ROSSO, Giovanni detto Giovanni da Mel
– Non sono noti documenti relativi al luogo e alla data di nascita di Giovanni Rosso. L’appellativo ‘da Mel’, condiviso con il fratello Marco (1494 ca.-1583), anch’egli pittore, si deve al trasferimento nel 1494 in questo centro del Bellunese da parte del padre, il pittore Antonio Rosso da Cadore (Dalla Vestra, 1975, p. 45). Del tutto ipotetica è la data di nascita, fissata al 1480 sulla base dello stile delle sue opere documentate e del suo percorso professionale.
Bisogna risalire agli ultimi anni della vita di Giovanni Rosso per trovare un’attestazione del suo luogo di nascita, la borgata di Vissà a Tai di Cadore. In un atto rogato dal notaio di Pieve di Cadore Giovanni Alessandrini il 9 settembre 1548, Giovanni, figlio primogenito di Antonio, veniva indicato come «di casa Rossi di Vissà» (Cadorin, 1828, p. 41), mentre in un secondo documento, rogato sempre a Pieve di Cadore dal notaio Francesco Vecellio nel 1542, si nominava il fratello secondogenito «ser Franciscus de Rubeis q(uondam) ser Antoni de Vissago» (Doglioni, 1957, p. 109). La provenienza cadorina di Giovanni trova conferme nella giovanile pala d’altare con la Madonna con il Bambino tra i ss. Giacomo e Liberale della chiesa di S. Maria Assunta di Lentiai, già in S. Martino di Lentiai, firmata «Joanes Cha/dubriensis p.» (Dalla Vestra, 1975, p. 65; De Paoli Benedetti, 1975, p. 253, scheda 141), e nella perduta pala per la chiesa di S. Lorenzo a Candide, che le fonti descrivono come «la pala di S. Lorenzo di Giovanni Rossi di Tai» (p. 257, scheda 160).
I primi incarichi pubblici di Giovanni lo vedono però attivo a Mel. Nel 1511 gli venne affidato il compito di decorare la loggia comunale con un’Aquila e, nel 1513, dopo la vittoria sulla Lega di Cambrai da parte della Repubblica di Venezia, con un S. Marco, come ricordato nel Giornale delle partite contabili dei sindaci della Comunità di Mel, 1499-1535. Entrambi gli affreschi sono scomparsi a seguito di un incendio nel 1633 (Dalla Vestra, 1975, p. 64; De Paoli Benedetti, 1975, p. 258, scheda 165). Sulla stessa piazza, nel 1520, Giovanni dipinse il ‘razo’, o quadrante dell’orologio del campanile, che egli stesso restaurò nel 1540, ma che venne distrutto dalla caduta di un fulmine nel 1756 (Dalla Vestra, 1975, p. 64; De Paoli Benedetti, 1975, p. 258, scheda 164). Al terzo decennio risale anche la tavola con la Madonna con il Bambino tra i ss. Antonio abate e Andrea nella chiesa di S. Antonio Abate a Bardies di Mel, firmata e datata «MDXXII Johannes De/ Mello», che ha portato la critica ad attribuire a Giovanni anche gli affreschi con Storie di s. Antonio abate nella medesima chiesa (Dalla Vestra, 1975, pp. 66, 72; De Paoli Benedetti, 1975, pp. 251 s., schede 121-135). Lo spostamento di Giovanni a Belluno avvenne probabilmente poco dopo la commissione dei perduti affreschi con Storie della vita di s. Pellegrino nell’omonima chiesa di Lentiai, firmati e datati «1529. Joannes de Mello / Pinx. Opus», e scomparsi nel 1900 a seguito della demolizione dell’edificio (Ticozzi, 1813, p. 38; Dalla Vestra, 1975, pp. 64, 72; De Paoli Benedetti, 1975, pp. 257 s., scheda 161).
