VASELLI, Romolo
VASELLI, Romolo. – Nacque a Roma l’11 novembre 1882, quarto figlio di Giovanni e di Adele Bonelli dopo Emma, Augusto ed Elvira.
La madre, che da giovane aveva lavorato come ‘granarola’ (conciatrice di grano), morì nel 1887 per un tumore alla mammella. Il padre, militante repubblicano, era stato arrestato per motivi politici nel 1867 e rinchiuso nel carcere Clementino in via delle Terme. Successivamente aveva preso in affitto una tenuta agricola sulla via Appia e aveva assunto la gestione di alcune cave di pozzolana situate fuori le mura. Negli anni della ‘febbre edilizia’, seguita alla proclamazione di Roma capitale, aveva preso in affitto altre cave e avviato la costruzione di una palazzina nella zona di Ponte Lungo, sulla via Appia, dove successivamente si trasferì tutta la famiglia. Negli anni Ottanta, con l’inizio della crisi edilizia, le attività imprenditoriali di Giovanni Vaselli conobbero una brusca battuta d’arresto, ma la ridotta esposizione debitoria gli consentì di evitare il fallimento. Negli anni successivi cercò di incrementare il reddito familiare avviando alcune attività commerciali (una latteria, un’osteria, un negozio di casalinghi).
Dopo la scomparsa della madre, nel 1889 entrò nel collegio provinciale di Roma, in piazza Nicosia, dove restò fino al 1894. Successivamente frequentò l’istituto tecnico Aldo Manuzio, in via Cavour, finché, a seguito dei modesti risultati scolastici, fu mandato dal padre a lavorare presso l’azienda agricola di famiglia. Tra i quattordici e i diciotto anni svolse diversi mestieri: operaio agricolo, commesso in un negozio di drogheria, esattore, sorvegliante. Nel novembre del 1900 iniziò il servizio di leva presso il 63° reggimento fanteria di stanza a Roma. Fu congedato nel marzo del 1903, poco dopo il trasferimento a Novi Ligure.
Alcuni mesi prima, durante una licenza, aveva conosciuto Elvira Petronici, che diventò sua moglie il 31 ottobre 1903. Il padre di questa, Giuseppe, era proprietario di una ventina di carri per il trasporto di materiali da costruzione e affittuario di una fornace di laterizi nella zona di Valle dell’Inferno. In seguito a un malore occorso al suocero dovette interrompere il viaggio di nozze a Napoli per assumere la guida delle sue attività. Dopo circa due anni Petronici lasciò definitivamente la gestione al genero, il quale, dopo aver vinto una gara per la fornitura triennale di pietrisco per la manutenzione delle strade comunali, l’11 novembre 1905 fondò l’impresa Vaselli. Nello stesso anno nacque anche il primo figlio, Mario, seguito da Erberto, Dino e Giuseppe. Sempre nel 1905 intraprese anche l’attività di costruttore, avendo ottenuto dalla Società italiana per le imprese fondiarie l’incarico di realizzare un tratto del nuovo corso Pinciano (attuale via Po). La stessa società gli affidò i lavori per lo splateamento di aree fabbricabili e opere stradali nella zona della ex villa Albani (attuale quartiere Savoia). Nel 1908 l’amministrazione comunale gli affidò d’urgenza una fornitura di pietrisco calcareo per la manutenzione delle strade cittadine. A partire dal 1910, in collaborazione con la nuova Cooperativa case e con l’impresa Giovanni Galli di Genova, iniziò la costruzione di immobili in via Salaria, piazza Fiume, via Boncompagni, via Cola di Rienzo.
Nel maggio del 1915 si arruolò volontario e fu assegnato, in quanto ‘anziano’, al comando di tappa della stazione Termini, con il compito di controllare i reparti in arrivo e in partenza, distribuire i soldati sui treni speciali e avviare i drappelli alle zone di guerra. Con quest’ultimo incarico fu inviato nella zona di Monfalcone, dove uscì illeso da un attacco dell’artiglieria austriaca. Dopo circa tre mesi fu esonerato grazie a una disposizione ministeriale che, per evitare il blocco delle attività industriali, dispensava dal servizio tutti coloro che gestivano imprese in cui fossero impegnati più di cento operai. Tornato a Roma proseguì i lavori di costruzione della caserma allievi della Guardia di finanza, in viale XXI Aprile, e le varie sistemazioni stradali già avviate, come quelle di via Ostiense, nei pressi dei Mercati generali. Nel 1918 tutti i suoi familiari furono colpiti dall’influenza spagnola. Al figlio Dino, già sofferente per via di un’endocardite, l’influenza provocò una nefrite incurabile che lo portò lentamente alla morte, avvenuta nel 1922.
