ROSSIGLIONE
(A. T., 35-36) - Antica provincia della Francia meridionale, situata tra la Linguadoca a N., la contea di Foix a O., la Catalogna a S., il Mediterraneo a E.; entro questi limiti la provincia si stendeva con una superficie di circa 4000 kmq. dalle elevate cime dei Pirenei (Carlitte 2121 m., Canigou 2785 m.) fino al mare, abbracciando i bacini della Têt e del Tech, il versante meridionale delle Corbières e la pianura del Rossiglione, cioè all'incirca corrispondeva all'attuale dipartimento dei Pirenei Orientali (v.). Ma come regione geografica il Rossiglione è limitato alla vasta pianura compresa tra il Mediterraneo e i rilievi delle Corbières a N. e degli Albères a S. Il materiale alluvionale che un'attiva erosione asportava dai Pirenei colmò a poco a poco l'ampio golfo che ancora nell'era Terziaria occupava il Rossiglione, insinuandosi con lunghe ramificazioni nella catena pirenaica; i depositi più grossolani formarono le colline degli Aspres, mentre le alluvioni più minute diedero luogo alla regione pianeggiante vera e propria, della quale la zona in prossimità del mare era occupata da stagni salati e acquitrini in cui si perdevano i corsi d'acqua. L'opera dell'uomo con lavoro secolare ha bonificato vaste estensioni di terra (salanques) acquistandole all'agricoltura. Delle lagune salmastre che quasi senza interruzione si seguivano lungo il litorale, ben poche ne rimangono; a N. si stende il vasto stagno di Leucate cui fanno seguito i minori stagni di Bourdigoul e di Canet. Il Rossiglione è bagnato dalla Têt e dal Tech, che scendono con rapido corso dai Pirenei, e dall'Agly, proveniente dalle Corbières. Il clima, mediterraneo, ha inverni tiepidi, primavere piovose ed estati calde e asciutte. La scarsezza delle precipitazioni e soprattutto la prolungata siccità estiva hanno rese necessarie in genti opere d'irrigazione, che derivano le acque dei principali corsi d'acqua, coprendo gran parte della pianura di una fitta rete di canali (rechs). L'economia della regione riposa sull'agricoltura, ai cui prodotti sono legate le industrie. La coltivazione del grano, associata all'olivo e alla vite, sui quali era basata l'economia agricola, fu sostituita, a partire dalla seconda metà del sec. XIX, dalla coltura della vite che si estese su tutta la pianura, oggi coperta di vigneti. Sui terreni irrigui prevalgono invece le coltivazioni di frutta ed erbaggi, specialmente nelle valli della Têt e del Tech. Le colture orticole, favorite dalla dolcezza del clima unita alla fertilità del suolo e all'irrigazione, producono quantità ingenti di frutta (ciliege, pesche, albicocche, fichi) e di ortaggi (cipolle, carciofi, patate, ecc.), che vengono consumati a Parigi, Bordeaux e anche esportate all'estero. Di tale produzione, in notevole aumento (45.000 tonn. nel 1928; 73.000 nel 1931), si esporta circa il 18% in Inghilterra; Olanda, Belgio, Germania. Qualche importanza ha inoltre la pesca del tonno e del maccarello; centri pescherecci sono Barcarès, Collioure e Banyuls-sur-Mer.
Il suolo fertile accoglie una fitta popolaziorie (più di 100 abitanti per kmq.) che vive agglomerata in grossi borghi agricoli di 2000-3000 ab. La messa a coltura di vaste estensioni di terra e il prevalere di colture che richiedono una maggiore mano d'opera, hanno fatto afflurie da altre regioni della Francia, ma specialmente dalla vicina Spagna, numerosa popolazione. Notevole è inoltre, sempre dalla Spagna, l'emigrazione stagionale per i lavori agricoli. Capoluogo del Rossiglione e centro commerciale di tutta la regione è Perpignano (v.) con 73.962 ab.
