Rosini, Giovanni
Scrittore (Lucignano, Arezzo, 1776 - Pisa 1855) e professore di eloquenza nell'università di Pisa. Durante mezzo secolo di attività letteraria s'interessò lungamente di problemi danteschi, alla cui soluzione non fornì contributi originali, partecipando tuttavia (per il particolare gusto romanzesco e melodrammatico che improntò la sua ricerca) alla divulgazione del mito romantico di Dante. A lui si devono due edizioni della Commedia, la prima in 4 volumi (Pisa 1804-1809), di cui tre dedicati al testo " secondo la lezione degli Accademici ", senza commento, uno alla Vita di D. e agl'indici; la seconda, in un volume (Pisa 1830), riporta a piè di pagina tutte le postille del Tasso " estratte da tre esemplari della Commedia che si assicurano postillate da esso ", cioè quelli del Giolito (1536), del Sessa (1564) e di Pietro di Fino (1568). Era la prima volta che le chiose tassiane si pubblicavano per intero (quelle a If I-XXIV erano già state date alla luce da De Romanis-Majocchi e ristampate nell'ultimo tomo delle Opere del Tasso, Bologna 1829), e nell'impresa il R. ebbe il valido aiuto del Rezzi, bibliotecario della Barberiniana.
Nei suoi contributi di storiografia letteraria, quasi sempre estranei a un conveniente rigore filologico, il R. si lasciò romanticamente attrarre dai protagonisti intesi come personalità di eccezione, dotati di sentimenti suscettibili di resa romanzesca: così per il Tasso, così per l'AIighieri. Di qui gli studi appassionati intorno alle ragioni dell'esilio di D., o alla fine dì Ugolino, secondo un procedimento quasi paradigmatico nel R,, che consiste nello scrutare le rispondenze storiche delle figure già eternate dalla poesia, come nella celebre Monaca di Monza (1829).
Sul ‛ dolore ' di Ugolino (If XXXIII 75) il R. discusse a lungo col Carmignani e col Niccolini (Risposta del Prof. G.R. alla lettera dell'amico e collega suo Prof. G. Carmignani sul vero senso di quel verso di D. " Poscia più che il dolor poté il digiuno ", Pisa 1826), trattenendosi ovviamente al di qua degli accertamenti storico-semantici, in un'esegesi di gusto psicologico: " il dolore ancor mi spingeva ad abbracciarli e chiamarli; ma ebbe il digiuno maggior possanza, e m'estinse ". Ma il frutto più complesso di questa meditazione è il prolisso romanzo Ugolino della Gherardesca o I Ghibellini di Pisa (3 volumi, Milano 1843), in cui il R. intreccia il tema delle lotte comunali con gli elementi patetici offerti dal dramma di Ubaldino (nipote dell'arcivescovo Ruggieri, ucciso da Ugolino) e dalle vicende sentimentali di Ginevra Lancia e di Bianca Visconti.
Bibl. - M. Tabarrini, Vita e ricordi di illustri italiani, Firenze 1884.; F. Tribolati, Conversazioni con G.R., Pisa 1889; F. D'Ovidio, Le ultime parole di Ugolino, in Opere, II, Napoli 1932, 51-96; Mambelli, Annali 90-167; G. Mariani, Gli umili nell'opera degli epigoni manzoniani, in " Annali Fac. Lett. Univ. Cagliari " XIX (1952) 164-166 (rist. in Ottocento romantico e verista, Napoli 1972, 35-37); A. Vallone, Studi sulla D.C., Firenze 1955, 161-164.