ROMULIANA (v. vol. iii, p. 775, s.v. Gamzigrad)
La prosecuzione degli scavi nel sito di Gamzigrad (Serbia orientale), nella valle del fiume Crni Timok, ha portato all'individuazione di R., città che in un primo tempo fece parte della provincia della Moesia Superior (agli inizi del I sec. d.C.) e successivamente (dalla fine del III sec. d.C.) della Dacia Ripensis.
È citata in due fonti storiche, ossia nelle Epitomi del c.d. pseudo-Vittore, databili intorno al 360 d.C., in cui si afferma che Galerio (Cesare dal 293 al 305 e Augusto dal 305 al 311) era nato e venne sepolto in una località che egli chiamò Romulianum, dal nome della madre Romula; e nel De Aedificiis di Procopio, fra il 553 e il 555 d.C., che cita R. solo di sfuggita nella lista delle località restaurate da Giustiniano nel territorio della città di Aquae.
Per molto tempo l'esatta ubicazione della città era rimasta sconosciuta e si pensava in genere che essa fosse localizzabile nelle vicinanze del villaggio di Jasen, sulla riva destra del Danubio, nella Bulgaria nord-occidentale. Ma gli scavi sistematici iniziati a Gamzigrad nel 1953 hanno portato alla scoperta delle rovine di un complesso architettonico monumentale e articolato, circondato da poderose mura costruite in due riprese. L'esatta posizione e l'estensione del sito si sono potute stabilire grazie al fatto che le mura si erano conservate fino a un'altezza considerevole e che le linee di fortificazione erano sufficientemente alte da poter essere rintracciate anche nei punti in cui non è stato effettuato lo scavo. Nel 1973, in occasione della scoperta di una struttura monumentale interpretabile come tempio-mausoleo, fu avanzata l'ipotesi che Gamzigrad fosse in effetti la R. classica. Tale ipotesi è stata definitivamente confermata, nel 1984, dal ritrovamento di un blocco di pietra rivelatosi il coronamento di un archivolto, con l'iscrizione Felix Romuliana.
La città venne costruita su un terreno ondulato tra due piccoli fiumi e le sue mura racchiudono un'area irregolare a forma di trapezio di circa 6 ha. L'ingresso principale si trovava sul lato E, e su di esso erano orientate le facciate di tutti gli edifici posti all'interno delle mura. Un solo asse stradale è stato individuato con sicurezza, il decumano con andamento E-O. In tutte le zone indagate sono state ritrovate strutture monumentali, in relazione cronologica con le due fasi della cinta muraria, oltre a varí edifici, di epoca più tarda, che tagliavano quelli precedenti, o si sovrapponevano a essi. Questa intensa attività edilizia, interrotta molte volte da devastazioni e incendi, portò alla formazione di una spessa e complicata stratigrafia ricca di reperti archeologici, grazie ai quali è stato possibile distinguere le seguenti quattro fasi nella storia di R.: a) residenza imperiale (fine del III e primi due decennî del IV sec. d.C.); b) centro ecclesiastico e luogo di riparo verso la fine dell'età classica (seconda metà del IV sec. e prima metà del V sec. d.C.);· c) insediamento protobizantino (dalla metà del V sec. fino ai primi decennî del VII); d) città medievale.
Gli edifici riferibili alla prima fase sono i seguenti: la porta O e le mura delle fortificazioni originarie; le porte E e O e le mura delle fortificazioni più recenti; il palazzo nel quartiere NO; il tempio nel settore N; un altro palazzo, nel quartiere NE; un edificio con un corridoio; il tempio nel settore S; un edificio privo di navate (tribunal?); un edificio a quattro navate (horreum?); un piccolo palazzo nel quartiere SO (il c.d. Triclinium di Romula); un edificio a un unico ambiente nel quartiere SE; le terme.
Le due cinte e gli edifici sopra elencati furono tutti costruiti utilizzando gli stessi materiali (mattoni e vari tipi di pietra locale) e con la stessa tecnica (opus listatum, opus mixtum). Inoltre tutti i ritrovamenti a essi pertinenti (decorazione architettonica, mosaici, pitture parietali, sculture, ecc.) sono stilisticamente omogenei e possono essere datati entro un breve periodo, che va dalla fine del III sec. fino al 315 d.C. circa. La sequenza cronologica della costruzione può essere determinata soltanto sulla base della posizione dei singoli edifici e del loro reciproco rapporto spaziale. Le strutture nel quartiere NE, che hanno il medesimo orientamento delle fortificazioni di prima fase, sembrano essere le più antiche, mentre le fortificazioni di seconda fase e gli altri edifici furono probabilmente costruiti subito dopo.