Giovanni si spostò a vivere a Belluno entro il 1531, quando firmò in qualità di ‘oriundo’ («Joannes Rubeus Mello oriundus p. MDXXXI») l’Incoronazione della Vergine tra i ss. Rocco e Sebastiano per la chiesa dell’Annunciazione di Maria a Mel (Dalla Vestra, 1975, p. 67; De Paoli Benedetti, 1975, p. 253, scheda 142; Francescutti - Majoli - Pigozzo, 2013). Già nel 1525 è però indicato come «in presentiarum commoranti civitate Belluni» (Dalla Vestra, 1975, p. 64). Il cambiamento di dimora venne sancito infine dall’iscrizione «[...] Zuanne de Rosi da Mello abita in cividal de Belun», che correva al di sotto dei perduti affreschi con Storie della vita di s. Valentino nell’omonima chiesa a Corte di Mel, datati 1533 e distrutti da un fulmine nel 1873 (Monti, 1896, p. 25; Dalla Vestra, 1975, p. 72; De Paoli Benedetti, 1975, p. 252, scheda 137). Lontano da Mel, Giovanni non interruppe però i suoi rapporti lavorativi con i luoghi dove aveva mosso i primi passi da pittore, come documentato dalla pala raffigurante la Madonna tra i ss. Tiziano vescovo e Vittore, firmata «MDXXXV / Joannes / De Mello / p.», per la chiesa dell’Annunciazione di Maria a Mel (ibid., p. 254, scheda 143). I documenti ricordano che la locale Confraternita della Madonna gli affidò nel 1539 l’incarico di dipingere un «friso» nella propria sede e che il Comune gli aveva commissionato un «model de Selvedelle», forse un disegno topografico del monte Selvedelle (Dalla Vestra, 1975, p. 64; De Paoli Benedetti, 1975, p. 258, schede 166-167).
Giovanni svolse a Belluno lo stesso ruolo di pittore civico ricoperto a Mel, come documentato dal Libro delle spese della Massaria della Comunità di Belluno degli anni 1538-47, avendo l’incarico di dipingere sul palazzo dei Rettori gli stemmi dei podestà che si succedettero dal 1538 al 1546 – con un intervallo negli anni 1544-45 – e altri dipinti di soggetto sconosciuto (Belluno, Biblioteca civica, ms. 450; Dalla Vestra, 1975, p. 64; De Paoli Benedetti, 1975, p. 257, scheda 159).
L’artista trovò la sua sepoltura nella chiesa di S. Pietro di Belluno il 22 gennaio 1549, come risulta dal libro dei funerali dell’archivio del duomo (Dalla Vestra, 1975, p. 64).
Silvio De Kunert (1926) e Daniela De Paoli (1973-74) hanno ipotizzato che Giovanni fosse già attivo assieme al padre Antonio nel 1502, in occasione della decorazione ad affresco della chiesa di S. Silvestro a Costa di Serravalle, mentre secondo Sergio Claut (1994, p. 97) i suoi esordi vanno ravvisati in alcuni affreschi della chiesa di S. Dionisio di Zermen (circa 1502), e in altri nella chiesa di S. Maria Assunta di Servo (Sovramonte), databili circa al 1514. In questi anni, trascorsi guardando a Jacopo da Valenza e Bartolomeo Montagna, vanno probabilmente collocati sia la pala con la Madonna con il Bambino tra i ss. Giacomo e Liberale (De Paoli Benedetti, 1975, p. 253, scheda 141), sia l’affresco con l’Ultima Cena nella chiesa di S. Teonisto a Farra di Mel (La pittura..., 1998, pp. 183 s.; Claut, 1999). Tra le opere giovanili concordemente accettate dalla critica qualche perplessità desta invece l’attribuzione dell’ex voto con il Cristo passo del Museo civico di Belluno (inv. n. 573), proveniente