GREGORI, Romeo
Nacque a Carrara il 4 genn. 1900, figlio primogenito di Francesco e Rosi Alceste. Nel 1915 si iscrisse all'Accademia di belle arti della sua città, dove ebbe come maestro lo scultore C. Fontana che lo chiamò a collaborare nel suo laboratorio. Contemporaneamente iniziò a cimentarsi con il marmo e le tecniche di scultura nello studio di C. Vicoli, in cui il padre era scultore-rifinitore di statue. Nei mesi estivi prestava servizio come disegnatore nei cantieri navali di Muggiano e La Spezia. Arruolato nell'esercito nel 1918, dopo l'armistizio ottenne il congedo provvisorio e terminò l'Accademia sotto la guida di A. Dazzi diplomandosi nel 1921. Nello stesso anno si trasferì a Roma e, fino al 1926-27, aiutò C. Fontana nella realizzazione della Quadriga per l'Altare della Patria.
Nella capitale, tra il 1921 e il 1923, il G. arricchì la sua formazione alla Scuola dell'arte della medaglia presso la Zecca di Stato e ottenne i primi riconoscimenti: il secondo premio al concorso per un monumento agli eroi di Massa Apuana (1922) e a quello per una medaglia decorativa per il porto di Marina di Carrara (1923). Nel 1925, con il Monumento ai caduti della guerra (ripr. in Bordoni - Pozzi - Venutelli, p. 38 n. 22) vinse il pensionato triennale di scultura dell'Accademia di Carrara che gli permise di trasferirsi a Roma. Come saggio del primo anno di pensionato presentò nel 1926 una Cleopatra morente in marmo (il modello è conservato a Carrara, Accademia di belle arti; il gesso è nella collezione degli eredi Gregori, sempre a Carrara) vicina, per la rifinitura delle superfici, alle sculture di L. Bistolfi e A. Wildt. Per l'opera posò Augusta Martelli, che il G. sposò nel dicembre 1929 e dalla quale ebbe una figlia, Wanda. Tornato a Roma dopo un soggiorno a Venezia (1927-28), ebbe una menzione d'onore al concorso per il monumento al bersagliere del 1930 e nel 1931 eseguì il Fromboliere per il foro Mussolini. Negli stessi anni conobbe I. Balbo, che gli commissionò un busto in marmo del Duce aviatore (1932) per il ministero dell'Aeronautica (due fusioni in bronzo furono inviate ai campi d'aviazione di Cufra e Cat, in Africa orientale). Un altro ritratto di Mussolini e uno del re Vittorio Emanuele III trovarono posto all'Istituto di guerra aerea, sempre a Roma. Iniziò allora a frequentare il Sindacato nazionale degli artisti, dove ricoprì anche la carica di revisore dei conti. Alle mostre sindacali del Lazio (1932-38) e alle intersindacali di Firenze (1933) e Napoli (1937) si affermò come ritrattista con opere aderenti a una realtà quotidiana e popolare, come testimoniano Testa di cavatore apuano (1932: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) in marmo, caratterizzata da un sapiente uso del cesello, e Testa di macellaio romano (1933: Firenze, Galleria d'arte moderna) in bronzo, informata a un linguaggio più espressivo. Nel 1935, al concorso per il "ritratto di una medaglia d'oro", presentò il busto di Domenico Picca, che fu donato dalla regina Elena al Museo del Risorgimento di Roma.
Nel 1934 partecipò, per la prima volta, alla Biennale di Venezia con Atleta in riposo (bronzo) e Testa di boxeur (terracotta) e l'anno successivo alla II Quadriennale nazionale. Nel 1936, invitato alla XX Biennale veneziana, espose tre statue in bronzo grandi al vero: Donna romana (ubicazione ignota), già apparsa nel 1935 all'Esposizione dell'arte italiana di Parigi, Pastore in riposo (Latina, Galleria d'arte moderna) e Legionario (ubicazione ignota), criticati da U. Ojetti quali esempi di scuola martiniana.
Negli stessi anni, per conto dello Stato, iniziò a realizzare opere decorative e apparati effimeri: nel 1935 per l'Esposizione dell'artigianato nazionale alla Mostra mercato di Firenze e nel 1937 per la Mostra dell'istruzione tecnica al palazzo delle Esposizioni a Roma. Senza contare le mostre organizzate dal partito fascista al circo Massimo: dall'Esposizione nazionale maternità e infanzia (1935) a quella del Dopolavoro nazionale (1938), alla Mostra autarchica del minerale (1939), per la quale disegnò l'Aquila in alluminio del padiglione centrale dell'Autarchia ed eseguì la scultura del Fante caduto (ripr. in Longo, p. 215) e la statua con bassorilievi dell'Italia agricola e guerriera (ripr. ibid., pp. 227 s.) collocati nel padiglione delle Armi.
