rotta
Col valore di " sconfitta " (si ricollega a ‛ rompere ' [v.] nel senso di " distruggere ", " sconfiggere gravemente " un esercito, ricorre in D. due volte.
Nel primo caso si riferisce alla sconfitta di Roncisvalle, la dolorosa rotta, quando / Carlo Magno perdé la santa gesta (If XXXI 16), a causa del tradimento di Gano di Maganza. L'episodio è ricordato da D., secondo il Pézard, per una ragione morale, in cui ha valore soprattutto l'atto estremo di Orlando, di suonare il corno (cfr. A. Pézard, Le chant des Géants, Lect. Intern., Milano 1963, 277; e v. anche RONCISVALLE).
In Pg XII 58 in rotta si fuggiro / li Assiri, D. si riferisce alla non meno famosa sconfitta degli Assiri poi che fu morto Oloferne (v. 59) per mano di Giuditta (cfr. Iudith 14). Ma qui il sostantivo è usato, quasi in locuzione avverbiale, per specificare il ‛ modo ' della fuga degli Assiri: fuga " disordinata ", " scompigliata " (Venturi).