Storia. - Occupata dai Liguri che vi fondarono il porto corrispondente alla futura città d'Elne e ai futuri porti di Collioures e Port-Vendres, a contatto coi Focesi, invasa prima dagl'Iberi poi dai Celti, la regione trae il suo nome dalla città di Ruscino (v.) al limite delle tribù dei Volsces Tectosăgi e dei Bebryces. Tracce di questi antichi abitanti si rivelano nella toponomastica. I Romani si stabilirono nel paese dopo la sconfitta cartaginese: il Rossiglione fece parte della Narbonese, fu attraversato dalla Via Domitia, vide moltiplicarsi sul suo suolo città e luoghi di culto, fu infine convertito al cristianesimo. Le invasioni del sec. V distrussero Ruscino e la regione passò sotto il giogo dei Visigoti, venendo così a formare una parte della Settimania; il vescovato d'Elne, creato nel 550 a spese di Narbona, contribuì ad ingrandire il territorio. Lo sviluppo della civiltà gotica fu interrotto, fra il 719 e il 759, dall'invasione e dall'occupazione musulmana. I Franchi s'impradonirono del Rossiglione unito alla Marca spagnola, che venne divisa in ducato di Tolosa e ducato di Settimania (Marca di Spagna propriamente detta, o Gotia). La stessa Marca spagnola fu suddivisa da Carlo II il Calvo, nell'865, in due parti, la Settimania o Gotia a nord delle Corbières con Narbona, e la Marca spagnola a sud, con Barcellona, nella Catalogna, come capitale. Contemporaneamente si aprirono numerosi conventi e "celle" e tosto il feudalesimo s'insediò tanto più facilmente, in quanto il potere centrale era per così dire inaccessibile. Nell'873 Vilfredo il Peloso, conte di Barcellona, si affermò come padrone del Rossiglione, dove fu ucciso il suo avversario, il conte franco Salomone; ciò nonostante i legami di sudditanza alla monarchia carolingia e capetingia non vennero infranti. La dinastia dei conti di Rossiglione, iniziata con Vilfredo, durò fino al 1172; sotto di essa prese un certo sviluppo la capitale, Perpignano, sorta da una semplice villa che appare nei testi del sec. X. Gli abitanti subirono ancora i saccheggi dei pirati e dei musulmani di Spagna. Nel 1172 il conte Guinardo o Gerardo II lasciò per testamento i suoi beni al conte di Barcellona Alfonso, che era inoltre re d'Aragona e conte di Cerdagna. I re aragonesi nel Rossiglione insediarono subito un governo comunale a Perpignano (23 febbraio 1197), poi appianarono le difficoltà sorte con la Francia col trattato di Corbeil (16 giugno 1258). Questa dominazione cessò alla morte di Giacomo il Conquistatore (26 luglio 1276) che, nel testamento del 21 agosto 1261, aveva così spartito i suoi stati: l'Aragona al primogenito Pietro; Maiorca, le altre Baleari, il Rossiglione, la Cerdagna e Montpellier al secondogenito Giacomo. All'era maiorchina si deve lo sviluppo economico del paese con la fabbricazione e l'esportazione di drappi. Dopo numerose difficoltà sorte dalle complicazioni della questione angioina (insurrezione aragonese del 1283, crociata francese del 1285) e dalle ambizioni aragonesi, Pietro il Cerimonioso d'Aragona fece il suo ingresso a Perpignano il 16 luglio 1344. Il Rossiglione fu allora riunito al principato di Catalogna, che aveva il suo rappresentante, il deputato locale, a Perpignano, e partecipò a quella specie di patriottismo catalano che si sviluppò allora, tanto contro l'Aragona quanto contro la Castiglia. Le pretese aragonesi affermate dal re di Francia Carlo VI, le difficoltà alla successione della Navarra l'autonomia catalana, spinsero Luigi XI a intervenire a sud dei Pirenei. In seguito al trattato di Baiona del 9 maggio 1463, stipulato con