rorare
Si registra una sola volta nel Paradiso, là dove Beatrice prega i beati di " irrorare " D. con le ‛ stille ' della sapienza che essi attingono al fonte divino: ponete mente a l'affezione immensa / e roratelo alquanto: voi bevete / sempre del fonte onde vien quel ch'ei pensa (XXIV 8).
La metafora prende vita in un quadro di vaste suggestioni scritturali, fra cui è da ricordare specialmente Is. 45, 8 " Rorate, caeli, desuper "; in tutto il contesto metaforico D. sembra accentuare " l'effetto ristoratore proveniente dall'appagamento (il refrigerio) di quell'ardente sete di conoscenza, propria dell'uomo " (A. Sergi, Note dantesche, in " Mem. e Rendic. Accad. Zelanti e Dafnici di Acireale " VII [1967] 239).