rottura
Il termine ricorre soltanto in If XIII 132, dove l'anima di Giacomo da Sant'Andrea, trasformata in cespuglio, piange per le rotture sanguinenti " fattegli nello schiantar de' rami che avvenne nell'impeto delle cagne " (Boccaccio); cioè, come spiega il Buti, " lo pianto usciva dalle rotture che aveano fatto le cagne, onde usciva il sangue ".