ROSSO Fiorentino
ROSSO Fiorentino - Giovan Battista di Iacopo, detto il R. F., pittore, nacque a Firenze l'8 marzo 1494, morì a Parigi il 14 novembre 1540. Seguace di Andrea del Sarto, già nel 1512 gli dipinse una predella per un'Annunciazione. Perfezionatosi sui disegni di Michelangelo e particolarmente del Bandinelli, fu lodato tra coloro che fecero le decorazioni per l'ingresso solenne di Leone X in Firenze (1515). Nel 1516 entrò nella corporazione dei pittori. Egli dimostrò subito immaginazione originale e fervida, disegno sicuro, tendente alla stilizzazione, sentimento del colore nuovo, a base di cangianti e di giuochi di luce. Nel 1517 frescò l'Assunta nel chiostrino dell'Annunziata, con spirito geniale ma non senza qualche imperizia. Invece la Deposizione dalla Croce di Volterra (1521), con la sua prontezza drammatica, e la sua robustezza cromatica, manifesta già l'artista d'eccezione. Più piena ed elegante nelle forme e più fusa nel colore è la tavola con la Madonna e Santi nella Galleria Pitti (1522). Del 1523 è il suo capolavoro fiorentino, lo Sposalizio in S. Lorenzo, dove le figure emergono dalla penombra mediante cangianti e trasparenze in cui si rifrange l'illuminazione. Nel 1524 a Roma il R. frescò in S. Maria della Pace il Peccato originale ispirandosi al Michelangelo. Ivi, studiando anche Raffaello e il Parmigianino, nonché la scultura antica, acquistò disinvoltura e romanità di atteggiamenti, come dalle sue deità e mitologie incise dal Caraglio. È di questo stile il Mosè che difende le figlie di Ietro, agli Uffizî, singolare per la modernità del colorito a contrasti di tinte e a piani di luce. Fuggendo poi il sacco di Roma, a Borgo S. Sepolcro, il R. dipinse una Deposizione nel sepolcro, nonché per Città di Castello nel 1528 una Gloria di Cristo con figure femminili presentate in modo assai bizzarro. Ad Arezzo preparò per la Madonna delle Lacrime cartoni molto lodati dal Vasari, che non pervenne mai a mettere in opera, e disegnò tavole eseguite poi da altri, influenzando la pittura locale e particolarmente G. de Marcillat. Nell'autunno del 1530 il R. era a Parigi chiamatovi da Francesco I, per il quale fece quadri e disegni per archi di trionfo, mascherate, oreficerie, ecc., che gli valsero un canonicato nella Sainte-Chapelle, privilegi e lauti stipendî. A Fontainebleau dipinse quadri molto ammirati e frescò tra il 1532 e il 1540, in concorrenza col Primaticcio da poco giuntovi, il padiglione di Pomona e altri ambienti. Di tutto ciò non rimane se non l'opera sua più famosa, la galleria di Francesco I, lunga 60 metri, decorata secondo il gusto romano con 12 partimenti di stucco e pitture di svariate e bizzarre invenzioni. Essi incorniciano scene storiche e mitiche allusive al regno di quel monarca, le quali, per quanto guaste, manifestano geniale senso inventivo espresso secondo un indirizzo raffaellesco, reso più evidente dalla collaborazione di Luca Penni. Il R. dipinse anche per il contestabile di Montmorency un Cristo rimpianto, ora al Louvre.
Estesissima fu l'influenza della sua arte in Francia per la trasformazione dello stile nordico nell'indirizzo del Rinascimento italiano. Ne subirono i riflessi gli stessi due grandi artisti italiani che vi lavorarono contemporaneamente: il Primaticcio e il Cellini. Essa si manifesta nella conseguente scuola di Fontainebleau informando anche tutta l'arte decorativa immediatamente successiva. Tra i seguaci italiani del R. in Francia è da ricordare D. Ricoveri, detto del Barbiere, scultore e incisore eccellente.
Bibl.: G. Vasari, Le vite (ediz. Milanesi), V, Firenze 1880, pp. 155-74; P. Dau, Le Trésor des merveilles de la maison royale de Fontainebleau, Parigi 1642, pp. 86, 134, 136, 218; S. de Laborde, La renaissance des arts à la cour de France, ivi 1855; B. Berenson, Florentine Drawings of the Renaissance, Londra 1903; L. Dimier, Fontainebleau, Parigi 1908; F. Goldschmidt, Pontormo, R. u. Bronzino, Lipsia 1911; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom u. Florenz, Berlino 1920, I, pagina 182; K. Kusenberg, Le R., Parigi 1931; id., Autour du R., in Gaz. des Beaux-Arts, II, 1933, pp. 158-72; A. Venturi, St. dell'arte ital., IX, v, Milano 1932, p. 200 segg.; R. Kusenberg, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935.