CERVINI, Romolo
Secondogenito di Ricciardo e di Leonora Egidi, nacque a Montepulciano nel 1520.
Della sua educazione si interessò, finché visse, il padre e, a partire dal 1534, il fratellastro Marcello, futuro cardinale e papa. Fu appunto per decisione di quest'ultimo che il C. si trasferì nel 1539 a Padova per seguire in quella università i corsi di diritto. Marcello affidò agli amici Bernardino Maffei, segretario di Paolo III, e Paolo Manuzio il compito di seguire da vicino gli studi del giovane Cervini.
Soprattutto il Manuzio sorvegliò efficacemente il lavoro del C., esortandolo ad affiancare i classici ai libri giuridici. L'intenzione di Marcello, ormai cardinale, era quella di far compiere al fratellastro una carriera e una parabola culturale simile alla sua. Non si può dire che il C. dimostrasse da principio una spiccata vocazione per gli studi, e in particolare per la profonda educazione umanistica che il cardinale riteneva necessaria. La composizione latina, ad esempio, gli riusciva tanto difficile da richiedere il controllo costante, nonché le frequenti correzioni, del Manunzio, per le cui mani passavano usualmente, prima della spedizione, le lettere latine del Cervini. Il Manuzio lo rinviava spesso alla lettura di Cicerone che, con Orazio, Terenzio e Virgilio, risultava all'epoca la lettura più frequente del Cervini.
Durante il soggiorno padovano egli funse anche da intermediario tra il cardinale e il mondo editoriale veneziano. In particolare il C. rifornì il fratellastro di manoscritti greci approntati per lui nell'officina scrittoria allestita e diretta da Antonio Eparco e gli procurò anche un copista greco. Egli stesso dovette formarsi una discreta biblioteca, come si deduce dalle notizie che si scambiarono in proposito, dopo la sua morte, i fratelli Alessandro e Cinzia.
La qualità dell'insegnamento allo Studio di Padova non corrispose interamente alle attese del C., che se ne lamentò col fratellastro chiedendogli il permesso di trasferirsi a Ferrara, dove lo attirava il prestigioso nome di Andrea Alciato. Appunto in quest'ultima università il C. si laureò in utroque iure il 17 sett. 1547, "Promotore" il giurista Ludovico Cato. Tra il 1547 ed il 1550 soggiornò frequentemente a Bologna, dove fu verosimilmente chiamato dal cardinal Marcello in occasione del temporaneo trasferimento del concilio. L'aiuto del fratellastro dovette rivelarsi decisivo anche per ottenergli la carica di maestro del registro delle lettere apostoliche, conferitagli da Paolo III nel 1548. Il C. continuò tuttavia a occuparsi di studi e di libri. Il 13 giugno 1548 garantì a Bologna per la caparra di cinquanta scudi data all'Eparco da Jean de Hangest, vescovo di Noyon, in occasione dell'acquisto di un gruppo di codici che l'Eparco si era procurato in Grecia per conto del defunto re Francesco I. Nella tarda primavera del 1550 era a Roma, impegnato a studiare il greco in maniera tale da meritare le lodi di Guglielmo Sirleto. Il 7 febbr. 1551, sempre da Roma, scrisse a Pier Vettori per avere lumi su alcuni luoghi dubbi della Chioma di Berenice catulliana. Accolto tra i familiari di Giulio III, il C. ottenne poi dal fratellastro la cessione dei titoli delle abbazie di Cappella a Napoli, S. Emiliano in diocesi di Gubbio e Cuneo in Valdelsa. Ma, proprio quando sembravano definitivamente poste le basi della brillante carriera tanto auspicata dal cardinal Marcello, il C. morì improvvisamente a Montepulciano il 23 luglio 1551.
Fonti e Bibl.: La maggior parte del materiale, tuttora inedito, riguardante la vita del C. si trova nelle Carte Cerviniane dell'Arch. di Stato di Firenze. La filza 50, in particolare, contiene un rilevante numero di minute di lettere del C. con le correzioni di Paolo Manuzio. Su di lui vedi inoltre: P. Manuzio, Epistolarum libri XII, Venetiis 1582, pp. 26 s., 41 s., 205-207; S. Benci, Storia di Montepulciano, Fiorenza 1646, pp. 102 s.; G. Gigli, Diario sanese, I, Lucca 1723, p. 141; I. Bonfadio, Lettere famigliari, in Opere volgari e latine, I, Brescia 1758, p. 58; L. Dorez, Antoine Eparque..., in Mélanges d'archeol. et d'histoire de l'Ecole française de Rome, XIII (1893), pp. 288, 302, 319, 322, 327; Id., L'exemplaire de Pline l'Ancien d'Agosto Valdo de Padoue et le cardinal Marcello Cervini, in Revue des bibliothèques, V (1895), pp. 19 s.; Id., Un élève de Paul Manuce: R. C., ibid., pp. 139-143, 153-179; G. Buschbell, Zu den Pseudonymen in Druffel-Brandis Monum. Tridentina..., in Histor. Jahrbuch, XXI (1900), pp. 416, 418 s., 423, 424, 427 n. 1, 428, 429 n. 2, 431, 432; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara..., Lucca 1901, pp. 146 s.; X.-M. Le Bachelet, Bellarmin avant son cardinalat(1542-1598), Paris 1911, pp. 1 n. 3, 5, 398 n. 1; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, X, Epistulae, I, Friburgi Brisgoviae 1916, pp. XXVIII, 84 n. 1, 266, 325 n. 2, 559 n. 6, 653 n. 2, 781 n. 5, 889; L. von Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1963, p. 315.