BAGNASCO, Rosario
Nato a Palermo nel 1810, di modesta cultura (ma non analfabeta, come è stato ritenuto), viveva facendo lo scultore in legno. Di sentimenti liberali e antiborbonici, suggerì l'idea della famosa "sfida" a data fissa del 12 genn. 1848, messa in atto dal fratello Francesco.
Questi, nato a Palermo verso il 1790, aveva preso parte alla rivoluzione separatista del 1820 nella "guerriglia" comandata dal barone Calogero De Maria di cui era segretario. Nel 1848, come egli stesso riferisce in una nota manoscritta (Archivio Centrale dello Stato, Roma, Carte Crispi), fu dal fratello indotto a comporre il cartello di "sfida" che, apparso sui muri di Palermo la mattina del 9 gennaio, invitava la popolazione a sollevarsi per il giorno 12 allo scopo di "stabilire riforme ed istituzioni analoghe al progresso del secolo, volute dall'Europa, dall'Italia, da Pio". Il governo rivoluzionario, con decreto del 9 novembre dello stesso anno, gli accordò una pensione. Non occupò alcun ufficio di importanza. Dopo la restaurazione rimase a Palermo. Ritenuto autore d'un proclama rivoluzionario apparso in piazza della Feravecchia, fu arrestato e chiuso nel forte di Castellammare e quindi, con ordine del 22 dic. 1849, trasferito nella cittadella di Messina. Morì poco tempo dopo in carcere, non senza sospetto di veleno.
Durante la rivoluzione il B. non occupò cariche importanti. Di tendenze democratiche, repubblicane, con Rosolino Pilo e Francesco Milo Guggino organizzò a Palermo un Circolo popolare, che doveva esercitare come un controllo sui pubblici poteri, perché "per quanto ad ogni cittadino corre l'obbligo di rispettare i poteri di un libero reggimento, altrettanto sono sacri i diritti dell'uomo, le garentigie della sociale libertà" (R. Bagnasco, Difesa del Circolo Popolare di Palermo). Si attirò pertanto l'ostilità dei moderati e degli stessi organi governativi, e si parlò in Parlamento di sciogliere tutti i circoli popolari che, a somiglianza di quello di Palermo, erano pure sorti in altre città dell'isola. Quale presidente del circolo il B. ne prese più volte le difese, ora sul giornale dello stesso circolo ora in stampe, respingendo le accuse di filoborbonismo e chiarendo gli scopi dell'associazione.
Dopo la restaurazione esulò a Malta e quindi a Marsiglia, dove riprese l'attività di scultore (Espero, Torino 28 ott. 1853), continuando nello stesso tempo a cospirare. Entrò allora in rapporti con Mazzini.
Rientrato a Palermo dopo la spedizione dei Mille, fu tra i fondatori della prima Società degli operai inaugurata il 3 marzo 1861. Sostenitore dell'immediata liberazione di Roma e di Venezia, fu tra i principali organizzatori dei partito d'azione in Sicilia e tra i più accaniti oppositori della politica seguita dal governo prima e dopo Aspromonte. Morto però G. Corrao, capo del partito d'azione isolano, e scissi i repubblicani in due "frazioni", il B. parteggiò per quella moderata capeggiata da F. Perroni Paladini, convinto, come tanti altri, che, invece di una sistematica opposizione al governo, occorresse compiere apostolato di idee democratiche. Non avrebbe voluto che un moto, anche repubblicano, compromettesse l'unità nazionale, e in ciò ebbe l'approvazione di Mazzini.
Presidente dell'Assemblea elettorale democratica nelle elezioni comunali del 1865, si adoperò alacremente per la scelta di candidati democratici. Durante la rivolta palermitana del sett. 1866 il B. si tenne in disparte, condannandola, ma disapprovando anche i rigori del governo per reprimerla, come disapprovò la nomina a prefetto di Palermo del Rudinì, perché compromesso di fronte all'opinione pubblica per non avere saputo, quale sindaco di quella città, prevenire la rivolta. Sempre all'opposizione, fu perciò continuamente sorvegliato dalla polizia, ch'egli qualche volta eluse recandosi all'estero.
Il B. morì a Palermo il 13 sett. 1879.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, Segreteria di Stato presso la Luogotenenza generale, Polizia, filza 652, doc. 7301, 19 giugno 1854: Stato generale degli emigrati sudditi regi e stranieri esistenti in Malta; R.Bagnasco, Difesa del Circolo Popolare di Palermo, anno 1849 (collezione completa presso la biblioteca della Società siciliana pur la storia patria, Palermo); Statuto della Società degli Operai formulato dalla Commissione scelta dall'Assemblea generale, Palermo 1864; Ediz. Naz. degli Scritti... di G. Mazzini, Epistolario, LXXX, pp. 59-61, 130, 133, 292-296, e passim; LXXXI, pp. 17-21, 104-115, 301 s., 307 s., 318 s., 330 s. e passim; LXXXIV, pp. 205-207, 283-285 e passim; Il Precursore, Palermo 1, 21, 27 e 31 luglio 1865; L'Amico del Popolo, Palermo 13 e 14 sett. 1879; L. Sampolo, Discorso recitato la sera del 12 gennaio 1890 al banchetto dei volontari del 1848-49, Palermo 1890, pp. 23 ss.; G. Pipitone, L'anima di F. Crispi, Palermo 1910, p. 190; U. De Maria, R. B. e Giuseppe Oddo, in Giornale di Sicilia, Palermo, 8 apr. 1943; p. Alatri, Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra (1866-74),Torino 1954, pp. 108, 169, 172, 195, 264, 509; F. Brancato, La Sicilia nel primo ventennio del regno d'Italia, Bologna 1956, pp. 53, 158, 230, 231, 272, 273, 290, 330.
Su Francesco e sul manifesto, in particolare: Arch. di Stato di Palermo, Segreteria di Stato presso la Luogotenenza Generale, Polizia, filza 544, doc. 3102; filza 572, doc. 2487; Ristampa delle proteste, avvisi ed opuscoli clandestinamente pubblicati pria del 12 gennaio 1848, Palermo 1848; G. La Farina, Istoria documentata della rivoluzione e delle sue relazioni coi governi italiani e stranieri (1848-1849), Capolago 1850, I, p. 25; P. Calvi, Memorie storiche e critiche della rivoluzione siciliana del 1848, Londra 1851, I, p. 51; G. Falzone, Il problema della Sicilia nel 1848..., Palermo1951, pp. 34-36.