ORSINI, Romano
ORSINI, Romano. – Nacque a Roma, verosimilmente intorno al 1230, da Gentile e da Costanza, di cui non è noto il casato.
Era fratello minore di Matteo Rosso, creato cardinale nel 1262 col titolo di S. Maria in Portico da Urbano IV, e nipote di Giovanni Gaetano Orsini, papa Niccolò III.
Sappiamo di una sua presenza a Lucca il 4 marzo 1258, dove figura in un atto notarile come testimone di un’avvenuta donazione da parte del vescovo di Siena Tommaso. Fece il suo ingresso nell’Ordine dei predicatori in giovane età e a motivo delle sue doti intellettuali venne inviato presso lo studium di Parigi, dove completò la formazione teologica e dove si è più volte ipotizzato che sia stato allievo di Tommaso d’Aquino, un dato però che in assenza di ulteriori riferimenti è difficile confermare. Certamente si trovava a Parigi durante il secondo periodo di insegnamento che vi svolse Tommaso, fra il 1269 e il 1272 e in questo periodo ebbe modo di conoscerne le dottrine e di confrontarsi con esse durante la propria attività di insegnamento.
La sua produzione teologica, da collocare fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta del XIII secolo, annovera, oltre ad alcuni sermoni datati attorno al 1268, soprattutto un Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, di cui restano i primi due libri, sino alla distinzione 41 del secondo, e un compendio dell’intera opera (Sententia Sententiarum), redatto dallo stesso Orsini o forse da alcuni suoi allievi. Da quest’ultimo testo il suo rapporto con il pensiero di Tommaso appare estremamente dialettico, essendo la sua una riflessione teologica assai diversa e personale, vicina per contenuti e impostazione alla tradizione agostiniana (per la sua originalità di pensiero, Martin Grabmann [1923] pone Orsini fuori dalla cerchia dei «tomisti», pur annoverandolo fra i discepoli di Tommaso).
Le specificità del pensiero di Orsini emergono dalla sua presentazione delle caratteristiche della scienza teologica. Mentre per Tommaso e i suoi allievi, come Annibaldo Annibaldi, il sapere scientifico e quello ottenuto per fede rappresentano due vie possibili per giungere alla conoscenza delle realtà divine, Orsini appare legato alla distinzione netta fra quanto cade entro la sfera della fede e quanto invece è oggetto di conoscenza razionale. Nel prologo del commento egli adotta il modello classico della discussione delle quattro cause per sottolineare come l’oggetto proprio del sapere teologico sia Dio, del quale, in quanto causa formale, abbiamo una conoscenza certa. Causa efficiente è invece Cristo, unico vero maestro in senso proprio, che illumina l’intelletto umano, rendendo possibile la conoscenza teologica così come ogni altra forma di sapere. Grande enfasi è posta sulla nozione biblica di uomo «a somiglianza di Dio», caratteristica della natura umana che Orsini ritiene essenziale per rendere possibile la conoscenza di Dio da parte dell’uomo. La sua distanza da Tommaso è palese anche nelle considerazioni relative alla natura dell’anima umana. Mentre Tommaso sostiene l’identità sostanziale fra anima e facoltà dell’anima, osservando che la distinzione fra i due concetti è da intendersi solo sul piano logico e non su quello di una reale differenza di natura, Orsini ammette questa distinzione sostanziale, seguendo altresì la dottrina dell’anima come composto di materia e forma contenuta nel Fons vitae di Avicenbrol (il filosofo ebreo Solomon ibn Gabirol), una posizione fortemente criticata da Tommaso fin dagli scritti giovanili, come per esempio nel trattato De ente et essentia. Orsini appare lontano dalla tradizione tomista anche per quel che riguarda l’accettazione della possibilità di una creazione ab aeterno del mondo sostenuta da Tommaso, preferendole la più tradizionale dottrina agostiniana della creazione ex nihilo.
Questa serie di nette divergenze si coniugano con una conoscenza diretta dei testi di Tommaso d’Aquino, dei quali Orsini si serve ripetutamente nel corso del Commento alle Sentenze.
Nel 1272, al rientro di Tommaso in Italia, Orsini ne prese il posto come maestro reggente di teologia.
