirolo. In seguito Rovereto divenne sede di un capitanato circolare, e Maria Teresa ne fece un centro di cultura con l'Accademia degli Agiati, la quale diventò a sua volta fucina di letteratura e di unità nazionale. Venne occupata a varie riprese dalle truppe napoleoniche, passò successivamente alla Baviera e al Regno Italico, per ritornare all'Austria. Il sec. XIX vide svilupparsi nella sua cerchia la lotta per l'indipendenza, aiutata non poco dal cittadino Antonio Rosmini (v.). Nella guerra mondiale, essendo in zona di operazioni, fu quasi distrutta, mentre due suoi figli, D. Chiesa e F. Filzi, ne affermavano col martirio l'attiva italianità.
Operazioni militari. - Nel maggio e giugno 1915, le truppe italiane, avanzando dalla Val Lagarina e dalla Vallarsa, giunsero fino a qualche chilometro dalla città irredenta; nell'autunno dello stesso anno, poi la 37ª divisione spinse l'occupazione fino alle alture di Castel Dante e Costa Violina, alle porte quasi della città, la quale ebbe, in seguito, a soffrire molto gravi danni, a opera delle opposte artiglierie. In seguito all'offensiva austriaca del maggio 1916, l'occupazione italiana dovette essere ritratta alquanto indietro (linea Marco-Zugna Torta) fino a quando, il 2 novembre 1918, infrante le ultime difese avversarie, le truppe liberatrici poterono ridare Rovereto all'Italia.
Bibl.: G. Tartarotti, Memorie antiche di Rovereto e dei luoghi circonvicini, Venezia 1754; Cl. Baroni, Idea della storia della Val Lagarina, (s. l.) 1776; A.G. Perini, Statistica del Trentino, II, Trento 1852, pp. 464-489; R. Zotti, Storia della Val Lagarina, ivi 1862; C. Bertanza, Storia di Roverto raccolta e compendiata, Rovereto 1883; G. Chini, Primordi e sviluppo di Rovereto, ivi 1900; G. Chiesa, Rovereto sotto i Veneziani, ivi 1904; G. Gerola, Per la storia delle fortificazioni venete di Rovereto, in Atti dell'Accademia degli Agiati, s. 3ª, XII (1906); G. Chini, Il castello di Rovereto, Rovereto 1928; A. Stefani, Documenti e memorie intorno alla chiesa arcipetrale di S. Marco, ivi 1900; G. Chini, Il palazzo municipale di Rovereto, ivi 1897; id., La chiesa di S. Maria del Carmelo, ivi 1931; id., I filatoi di Rovereto, Sacco e Lizzana, ivi 1912; M. Ceola, Guida del Museo storico di guerra di Rovereto, ivi 1934; L. Rosti, La lebbra nel Medioevo e lo spedale per i lebbrosi a Sant'Ilario presso Rovereto, ivi 1902; A. Goio, Un'antica chiesetta: S. Rocco di Volano, in Riv. Tridentina, VII (1907); A. Morassi, Storia della pittura nella Venezia Tridentina, Roma 1935.