ROSARIE
. Festa delle rose, di carattere funebre, rientrante presso i Romani nella categoria dei sacra privata celebrati dalle famiglie per onorare i defunti.
I fiori, simboli della caducità delle cose umane, erano comunemente coltivati presso le tombe; talora i sepolcreti erano adorni di veri e proprî giardini (cepotaphia). I fiori inoltre rappresentavano ai viventi la personalità stessa dei defunti. Perciò la festa delle rose era molto popolare. Non si celebrava a data fissa, ma questa variava a seconda degli usi delle varie associazioni funebri e delle famiglie; naturalmente cadeva nella stagione delle rose, tra il maggio e il giugno. La cerimonia consisteva in un pasto, durante il quale si distribuivano ai convitati rose, per deporle sulle tombe. Un'analoga cerimonia si celebrava nella stagione delle viole, spargendo sui sepolcri questo fiore gentile. Complessivamente erano quattro nell'anno le circostanze di riunirsi a funebre convito e a compiere atti di omaggio presso le tombe dei proprî cari: nel giorno natalizio del defunto, nel periodo delle rose (rosationes), in quello delle viole (violationes), e nel giorno dei Parentalia (v. parentali). I fiori erano venduti da mercanti a posto fisso o ambulanti, detti coronarii o rosarii.
Bibl.: Bellermann, Die ältesten christlichen Bergräbnistätten, p. 16 seg.; Hild, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire desantiquités grecques et romaines, IV, p. 895; W. Liebenam, Zur Geschichte und Organisation des röm. Vereinswesens, p. 246, 2; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, Monaco 1912, 2ª ed., p. 434, n. 3.