probabilmente dalla distrutta chiesa bellunese di S. Maria delle Grazie e commissionato a Giovanni da Pierpaolo Delaito nel 1518 (De Paoli Benedetti, 1975, p. 252, scheda 136; Catalogo del Museo civico..., 1983, pp. 9 s., scheda 8), ben dieci anni prima, cioè, che il pittore fosse documentato in rapporto con il capoluogo veneto. Tra le opere concordemente attribuitegli vanno ricordate le pale d’altare raffiguranti la Madonna tra i ss. Felice vescovo (?) e Bernardino nell’oratorio di S. Tiziano a Frontin (Trichiana) e la Madonna con il Bambino tra i ss. Bernardino, Felice vescovo, Rocco e Sebastiano nella parrocchiale di S. Maria Assunta dello stesso luogo (1543; Dalla Vestra, 1975, pp. 68-70; De Paoli Benedetti, 1975, pp. 253 s., schede 139, 144). Tra gli affreschi gli spettano gli Episodi della vita di s. Lorenzo (1544) nella parrocchiale di S. Lorenzo a Selva di Cadore (Dalla Vestra, 1975, p. 75; De Paoli Benedetti, 1975, pp. 255 s., schede 150-157) e alcuni dipinti votivi in alcune chiese di Sedico (S. Lucia a Longano, S. Lorenzo a Pasa e S. Maria Maddalena a Landrìs; La pittura, 1998, pp. 197-203). Dal terzo al quinto decennio della sua attività (ovvero dalla pala di S. Antonio Abate a Bardies di Mel fino alla morte) Giovanni tentò di emanciparsi dai modi quattrocenteschi di derivazione belliniana appresi in gioventù, senza tuttavia riuscire nell’intento di aggiornare il suo stile sulle novità espresse dai maggiori pittori attivi nella zona al suo tempo, quali Paris Bordon, Lorenzo Luzzo, il Pordenone o Francesco Vecellio.
Fonti e Bibl.: S. Ticozzi, Storia dei letterati e degli artisti del Dipartimento del Piave, Belluno 1813, passim; G. Cadorin, Aggiunte di alcune memorie relative al Cadore, in G. Meneguzzi, Elogio di Osvaldo Varetoni, Venezia 1828, pp. 38 s., 41; O. Monti, Elenco degli oggetti d’arte della provincia di Belluno, in Studi Bellunesi, I (1896), 4, pp. 25-27; S. De Kunert, Il pittore Antonio Rosso di Cadore, in Rivista mensile della città di Venezia, V (1926), 9, pp. 393-400; V. Doglioni, Un codice del 1458 del pittore Matteo Cesa e alcuni suoi disegni, in Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore, XXVIII (1957), 138-140, pp. 4-16, 67-74, 109-119; D. De Paoli, Giovanni e Marco da Mel, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, a.a. 1973-74; G. Dalla Vestra, I pittori bellunesi prima del Vecellio, Venezia 1975, pp. 13-82; D. De Paoli Benedetti, Catalogo, ibid., pp. 225-261; Catalogo del Museo civico di Belluno, I, I Dipinti, a cura di M. Lucco, Venezia 1983; S. Claut, La pala di Cima da Conegliano nella chiesa di S. Dionisio a Zermen e la cultura montagnesca nell’area bellunese, in Venezia Cinquecento, IV (1994), 7, pp. 81-102; La pittura del Cinquecento nella provincia di Belluno, a cura di T. Conte, Milano 1998, passim; S. Claut, Da Mel Giovanni, in La pittura nel Veneto. Il Cinquecento, a cura di M. Lucco, III, Milano 1999, p. 1283; E. Francescutti - L. Majoli - L. Pigozzo, Il restauro della Madonna con Bambino tra san Rocco e san Sebastiano di Giovanni da Mel: storia critica e vicenda conservativa, in Progetto restauro. Quadrimestrale per la tutela dei Beni Culturali, XVIII (2013), 65, pp. 27-32.