rosso
Una sola volta, è sostantivo, sottintendendo il nome ‛ colore ': If X 86 l'Arbia colorata in rosso (per il sangue versato nella battaglia di Montaperti: " aqua, mutato colore, facta est rubea sanguine ", Benvenuto). Numerose le occorrenze di r. come aggettivo: Cv IV XXV 7 [le vergini e i giovani onesti] si dipingono ne la faccia di palido o di rosso colore (i due colori che indicano un'onesta vergogna sono il bianco e il rosso); di nuovo in rapporto col sangue, in If XIV 134 'l bollor de l'acqua rossa è riferito al " vermeglio e sanguinolento colore " del Flegetonte (Lana); la borsa degli Obriachi è come sangue rossa (XVII 62), in forte contrasto coloristico con la bianca oca che vi si accampa (minore il contrasto di colori fra il giallo e l'azzurro del v. 59 e l'azzurro e il bianco dei vv. 64-65). La compagnia malvagia e scempia, di cui in Pd XVII 62, avrà rossa la tempia (v. 66), secondo la profezia di Cacciaguida; quasi tutti i commentatori antichi, dal Lana al Buti, poi il Vellutello, il Venturi, ecc., intendono " rossa di vergogna ", preferendo un'interpretazione moralistica; alcuni moderni, sulle orme di Benvenuto, interpretano il colore come allusione alla sanguinosa sconfitta alla Lastra subita dai fuorusciti fiorentini (1304): per es. Tommaseo, Del Lungo, Sapegno. Altri restano incerti fra le due ipotesi, o pensano che D. possa riferirsi contemporaneamente sia al r. della vergogna che al r. del sangue (Pietrobono, Steiner, Porena, Chimenz).
In altri casi il termine si riferisce al colore del fuoco, e finisce con l'equivalere a " infuocato ", " ardente "; per es. If XIX 81 [Bonifacio VIII] starà piantato coi piè rossi, in cui continua il sarcasmo dei vv. 33 e 45, e che si ritrova al v. 120; l'Anonimo crede erroneamente che D. si riferisca alle calzature papali: " usano i Papi esser calzati di scarlatto o d'altra cosa rossa ".
In Pg XXIX 122 la Carità è una figura femminile talmente rossa / ch'a pena fora dentro al foco nota: dall'idea dell'ardore spirituale nasce il confronto col calore e il colore del fuoco: " la Carità... è fervente amor di Dio e del proximo, e però la pone in color di foco: et aggiugne che se fussi stata drento dal fuoco non sarebbe stata conosciuta da quello, a dinotare che el fervore della carità non è minor che quel del foco " (Landino); cfr. anche il v. 128, con valore di sostantivo.
Il foco etterno che affoca le costruzioni della città di Dite, le dimostra rosse (If VIII 74; al v. 72 le meschite sono vermiglie come ... di foco uscite); siccome gli edifici della città infernale sono, o sembrano da lontano, metallici (cfr. v. 78), l'aggettivo equivale a " rovente ", con riferimento non solo al colore, ma ai bagliori vermigli del metallo arroventato: " il fuoco eternale... le affuoca... e ad occhio il vedemo qui, quando li fabri affuocano bene un ferro, che per la aroventezza mostra essere fuoco. E siccome qui si puniscono in carne li peccatori eretici con fuoco, così in Inf. sono con fuoco eterno in anima puniti " (Ottimo; cfr. Pg XXIV 138 già mai non si videro in fornace / vetri o metalli sì lucenti e rossi).
In Cv IV XXIX 11 l'aggettivo, riferito a meliga, indica il nome dell'" erba medica ", o " trifoglio rosso "; in If XXIV 90, unito a mare, indica il Mar Rosso (v.).
Per quanto riguarda il passo di If XIX 33, ove i codici leggono roçça, ruzza, rossa, si veda Petrocchi, ad l. e Introduzione 180;. F. Mazzoni, Un nuovo codice della Commedia, in " Studi d. " XXXVIII (1961) 315. v. anche ROGGIO; RUBECCHIO; RUBRO.