Dalla metà degli anni Trenta un posto particolare nella produzione del G. occupò la collaborazione con la Cooperativa artieri alabastro di Volterra, cui egli fornì, in stretto rapporto con l'Ente nazionale artigianato e piccole industrie (ENAPI), modelli pensati espressamente per il materiale volterrano, caratterizzati da un linguaggio di sobria decoratività. Documentano tale attività opere quali Riposo degli amanti (ripr. in Sculture in alabastro…, p. 31), sdraiati come i simulacri coniugali etruschi, e Dormiente (ripr. ibid., p. 32), esposte alla VI Triennale di Milano (1936), o la serie di piccole sculture in bronzo, alabastro e ceramica per il salone dell'ENAPI ordinato da G. Guerrini alla VII Triennale del 1940.
Nel 1937 il G. intervenne con G. Ceracchini al referendum sulle condizioni dell'arte in Italia promosso da T. Interlandi nel quotidiano Il Tevere.
Nell'articolo i due autori polemizzavano contro gli artisti della generazione precedente, futuristi compresi, e propugnavano il ritorno dell'arte italiana alla "composizione, al racconto, al senso architettonico e a quel carattere di commossa monumentalità" che la distingueva dall'arte degli altri popoli (R. Gregori - G. Ceracchini, Caratteri della pittura italiana, in Il Tevere, 30 giugno 1937).
Il 1939 fu un anno di intenso lavoro e di soddisfazioni. Il G. ottenne una sala personale alla III Quadriennale romana, dove espose sette statue e tre gruppi scultorei in ceramica, marmo, peperino e bronzo, tra cui i Legionari (bronzo), opera ideata nel 1936 per il concorso per il monumento ai legionari di Fiume - mai portato a termine - dove il G. era stato scelto per la gara finale.
I lavori ribadivano il doppio registro linguistico della produzione dello scultore, diviso tra un fare monumentale e retorico rispondente all'idea di un'arte di Stato, e un arcaismo popolare e quotidiano che lo poneva tra gli equilibrati artisti di tendenza moderna.
Nel 1939 il G. fu l'unico scultore della nuova generazione, insieme con F. Messina, chiamato a rappresentare l'arte italiana moderna all'Esposizione mondiale di New York. Per questo evento egli realizzò due bassorilievi che celebravano le imprese del regime, L'agricoltura-bonifica integrale e Lavori pubblici (ubicazione ignota). Dopo il premio per la scultura conferitogli nell'aprile del 1937 dall'Accademia d'Italia, nel dicembre 1939 fu nominato professore onorario dell'Accademia di belle arti di Carrara.
Il G. morì a Roma il 28 marzo 1940, mentre era ancora impegnato a modellare i pannelli per la Mostra d'Oltremare di Napoli.
Fu ricordato con una retrospettiva alla IX Mostra interprovinciale fascista del Sindacato delle belle arti del Lazio (1940). Le foto dei lavori, i gessi, i dipinti e il corpus di disegni dell'artista, conservati dal fratello Pietro a Carrara, furono in parte esposti nel 1991 all'Accademia di belle arti della città.
Fonti e Bibl.: Necr. in Giornale d'Italia, 30 marzo 1940; Il Messaggero, 29 marzo 1940; Il Tevere, 29-30 marzo 1940; A. Bizzarri, Artisti carraresi in Italia e all'estero: R. G., in Il Popolo apuano, 13 apr. 1935; C. Tridenti, La rinascita dell'artigianato italiano, in Giornale d'Italia, 26 marzo 1936; U. Ojetti, La XX Biennale. Scultori nostri, in Corriere della sera, 5 luglio 1936; A. Neppi, Giovani artisti italiani. Le recenti creazioni plastiche di R. G., in Lavoro fascista, 30 luglio 1937; C. Longo, Mostra autarchica del minerale italiano in Roma, in Architettura, XVIII (1939), 4, pp. 215, 227 s.; A. Peyrot, La IX Mostra del Sindacato belle arti, in Il Piccolo, 24 apr. 1940; L. Aversano, Ricordo di R. G., in Il Regime corporativo, 1940, nn. 10-11, pp. 3-7; Sculture in alabastro di R. G., in Il Marmo, 1941, n. 3, pp. 31 s.; F. Sapori, Scultura italiana moderna, Roma 1949, p. 456; R. Bertolucci, Omaggio a R. G., in La Nazione (cronaca di Carrara), 12 marzo 1979; M. Cagetti, G.: dette l'impronta a un'epoca, ibid., 28 marzo 1990; C. Bordoni - G. Pozzi - M. Venutelli, R. G. sculture e disegni, Ospedaletto Pisa 1991; A.V. Laghi, R. G., in X Biennale internazionale città di Carrara. Il Primato della scultura…, Carrara 2000, pp. 68 s.