DANEO, Romeo
Figlio di Antonio, artigiano del legno, e di Edvige Koncnik, fratello del pittore Renato, nacque a Trieste il 5 giugno 1900.
Dopo aver compiuto gli studi presso le scuole tecniche, si dedicò alla pittura da autodidatta e cominciò ad esporre all'inizio degli anni '30, ottenendo incoraggianti riconoscimenti. La sua pittura di quegli anni era contrassegnata da un "colorire focoso" (Montenero, 1977), che caratterizzò anche il gusto espressionistico delle sue raffigurazioni nei primi anni del dopoguerra. Ma da esso si allontanò abbastanza presto, attraverso un'evoluzione coerente e i cui diversi momenti sono chiaramente identificabili. La deformazione espressionista, ad esempio, era evidenziata da brani di colore acceso che sbozzavano le figure quasi fossero intagliate nel legno (cfr. il Ritratto di Zama del 1947, di proprietà del Civico Museo Revoltella di Trieste); ma da questo punto ad una scomposizione neocubista per piani colorati il passo è breve.
Le opere composte nei primi anni 50 (varie "composizioni con scacchi", per es.) indicano ormai senza incertezze quale fosse la direzione presa dal D.: i piani colorati cessano gradualmente d'individuare forme tridimensionali per ridursi a tessere d'una preziosa, bizantineggiante tarsia cromatica. I soggetti sono ispirati ai paesaggi urbani e della periferia di Trieste, oppure presentano la felice invenzione degli "spaventacchi": presenze un po' irrequiete ma non minacciose, anzi bonariamente ironiche, "un po' maschere e un po' esseri umani - che si situano in quell'inquietante categoria che della nostra vita sembra rappresentare, al di là di ogni puntuale riferimento, il senso della fragilità e insieme la stupefacente validità spirituale" (Monai, 1968).
Dalla tarsia cromatica il D. passò, quasi per "necessità", ai collages, in cui l'accostare "toppe" di colore diverso divenne un concreto ritagliare e incollare insieme brani di materiali diversi, i più eterogenei, come tela, carta vetrata e persino fotografie tratte dai giornali. La sua stagione dei collages, che si situa soprattutto negli anni '60, è stata definita "una sintesi delle quattro polarità: tonale e geometrico, astratto e figurale" (Montenero, 1977). È di questo periodo anche l'accostarsi del D. all'incisione, che per lui fu però ancora un modo, raffinato e sapientissimo, di fare pittura: non di rado, ad esempio, da una matrice non stampava che un'unica copia. Negli ultimi anni della sua produzione il D. approdò, ancora una volta più per una "naturale" evoluzione che per la suggestione di tendenze o mode diffuse, ad un deciso astrattismo, non però del tutto privo di elementi allusivi a quella realtà alla quale aveva sempre guardato con "tenera ironia, affettuosa partecipazione" (ibid.).
Nella sua lunga attività il D. partecipò a numerose mostre collettive e di gruppo. Si devono ricordare le Sindacali regionali a Trieste (dal 1934 al 1977), le Biennali d'arte triveneta a Padova (dal 1943 al 1959), le Biennali internazionali di Venezia (nel 1948, 1950 e 1952), le Quadriennali romane (nel 1949, 1955 e 1959). A Milano espose più volte dal 1941 al 1958. Fu presente in molte città d'Italia: a Torino (1947), Cremona (1949), Taranto (1949), Firenze (1953), Napoli (1957, 1961), e all'estero: Praga (1948), Vienna (1955), Villaco (1957, 1958), New York (1964). Partecipò ad alcune importanti mostre itineranti: "Arte italiana del XX secolo" in Australia e nel Sudafrica (1955-56), "The Parker Exhibition of Contemporary Painting" a Washington, Filadelfia, New York, Portland, San Francisco e Los Angeles (1959-60);la prima Biennale degli artisti della regione Friuli-Venezia Giulia in diverse città della regione, della Jugoslavia e dell'Austria (1968-71). Fusempre piuttosto riluttante ad esporre in mostre personali. Cominciò nel 1957 con un'esposizione presso la galleria Odyssa di Roma, mentre le altre sue personali si tennero per lo più nella sua città o in ambito regionale (un elenco dettagliato di tutte le mostre, i premi e le segnalazioni si trova in Montenero, 1977, pp. 25 s.). Il D. fu anche illustratore (cfr. B. Forti, Il gatto rosso, Premio Bagutta 1957) e decoratore (nel 1949 collaborò con Carlo Sbisà, Ugo Carà e Marcello Mascherini alla decorazione della M/n "Conte Biancamano").
Morì a Trieste il 27 maggio 1979.
Fonti e Bibl.: D. Gioseffi, Alcuni profili. I pittori triestini, in Umana, n. 12, dicembre 1953, pp. 22 ss.; F. Tenze, Cinque pittori triestini, Firenze 1954, pp. 9-14 (con ill.); R. Marini, Italiani a Vienna, in La Fiera letteraria, 3 luglio 1955; A. Gruber Benco, Arti figurative, in Umana, n. 11-12, nov.-dic. 1956, p. 22; L. Budigna, Catalogo della mostra "Artisti triestini d'oggi", Milano 1958, pp. n.n.; Gio.[D.Gioseffi], Ritorno di D.,in Il Piccolo, 12 ott. 1960; F. Monai, R. D. a Gorizia, ibid., 19aprile 1968; F. Firmiani-S. Molesi, Catalogo della Galleria d'arte moderna del Civico Museo Revoltella, Trieste 1970, p. 52, figg. 338, 339 a p. 278; C. Martelli, Artisti triestini contemporanei, Trieste 1973, pp. 157-162; G. Montenero, Catalogo della mostra "R. D.", Trieste 1977 (con ampia bibliografia); C. Martelli, Artisti triestini del Novecento, Trieste 1979, pp. 75 s.; R. Da Nova, in Arte nel Friuli-Venezia Giulia 1900-1950 (catal.), Pordenone 1982, pp. 136 s., figg. 102 s., tav. LIV.