CILLI, Romualdo
Figlio di Enrico, nacque a Pistoia nel 1711; "fu della classe dei cittadini", e l'ultimo della sua famiglia (Tolomei, 1821). Il 16 nov. 1728 ebbe un posto elettivo di alunno nel collegio Ferdinando di Pisa; dopo essersi laureato in filosofia e medicina, si stabilì in patria, dove esplicò opera di architetto.
Meno di un secolo dopo la morte del C. il Tolomei si lamentava già della scarsità dì notizie sul suo conto; il corpus delle opere è esiguo, e alcune di esse non ci sono pervenute. La prima commissione che il C. ebbe dopo il ritorno a Pistoia fu quella del disegno per la facciata della chiesa di s. Gregorio, oggi scomparsa. Progettò pure raltar maggiore.in marmo del duomei pistoiese, che fu però rifatto nel 1836-39 dal Gambini. La sua più antica costruzione pervenutaci resta quindi la villa Tonti, oggi Carrega, sulle pendici di Montalbano presso Pistoia, che il, Tigri data al 1735. Si tratta di un sobrio edificio a tre piani finestrati con atrio, scala a quattro rampe in pietra serena e salone a doppio ordine. Viene variamente datato al 1742 (Chiti) o '52 (Tigri) il palazzo Montemagni, costruito suirarea delle antiche case dei Da Gallo nel centro di Pistoia. Recentemente restaurato e oggi sede della questura, l'ampio palazzo documenta l'estrema severità e semplicità del repertorio architettonico del Cilli. Lo stesso modulo viene ribadito nell'ultima villa disegnata dall'artista: quella detta "del Merlo" che fu costruita per Cesare Ippoliti nel 1755 sulla collina del Giaccherino presso Pistoia.
L'opera del C. è caratterizzata dall'abilità nel progettare edifici di destinazione istituzionale, che richiedevano, soluzioni ai problemi posti dall'organizzazione di dormitori, servizi igienici e aule ben illuminate e aerate in una fabbrica organica ed efficiente. Due sono i complessi di tale genere da lui realizzati e lo dimostrano partecipe di quella corrente di architettura utilitaria che ebbe notevole sviluppo in epoca illuministica e che badava al.. carattere distributivo degli. interni. La nuova sede che egli costruì per l'ospedale dei trovatelli a Pistoia, oggi occupata dao "Istituti raggruppati", data dal 1749-56 e costò 120.000 scudi, somma che proveniva dai fondi accumulati durante l'amministrazione di spedalinghi della famiglia Tonti, la quale aveva già impiegato il C. per la costruzione della sua villa: il massiccio palazzo, che ha subito alcune modifiche all'interno nel corso dell'Ottocento, occupa tre lati di un cortile che conserva'sulle facciate l'originale articolazione di eleganti lesene doriche. Il seminario Vagnotti a Cortona fu ingrandito con una nuova fabbrica dal C. per iniziativa del vescovo G. Ippoliti da Pistoia, il quale ne pose la prima pietra il 30 giugno 1760 e ne consacrò la cappella il 19 luglio del 1765.
L'edificio fu ultimato solo nel 1770 e nel volume pubblicato in occasione dell'inatijurazione, che contiene incisioni della pianta e alzato del nuovo seminario, il C. è chiamato "filosofo pistoiese" oltreché "eccellente architetto" (G. Ippoliti, Pastorale in occasione dell'apertura del nuovo seminario..., Arezzo 1772, passim).
Già il Gurlitt (1887) fece cenno di una "meravigliosa fioritura" di costruzioni civili a Pistoia nel Settecento, annoverando il C. tra gli architetti attivi in quell'epoca; il suo contributo appare quello di una nota correttiva alle esuberanze tardobarocche della corrente in cui s'iscrive il palazzo Amati-Cellesi del pistoiese G. B. Baldi. I connotati dello stile del C. si riassumono in una presa della tipologia dell'edificio cubico della tradizione cinquecentesca locale, scevra di movimento e di ornamentazione plastica e, al contrario, appena articolata da cornici piatte in pietra agli angoli, ai marcapiani e attorno alle finestre. L'edilizia impersonale e neutra di tali fabbriche tradisce appena la sua matrice settecentesca in particolari minori, come l'agile arcuarsi della scala interna del palazzo Montemagni, il lavorio in pietre del portale della villa Ippoliti.o l'aulica colonnata della cappella e il teatrino del seminario Vagnotti. In tal senso il.C. anticipò il classicismo della seconda metà del secolo, che in più luoghi della Toscana ebbe uno spiccato carattere neocinquecentesco. Il suo gusto rientra nella presa di posizione antibarocca del suo amico Francesco Algarotti. Questi lo nomina più volte nelle sue ultime lettere, datate all'inizio del 1764 e indirizzate al pittore bolognese Mauro Tesi, che allora soggiornava a Pistoia. In una di esse, del 16 gennaio, il dotto cortigiano scrisse del C., al quale aveva riservato una copia del suo saggio sopra la pittura: "ho moltissima vanità del favorevole giudizio che fa di me, e sono della stima di un simile uomo gelosissimo".
Il C. morì a. Pistoia il 9 ag. 1768.
Fonti e Bibl.:Novelle letterarie di Firenze, XXXII (1772), col. 578; Opere del conte Algarotti, Venezia 1794, X, pp. 272, 274-277, 281-283; F. Tolomei, Guida di Pistoia, Pistoia 1821, pp. 121, 160 s.; Brevi notizie stor. riguardanti l'antichissima città di Cortona, Foligno 1827, pp. 26 s.; G. Tigri, Pistoia e il suo territ., Pistoia 1853, pp. 138, 167, 351; V. Capponi, Biografia pistoiese, Pistoia 1878, p. 115 (riporta l'isciliz. tombale); L. Bargiacchi, Storia degli Istit. di benef., d'istruz. ed educ. in Pistoia, Firenze 1883, I, p. 144; C. Gurlitt, Gesch. des Barockstiles in Italien, Stuttgart 1887, p. 262; O. Giglioli, Pistoia nelle sue opere d'arte, Firenze 1904, p. 20; D. Mirri, Iprocedimenti costruttivi dell'archit. in Cortona, Cortona 1923, p. 51; A. Chiti, Pistoia. Guida stor. artistica, Pistoia 1956, pp. 80, 130. 179; Ilpatrimonio artistico di Pistoia e del suo territ., Pistoia 1967-1970, pp. 361 s.; G. Mirri, I vescovi di Cortona dalla istituz. della diocesi (1325-1971). Cortona 1972, p. 381; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 592 s.