Morì a Parigi nel 1273, prima del 28 maggio, data del capitolo generale dell’Ordine tenuto a Pest, in Ungheria, dove fu annoverato fra i frati defunti.
I biografi di Tommaso d’Aquino, Tolomeo da Lucca e Guglielmo di Tocco, raccontano che nel 1273, poco dopo la morte, Orsini apparve in visione all’Aquinate, discutendo con lui della natura della visione beatifica.
Opere: In libros Sententiarum I-II: Toulouse, Bibliothèque Municipale, 243 (XIII-XIV sec.), cc. 284-285: libro I, principium; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Pal. lat. 331 (XIII-XIV sec.), cc. 1r-20v, 62r-96v: libro I; cc. 21r-61v: libro II, distinzioni 1-41; Sententia Sententiarum (Summa Sententiarum): Paris, Bibliothèque nationale de France, Lat. 3039 (XIV sec.), cc. 82r-104v; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Ott. lat. 1430 (XIV sec.), cc. 95r-119v; Vat. lat. 1099 (XIV sec.), cc. 1r-32v; Sermo et collatio in XXV Dominica fratris Romani: Nürnberg, Stadtbibliothek, V, 82 (XIII-XIV sec.), cc. 261r-263v; Oxford, Bodleian Library, Ashmole 757 (XIII sec.), cc. 132-138; Oxford, Merton College, 237 (XIV sec.), cc. 236v-238v; Sermo et collatio in festo Pasche fratris Romani: Oxford, Bodleian Library, Ashmole 757, cc. 203r-207v; Sermo et collatio Dominice V post Epiphaniam: Oxford, Merton College, ms. 237, cc. 135v-137v; Troyes, Bibliothèque Municipale, ms. 951 (XIV sec.), cc. 22r-24v; Venezia, PP. Redentoristi della Fava, ms. 30, ff. 14-16; Sermones de tempore et sanctis: cfr. P. Lehman, Quellen zur Feststellung und Geschichte mittelalterlicher Bibliotheken, Handschriften und Schrifteller, in Historisches Jahrbuch, XL (1920), pp. 44-105, p. 92.
Fonti e Bibl.: I. Quétif - I. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Paris 1719-21, pp. 263 s.; Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, Louvain-Roma-Paris 1896-1949, III, p. 170; XVIII, pp. 25, 61, 72; XXII, p. 127; P. Glorieux, Répertoire des maîtres en théologie de Paris au XIIIe siècle, I, Paris 1933, n. 28, p. 129; Th. Kaeppeli, Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, I-III, Roma 1970-93, II, nn. 3553-3558, pp. 332 s.; III, nn. 332, p. 272. M. Grabmann, Die italienische Thomistenschule des XIII. und Beginnenden XIV. Jahrhunderts, in Rivista di filosofia neo-scolastica, XV (1923), pp. 97-155 (poi in Id., Mittelalterliches Gesitesleben, I-III, München 1926-56, I, pp. 332-390 [in partic. pp. 340-346]); Id., Romanus de Roma O.P. († 1273) und der Prolog seines Sentenzenkommentares. Ein Beitrag zur Geschichte des scholastichen prologi und principia, in Divus Thomas, XIX (1941), pp. 166-194 (poi in Id., Mittelalterliches Gesitesleben, cit., III, pp. 280-305]; J. Beumer, Romanus de Roma O.P. und seine theologische Einleitungslehre, in Recherches de Théologie ancienne et médiévale, XXV (1958), pp. 329-351; B. Decker, Die Gotteslehre des Jakob von Metz, I, Münster 1967, pp. 398, 589; J.F. Dedek, Intrinsically evil acts: The emergence of a doctrine, in Recherches de Théologie ancienne et médiévale, L (1983), pp. 199 s.; F. Zanatta, Maestri domenicani d’Italia e di Francia, in Storia della teologia nel Medioevo, III, La teologie delle scuole, Casale Monferrato 1996, pp. 112 s., 153 s.; A. Oliva, Les débuts de l’enseignement de Thomas d’Aquin et sa conception de la ‘sacra doctrina’, avec l’édition du prologue de son Commentaire des ‘Sentences’, Paris 2006, pp. 178-185.