Psichiatra e psicanalista (Glasgow 1927 - Saint-Tropez 1989). Ritenuto uno dei fondatori dell'antipsichiatria, anche se il termine non è mai stato da lui accettato, la sua opera ha avuto grandissima eco anche in Italia. Analizzò la scissione che caratterizza l'io dello schizofrenico, e tentò di dimostrare l'intelligibilità dei sintomi schizofrenici, che risultano razionali se considerati in rapporto al contesto familiare e sociale; negò l'esistenza di una linea di demarcazione tra normalità e follia, approfondendo l'analisi dell'alienazione dell'uomo considerato "sano", e dando un'ardita valutazione della malattia mentale come processo di guarigione sotto forma di viaggio all'interno di sé stessi. Tra le opere: The divided self (1960; trad. it. 1969) e The self and the others (1961; trad. it. 1969).
Entrato a far parte dello staff della Tavistock Clinic (1956-60), diresse (1962-65) la Langham Clinic di Londra. Nel 1965 fondò, assieme a D. G. Cooper, A. Esterson e altri, la Philadelphia Association, che si prefiggeva di elaborare trattamenti alternativi alle terapie psichiatriche tradizionali. Nello stesso anno organizzò a Londra una comunità terapeutica (Kingsley Hall), gestita dagli stessi malati. Influenzato dagli studî di G. Bateson sulla comunicazione, subì l'influsso del misticismo e della filosofia orientale.
Tra le sue pubblicazioni principali, oltre a quelle già citate, occorre segnalare: Reason and violence (in collab. con D. G. Cooper, 1961; trad. it. 1973); Sanity, madness and the family (in collab. con A. Esterson, 1964; trad. it. 1970); The politics of experience (1967; trad. it. 1968); Knots (1970; trad. it. 1974); The politics of the family (1971; trad. it. 1973); The voice of experience (1982; trad. it. 1982).