Giovanni II d'Aragona, Luigi XI inviò successivamente a sud-est due eserciti, di cui il secondo, comandato da Giacomo d'Armagnac, duca di Nemours, s'impadronì del Rossiglione. L'autorità di Luigi XI pesò molto sul paese; diverse congiure furono severamente represse, ma nel febbraio del 1473 gli abitanti di Perpignano aprirono le porte a Giovanni II d'Aragona, e col trattato firmato nella stessa città il 17 settembre 1473 il Rossiglione venne ad essere in certo qual modo neutralizzato fra i due regni. Ma Luigi XI violando il trattato assalì il Rossiglione, e, dopo un duro assedio, s'impadronì di Perpignano, il 10 marzo 1475. Il Rossiglione, sotto il governo di Bofille de Juge e di Guglielmo di Caraman, rimase alla Francia fino al trattato di Narbona del 1493. Carlo VIII, preparandosi alle guerre d'Italia, lo restituì allora, senza indennità, ai "re cattolici" Ferdinando e Isabella. La dominazione spagnola così inaugurata, non ridiede al Rossiglione quella prosperità di cui il paese aveva goduto nel Medioevo e che si era affermata nello svilupparsi d'una bella architettura gotica e d'una ricca letteratura. E ciò perché il sistema amministrativo castigliano, da una parte, e le numerose guerre tra Francia e Spagna, dall'altra, soffocarono i fermenti di autonomia e d'attività economica. Nel 1542 e nel 1595 eserciti francesi mossero verso il Rossiglione; durante la guerra dei Trent'anni un piano preciso d'operazioni spinse i Francesi alle porte di Perpignano. Luigi XIII, accompagnato dai marescialli F. di Schomberg e Ch. de La Meilleraye, dopo un furioso assedio espugnò la città il 9 settembre 1642. Il trattato dei Pirenei del 7 novembre 1659 diede alla Francia il Rossiglione con metà della Cerdagna; alcune clausole complicate del trattato furono chiarite da una commissione di delimitazione che si adoperò particolarmente per mantenere nel territorio francese la piccola possessione spagnola di Ilivia. Durante un secolo di monarchia assoluta, il Rossiglione fu organizzato alla francese, in provincia munita d'un intendente, con un consiglio sovrano fungente da corte superiore di giustizia, e un governatore. Fu conservata la vecchia università di Perpignano; ma nello stesso tempo i conventi furono popolati da monaci e da suore francesi che collaborarono attivamente a francesizzare il paese.
Tuttavia il Rossiglione, nonostante gli sforzi di alcuni intendenti, non riacquistò più la bella attività economica del Medioevo. La rivoluzione doveva complicarvi le cose, con la crisi religiosa, e nel 1793 con l'invasione spagnola guidata da Ricardos e arrestata dall'energia di J.-Fr. Dugommier nel 1794. Il dipartimento dei Pirenei Orientali, formato dal Rossiglione, dalla Cerdagna e da alcuni lembi della Linguadoca, comprendeva nel 1790 i tre distretti di Perpignano, Céret, Prades; la riorganizzazione del 1800 fece di questi distretti dei circondarî.
Da allora l'antico Rossiglione completamente fuso nella nazione francese si fece notare per l'attività politica svolta da alcune famiglie, come quella degli Arago, e per i sentimenti prettamente repubblicani.
Bibl.: Privilèges et titres relatifs aux franchises et institutions de propriétés communales du Roussillon et de Cerdagne, Perpignano 1878; A. Germain, Le Roussillon considéré dans ses rapports avec la France et avec l'Espagne, Montpellier 1867; A. Brutails, Étude sur la condition des populations rurales du Roussillon au moyen âge, Parigi 1891; J. Calmette, Louis XI, Jean II et la révolution catalane (1461-1473), ivi 1903; J. Calmette e P. Vidal, Histoire du Roussillon, ivi 1923.