Al termine del conflitto riprese a pieno regime l’attività edilizia, portando a termine alcuni complessi immobiliari per conto dell’Istituto case popolari, della Società immobiliare generale e di varie cooperative edilizie. Nel periodo 1922-24 si specializzò sempre di più nel campo delle sistemazioni stradali, operando in via Appia Nuova, viale Aventino, via Tuscolana, via Ostiense.
Nel 1921 acquistò la tenuta agricola di Tor Bella Monaca, sulla via Casilina, affiancando l’attività agricola a quella industriale. Negli anni acquisì una serie di terreni in Umbria, Toscana e nell’Agro romano, dove avviò imponenti opere di bonifica, trasformando pantani e boschi in orti, oliveti e campi di grano e costruendo casali per i mezzadri, stalle, silos e dispositivi di irrigazione. In località Castiglione in Teverina installò un grande stabilimento oleovinicolo. Nello stesso anno fu eletto al consiglio della Camera di commercio e industria di Roma come rappresentante degli industriali. Il 14 novembre 1922 lasciò il Partito repubblicano italiano, dove aveva militato fin da giovanissimo seguendo la tradizione paterna. Il 24 giugno 1924 si iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF).
Nel 1923 aveva ottenuto un appalto per la manutenzione delle strade di Roma e per lo svolgimento del servizio di nettezza urbana in una vasta area comprendente i quartieri Testaccio, Ostiense, Appio, Porta Metronia, Ferratella, Celio, Casilino, Prenestino e Tiburtino. A partire dal 1927, dopo la costituzione dell’Azienda autonoma statale della strada (AASS) per iniziativa del ministero dei Lavori pubblici, ottenne numerosi appalti per la realizzazione di tronchi stradali non solo nel Lazio, ma anche in Campania, Puglie, Marche e Sardegna.
Nel periodo 1929-30 si aggiudicò la gara per la realizzazione di una parte consistente della via dell’Impero (oggi via dei Fori imperiali) e delle altre strade risultanti dal vasto programma di trasformazione del centro storico di Roma, i cosiddetti sventramenti fascisti che dovevano ‘isolare’ i monumenti dell’antichità e aprire nuovi assi stradali. L’impresa Vaselli si distinse per la capacità di portare a termine i lavori in tempi celeri: la via di accesso dai fori al Campidoglio fu realizzata in soli diciotto giorni per consentire la celebrazione delle nozze tra il principe Umberto e Maria José (1930); la teca monumentale dell’Ara Pacis, progettata dall’architetto Vittorio Ballio-Morpurgo, fu costruita in venti giorni nel 1938.
Nel 1930 fu insignito dell’onorificenza di cavaliere del lavoro. Nel 1933 costruì per conto dei Fratelli delle scuole cristiane, presso i quali avevano studiato i suoi tre figli, un edificio in località S. Prisca destinato all’insediamento di un’istituzione scolastica. Tra il 1935 e il 1938 partecipò alla sistemazione e all’ampliamento del porto di Palermo e degli aeroporti di Gela, Trapani-Chinisia, Catania e Lecce in Italia, El Adem in Libia e Assab in Eritrea. La costruzione di quest’ultima infrastruttura segnò l’inizio del suo impegno in Africa orientale italiana. Nel febbraio del 1936, terminata la strada tra l’aeroporto e il centro di Assab (13 km), l’impresa si apprestava a riportare in Italia operai e macchinari quando i comandi militari italiani ordinarono l’apertura di un collegamento per rifornire le truppe a Sardò, nel deserto dancalo. Dopo circa due mesi di lavoro fu aperto un percorso per i mezzi corazzati, che divenne la base per il successivo progetto della Assab-Sardò-Dessiè, che doveva congiungere Addis Abeba al Mar Rosso attraverso i territori coloniali italiani. Al termine della guerra d’Etiopia l’AASS affidò all’impresa Vaselli la realizzazione del tratto Assab-Sardò, circa trecento chilometri in un territorio arido, disabitato e privo di altri collegamenti. Per il completamento dell’opera, inaugurata nel 1939, fu necessario un imponente spiegamento di uomini e mezzi, compresi tre piroscafi per il trasporto di operai, macchinari, viveri, tubature e autobotti. Si utilizzarono 960.000 giornate di mano d’opera italiana specializzata e 9.500.000 giornate di mano d’opera proveniente da Eritrea, Etiopia, Sudan e Yemen.
Nell’agosto del 1938 morì la moglie Elvira. Per onorarne la memoria gli operai innalzarono un’edicola sacra dedicata a S. Elvira al chilometro 143 della strada Assab-Sardò. Nel 1940 Vaselli ampliò l’asilo in via Antonio Coppi, a Roma, che la moglie aveva voluto in memoria del figlio Dino. Nel 1939, dopo essere entrato nella giunta direttiva della Confindustria, fu nominato consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni e assegnato alla commissione legislativa dei Lavori pubblici. Nel 1941 Vittorio Emanuele III gli conferì, motu proprio, il titolo nobiliare di conte.
