ROSSI
. Famiglia nobile parmigiana, estinta nel 1825 in Guido R., ciambellano del duca di Parma; essa ebbe, specie nei secoli XIII e XIV eminente posizione nella città, tenendone anzi per breve tempo la signoria. Ricordata già nel 1147 (Orlando), come di nazionalità romana, fornisce presto al suo comune, come a molte città italiane, i podestà (ad es., Orlando figlio di Bernardo, podestà a Parma nel 1180, 1201 e rettore nel 1198, nel 1200 a Bologna, nel 1207 e 1212 a Modena; degli altri numerosi basti ricordare Ugolino di Giacomo, che comandò i Fiorentini a Campaldino nel 1289). La famiglia Rossi fino verso la metà del sec. XIII era, come la sua città, fedele all'impero, e Bernardo di Orlando fu familiare di Federico II. Ma divenuto papa nel 1243 Sinibaldo Fieschi (Innocenzo IV), di cui Bernardo aveva sposato la sorella Maddalena, passò nel 1245 ai Guelfi, ebbe parte nella rivolta di Parma, e morì combattendo contro l'imperatore. Da allora la famiglia fu quasi sempre guelfa e legata agli Angiò. Il ramo principale si estinse all'inizio del sec. XIV, ma la discendenza fu continuata da Guglielmo fratello di Ugolino, che partecipò nel 1295 alla cacciata dei Sanvitale, sostenitori degli Estensi, ma poi fu a sua volta espulso da Giberto da Correggio capo dei Ghibellini. Tornato per l'opera dell'imperatore Enrico VII (1311), dovette di nuovo esulare ritirandosi a Padova, avendo sposata Donella sorella di Marsilio da Carrara. Nelle continue alternative di signoria delle città emiliane per opera del legato Bertrando del Poggetto, dell'imperatore Ludovico il Bavaro e del re Giovanni di Boemia, i suoi figli, Marsilio, Rolando e Pietro riuscirono, quali vicarî, a dominare per breve tempo Parma, anzi da re Giovanni ottennero anche Lucca, ma nel 1335 furono costretti a cedere le due città agli Scaligeri. Malvisti a questa corte, ove dominava Azzo da Correggio, si rifugiarono a Venezia nel 1336 e furono i maggiori condottieri dell'esercito veneto-fiorentino contro gli Scaligeri, riuscendo a restaurare in Padova la signoria dei Carraresi; Marsilio e Pietro morirono in questa impresa (1337) e sono appunto sepolti nella magnifica cappella di S. Felice nella chiesa del Santo a Padova. Caduta Parma in mano prima dei da Correggio poi degli Estensi, essi ne favorirono la conquista dei Visconti (1345), di cui divennero condottieri; in quest'epoca essi possedevano le contee di S. Secondo, Berceto, e numerosi castelli. Allo sfasciarsi del ducato visconteo, Pier Maria Rossi fu nel 1404 signore di Parma con Ottobono Terzi; poi scoppiò fra i due una lotta feroce, per cui i Rossi aderirono a Niccolò III d'Este (che uccise il Terzi) e, tornata Parma ai Visconti, a questi e infine agli Sforza sino alla reggenza di Ludovico il Moro che li combatté e bandì, così che Guido fratello di Pier Maria (II) passò al servzio di Venezia. La famiglia riebbe i suoi beni (marchesi di S. Secondo, ecc.) da re Luigi XII alla caduta del Moro nel 1500, con Troilo cugino di Guido e marito di Bianca Riario. Presto però i Rossi vennero in lotta con i nuovi signori di Parma, i Farnese, appoggiandosi alla Spagna, ma finirono col rassegnarsi a servirli nella diplomazia e nelle armi. Altri rami minori si ebbero a Napoli, Roma, Mantova e Ravenna ed è di quest'ultima linea lo storico Girolamo R. (1539-607), autore degli Hist. Ravennatum libri X, Venezia 1572. La famiglia contò parecchi vescovi: Iacopo a Verona (1388), poi a Napoli, Bernardo a Treviso (1499), Giov. Girolamo a Pavia (1564), letterato, uomo violento, Ippolito a Pavia (1564) cardinale nel 1585. Si deve a Pier Maria (II) l'erezione, dopo il 1454, del celebre castello di Torchiara. Lo stemma della famiglia era d'azzurro al leone d'oro.
Bibl.: I. Affò, Vita di mons. G. R., 1785; id., Storia di Parma, Parma 1793; C. A. Pezzana, Storia della città di Parma, Parma 1837 segg. (in continuazione all'opera prec.); G. Rossi, Sommario dell'historia de' R., Vicenza 1629; P. Litta, Famiglie celebri italiane, Milano 1819 segg.