ROSCIGNO
Piccolo centro dell'interno della provincia di Salerno, situato nella valle del Calore, lungo la strada che dalla piana pestaña conduce al Vallo di Diano.
Il sito è noto per il recupero, negli anni '30, di una serie di gioielli in ambra e di una «tomba principesca» sulle pendici SE di Monte Pruno, un'altura di 859 m, estrema propaggine SO della catena degli Alburni che domina l'unico valico possibile di comunicazione tra il Vallo di Diano e la piana pestaña. Dal momento del rinvenimento, il ricco corredo della tomba, comprendente vasi attici e bronzi etruschi, diventa emblematico dei rapporti tra siti interni, indigeni, e siti costieri e per la definizione di quelle «vie interne» che consentivano scambi e rapporti commerciali tra Sibari e la costa ionica da un lato e l'Etruria e la costa tirrenica dall'altro.
La sepoltura conteneva vasellame di bronzo tra cui una nestorìs con decorazione fitomorfa incisa, una «Schnabelkanne» di produzione etrusca, un candelabro con cimasa composta da due figure, un guerriero e una donna, anch'esso di produzione etrusca, un kàntharos d'argento, tre strigili in bronzo e numerosi oggetti di ceramica attica e di produzione coloniale; i resti di un carro, un bacino e quattro piatti in bronzo completano un corredo il cui carattere «emergente» è chiaramente espresso nella composizione degli oggetti che, tra l'altro, comprendono un «servizio» completo da banchetto. La sepoltura è datata negli anni finali del V sec. e si rapporta, per la ricchezza e l'ideologia espressa, alle coeve sepolture di Padula, Melfi, Roccagloriosa. L'importanza del sito è stata dunque suggerita più volte dagli studiosi che si sono occupati della problematica indigena e del complesso fenomeno del contatto e dei rapporti con le genti greche della costa tirrenica e ionica, delineando sempre meglio il ruolo di Sibari e di Poseidonia nella diffusione dei prodotti italioti nelle aree interne e nel processo di «ellenizzazione» dei centri indigeni dell'interno.
È soltanto nel 1987 che la Soprintendenza alle Antichità della provincia di Salerno ha dato l'avvio a una campagna sistematica di esplorazione e ricognizioni sul Monte Pruno, i cui risultati hanno documentato la presenza di un insediamento piuttosto esteso che occupa le tre alture longitudinali che formano il rilievo collinare.
Una splendida cinta di fortificazione, in tecnica pseudoisodomica, circonda il colle su tre lati e utilizza in fondazione la roccia naturale che viene, a quote differenti, tagliata e opportunamente sfruttata; un possente èmplekton, tagliato sul lato NE dal tracciato di un acquedotto moderno, è fermato dalla cortina posteriore, in un tratto esplorato, anch'essa a facciavista. La cronologia della fortificazione è fissata dai materiali alla seconda metà del IV sec. a.C., mentre la sua distruzione e obliterazione potrebbero collocarsi intorno alla metà del III sec. a.C. Sul pianoro centrale alcuni saggi hanno evidenziato un abitato sparso con accanto le relative sepolture i cui corredi consentono una precisazione cronologica tra gli ultimi decennî del VI e i primi del V sec. a.C.
Strutture abitative con i relativi crolli di tegole e coppi, databili agli anni centrali del IV sec. a.C., sono state individuate in due saggi all'estremità meridionale del pianoro, mentre la presenza di un probabile luogo di culto è indiziata dal rinvenimento di una maschera femminile in terracotta e da un thymiatèrion fittile. L'estensione dell'insediamento si va sempre meglio definendo secondo un modello per nuclei sparsi ben noto da numerosi altri siti indigeni. Nuclei abitativi con le relative sepolture sono stati identificati anche nelle vallate sottostanti.
Una sepoltura a fossa, parzialmente depredata, ha restituito un ricco corredo, composto tra l'altro da due elmi di bronzo, uno di tipo corinzio e l'altro di tipo calcidese, dalla spada, dalla lancia e dal coltello; il corredo vascolare consente di datare la sepoltura ai decenni finali del VI sec. a.C. Una splendida collana d'ambra era parte, invece, di una sepoltura femminile rinvenuta in località Cuozzi a c.a I km dal pianoro, anch'essa databile tra la fine del VI e il primo quarto del V sec. a.C., confermando l'articolazione socio-economica dell'insediamento già sul finire del VI sec. a.C.
Alla metà circa del IV sec. si deve far risalire, invece, la costruzione di una struttura abitativa composta da più ambienti intorno a un cortile centrale, distrutta da un incendio tra la fine del III e il primo quarto del II sec. a.C.
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