In seguito all’occupazione dell’Albania l’impresa Vaselli fu convocata con altre aziende dal ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Cobolli Gigli per la realizzazione del tratto stradale Elbassan-Koritza- confine greco e della linea ferroviaria Tirana-Elbassan. Alla vigilia della seconda guerra mondiale acquistò a Roma alcuni studi di artisti in via Margutta e l’Hotel de Russie in via del Babuino, restaurato nel 1954. Con l’inizio del conflitto i suoi tre figli furono richiamati come ufficiali in Libia, in Francia e a Pantelleria. Lo stesso Vaselli fu temporaneamente richiamato in servizio presso la Terza zona aerea. Nel 1942, mentre si trovava a Salsomaggiore per delle cure termali, fu intercettata una sua conversazione telefonica a seguito della quale fu accusato di disfattismo. Il 23 aprile, in seguito al ritiro della tessera del PNF, fu dichiarato decaduto dalla Camera dei fasci e delle corporazioni.
Nei mesi dell’occupazione nazista di Roma riuscì a evitare di svolgere i lavori stradali richiesti dai comandi tedeschi. Nella sua autobiografia racconta inoltre di aver dato rifugio per oltre quaranta giorni a diverse famiglie di ebrei sfuggiti al rastrellamento del ghetto il 17 ottobre 1943. Secondo il racconto di Vaselli, le famiglie furono ricoverate in un immobile di sua proprietà in via dei Pettinari, sgomberato dopo aver ricevuto l’avvertimento di un’imminente irruzione delle SS. Nel giugno del 1944, poche settimane dopo la liberazione di Roma, fu arrestato dalle autorità alleate e condotto nel carcere di Regina Coeli, dove rimase per venti giorni. Nel mese di luglio il colonnello Charles Poletti, su proposta della nuova giunta comunale, dispose il commissariamento dell’impresa. Sui presunti favoritismi ottenuti da Vaselli durante il fascismo si soffermarono alcune sedute della commissione economica dell’Assemblea costituente. Per rispondere all’accusa di essere un ‘profittatore di regime’, scrisse una lettera a Palmiro Togliatti, pubblicata su l’Unità e distribuita dallo stesso Vaselli in oltre 5000 copie. Nel 1948 fu pubblicato il decreto di proscioglimento.
Dopo una fase di ostracismo tornò a ottenere commesse per importanti lavori pubblici, come lo stadio dei Centomila (oggi stadio Olimpico), la metropolitana di Roma, l’autostrada Roma-Fiumicino. Nel frattempo realizzò enormi profitti grazie all’aumento di valore dei suoi terreni nell’Agro romano, raggiunti dall’espansione residenziale e oggetto di una vasta lottizzazione. Nel febbraio del 1954 Aldo Natoli, capogruppo del Partito comunista italiano in Campidoglio, lo indicò tra i maggiori proprietari di aree fabbricabili nel territorio comunale durante un famoso discorso in Consiglio comunale sulla speculazione edilizia.
Il 2 luglio 1952 fu eletto presidente dell’AS Roma calcio, appena tornata in serie A. Dopo aver delegato a Renato Sacerdoti il compito di rilanciare la società, fu costretto a dimettersi il 17 novembre per placare i malumori dei tifosi dopo la diffusione della notizia che i suoi figli erano accaniti tifosi della Lazio.
Morì a Roma il 16 dicembre 1969.
Opere. Mezzo secolo di lavoro 1905-1955, Roma 1955; L’avventura della vita, a cura di L. Cascioli, Roma 2002.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, Consulta araldica, Fascicoli nobiliari, b. 1761; Ministero dell’Interno, Direzione generale Pubblica Sicurezza, Segreteria del capo della polizia, b. 23; Divisione affari riservati, b. 373; Archivio storico della Federazione cavalieri del lavoro, fascicolo Romolo Vaselli.
G. Cobolli Gigli, Strade romane in Dancalia, Roma 1941, passim; A. Natoli, Il sacco di Roma: speculazione edilizia all’ombra del Campidoglio. Discorso pronunciato al Consiglio comunale nella discussione sull’urbanistica di Roma (febbraio 1954), Roma 1954, p. 63; A.M. D’Amelio, Il fondo fotografico R. V. Sessanta anni di lavoro dell’impresa romana, in Bollettino dei musei comunali di Roma, XX (2006), pp. 171-177; P. Toscano, Imprenditori a Roma nel secondo dopoguerra. Industria e terziario avanzato dal 1950 ai giorni nostri, Roma 2009, pp. 23-25, 40 s.; P. Giovannini - M. Palla, Il fascismo dalle mani sporche, Bari-Roma 2019, p. 153.