Fra i tratti della cinta finora scoperti è da ricordare soprattutto la porta occidentale, fiancheggiata da torri ottagonali e da una parte del muro di recinzione occidentale con una torre quadrangolare e un porticato. Le fortificazioni più tarde sono decisamente più monumentali. Le mura avevano uno spessore di m 3,65 ed erano rafforzate da venti torri poligonali sporgenti, dal diametro di m 22,80. Sono state ritrovate anche porte monumentali, con facciate contraddistinte da una ricca decorazione architettonica di cui facevano parte pilastri con raffigurazioni a rilievo dei tetrarchi entro medaglioni. All'interno delle mura l'area più importante era destinata a due templi. Il settore Ν comprendeva un tempio su basamento, prostilo tetrastilo, delle dimensioni di m 16,5 X 10,5, con una cripta cruciforme sotto la cella. Probabilmente esso era dedicato a Cibele oppure a Libero e Libera. L'altro tempio si trovava nella parte centrale del settore S : se ne è conservato soltanto il basamento, alto m 4, che contiene una doppia cripta. Le sculture rinvenute nei suoi pressi (parte di una statua imperiale colossale e le statue di Giove e di Ercole) sembrano indicare che la cella era riservata al culto dei tetrarchi, i quali si identificavano con Giove e con Ercole.
Notevoli dimensioni hanno i palazzi del settore N. Il palazzo nel quartiere NE, che occupava c.a 3.000 m2, aveva una pianta piuttosto semplice, costituita da un peristilio di m 32 X 18 al centro, circondato da ambienti di varia estensione e di diversa destinazione. Molto più complessa è la pianta del palazzo nel quartiere NO, esteso su un'area di c.a 4.000 m2 e consistente in quattro grandi sale, in una stanza ottagonale, in due peristili e in una piccola terma. Tutti i pavimenti erano a mosaico con motivi policromi geometrici e figurati, p.es. un labirinto, scene di caccia e un Dioniso che tiene in mano un calice, mentre le pareti erano decorate con rivestimenti in pietra di vari colori, affreschi e stucchi.
Mosaici di alta qualità e rivestimenti parietali in pietre pregiate sono stati ritrovati anche nel quartiere SO. Dal momento che anche tutti gli altri edifici avevano un carattere di rappresentanza, si può supporre che R. fosse in realtà un gigantesco palazzo, paragonabile sotto questo aspetto al palazzo di Diocleziano a Spalato, e che sia stata costruita da Galerio per dar lustro al suo regno e costituire lo scenario della propria apoteosi.
Tra il 1989 e il 1993 ha avuto luogo l'esplorazione del sito in cui Romula e Galerio furono elevati al rango divino. Sulla sommità del Magura, che si innalza a c.a 1.000 m dalla porta principale di R., sono stati messi in luce due mausolei e due monumenti commemorativi e, sul versante SE dell'altura, lungo la strada che conduce alla città, i resti di un imponente tetràpylon. Tutti questi monumenti furono costruiti entro un periodo piuttosto breve, tra il 305 e il 311. Rivestono speciale interesse il mausoleo di pianta quadrata, in cui fu inumata Romula, e il muro circostante sopra il quale fu innalzato un tumulo gigantesco per marcare il sito dell'apoteosi. Il secondo mausoleo, di pianta poligonale, che ospitava la salma di Galerio, era anch'esso racchiuso da un muro circolare e con tumulo spostato leggermente più a S. Entrambi i mausolei furono demoliti e saccheggiati durante il V secolo. Sotto i tumuli sono stati rinvenuti vasi d'argento deformati dal fuoco e monete d'oro, identificati come i resti di una pira (il rogus consecrationis). Tra le recenti scoperte si segnalano anche la testa di una scultura monumentale in porfido raffigurante Galerio con corona trionfale, rinvenuta nel 1994 nell'area del palazzo.
La città mantenne la sua funzione originaria per un periodo molto breve. Alcuni edifici vennero ricostruiti già nel IV sec., e tale fenomeno durò fino alla metà del V. La sala centrale del palazzo nel quartiere NO venne riadattata a basilica cristiana con una navata centrale e due laterali. Anche il palazzo nel quartiere NE subì notevoli alterazioni. R. mantenne comunque la sua funzione di rappresentanza per tutto questo periodo, in un primo tempo sicuramente come possedimento imperiale, mentre in una fase successiva venne probabilmente ceduta alla Chiesa.
Intorno alla metà del V sec. tutti gli edifici entro le mura vennero incendiati e demoliti, probabilmente dagli Unni. Nei decenni successivi R. venne ricostruita, ma il suo aspetto cambiò completamente dato che tutte le costruzioni risalenti alla seconda metà del V e al VI sec. avevano proporzioni modeste ed erano state edificate con materiale più povero. Persino le due chiese a navata unica che risalgono a questo periodo furono costruite con mattoni spezzati e pietrame, senza nessuna decorazione architettonica. La terza chiesa, una grande basilica con navata centrale e due navate laterali, ovviamente concepita come un edificio solenne, fu costruita verso la fine del VI sec. con mezzi assai limitati e venne completata solo in parte. Nel corso di tutto il VI sec., R. non fu altro che un modesto insediamento di agricoltori e artigiani senza una vera e propria struttura urbana. Agli inizi del VII sec., al tempo dell'arrivo degli Avari e degli Slavi, venne abbandonata e rimase deserta per quattro secoli, fino all'XI, quando vi si insediarono i Serbi.
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(D. Srejović)