MUSSOLINI, Romano
– Quarto figlio di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, nacque il 26 settembre 1927 a Forlì, nella residenza di villa Carpena.
Egli stesso raccontò di aver iniziato ad ascoltare jazz a soli quattro anni, per merito del fratello Vittorio che portò a casa i primi dischi a 78 giri. Successivamente conobbe le grandi interpretazioni di alcuni importanti esponenti del jazz americano, come Duke Ellington. Avendo già da piccolo imparato a suonare la fisarmonica, nel 1943 cominciò a studiare piano, grazie a Marcello Di Salvo, figlio di amici di famiglia (Il Duce, mio padre, 2004, p. 29); due anni prima si era procurato un sassofono contralto, che avrebbe voluto imparare a suonare con l’ausilio di un agente della banda dei Vigili urbani di Roma, ma il tentativo non aveva avuto successo (Mazzoletti, 2010, p. 280). Diciassettenne, ascoltava con interesse Radio Tevere, emittente di propaganda occulta nata nel 1944 che, tra falsi bollettini di guerra e informazioni ingannevoli sullo svolgimento degli eventi bellici, trasmetteva molta musica jazz.
Alla fine della seconda guerra mondiale, fallito il tentativo di fuggire in Svizzera, si stabilì con la madre e la sorella Anna Maria alla periferia di Como, dove apprese della morte del padre; qui, poco prima di essere arrestato, bruciò documenti di valore storico (Il Duce, mio padre, 2004, pp. 140 s.). Dopo diversi spostamenti, i tre furono consegnati dagli americani agli inglesi e condotti in un campo di concentramento a Terni. Il 25 luglio 1945 furono confinati a Forìo d’Ischia, in casa della famiglia Covatta, dove ebbe la possibilità di suonare un pianoforte a coda. Nel 1946 iniziò anche a dipingere sotto la guida dei pittori Arturo Bacio Terracina e Nazzareno Cugurra (Pivetta, 2003, p. IV), attività che non avrebbe più abbandonato.
Nel 1947, ottenuta la libertà in seguito all’amnistia Togliatti, conobbe il musicista Ugo Calise, col quale cominciò a esibirsi nei locali dell’isola. Nel complesso denominato All Stars, suonava la fisarmonica usando lo pseudonimo R. Full, che mantenne per diversi anni (nelle varianti Raymond Full e Romano Full).
Nel frattempo riprese gli studi: conseguì il diploma di ragioniere a Napoli e fu iscritto per qualche tempo alla facoltà di scienze economiche e commerciali. Poco dopo, però, dovette lasciare Ischia per questioni di salute e si stabilì prima a Rocca di Papa (dove tenne un concerto il 25 luglio 1952; Mazzoletti, 2010, p. 1012), poi a Roma, in un appartamento in via Asmara.
All’inizio degli anni Cinquanta aprì un allevamento di polli e maiali in Romagna (con cui realizzò cospicui guadagni; Il Duce, mio padre, 2004, p. 167) e saltuariamente lavorò come rappresentante e disegnatore di manifesti pubblicitari.
Il 18 marzo 1955, per il neonato Jazz club Roma, suonò per la prima volta con il suo vero nome nel complesso del trombettista Nunzio Rotondo (con cui, l’anno precedente aveva partecipato ad alcune incisioni, sotto pseudonimo), ottenendo inizialmente critiche piuttosto tiepide (Franco Caffarelli scrisse: «Mussolini al piano ha mostrato una buona tecnica di cui peraltro non abusa, preferendo uno stile incisivo e quasi scarno, con momenti di eccellente musicalità»; in Mazzoletti, 2010, pp. 394 s.).
Da quel momento le occasioni di esibirsi aumentarono: a fine marzo registrò una sessione con Dizzy Gillespie e nel 1956 incise con Carlo Loffredo e Pepito Pignatelli il primo disco a suo nome (Romano Mussolini trio, RCA. La svolta decisiva avvenne proprio nel 1956, quando suonò al primo Festival del jazz a Sanremo (Il Duce, mio padre, 2004, p. 168).
Nell’inverno 1957 incise un secondo disco RCA con Nunzio Rotondo e Lilian Terry, chiamando a collaborare alcuni tra i migliori musicisti dell’epoca, come i contrabbassisti Loffredo e Franco Pozzi, il clarinettista Gianni Sanjust e il batterista Roberto Podio. L’album fu uno dei primissimi microsolco da 30 cm di jazz italiano ed ebbe notevole successo; l’abilità di pianista gli fu riconosciuta dalla critica, tanto che Arrigo Polillo sentenziò: «Mussolini dimostra di aver fatto progressi notevolissimi: senza aver una tecnica strabiliante raggiunge risultati cospicui in virtù del suo rigore stilistico e della sua eccellente conoscenza del jazz» (Mazzoletti, 2010, p. 1014).
Nel 1958 fu invitato al Festival del jazz di Roma, mentre al 1959 risale il primo ingaggio duraturo: in aprile Sergio Bernardini lo scritturò alla Bussola di Marina di Pietrasanta, con un contratto di 3 anni. In questo periodo si affermò definitivamente come pianista jazz, suonando con numerosi musicisti, tra cui Chet Baker e Helen Merrill.
Nel 1960 partecipò al Festival di Comblain-la-Tour con Pignatelli e nel 1961 formò un trio con Gianni Sanjust e Dino Piana, con cui suonò anche al Festival di Saint-Vincent. Nel frattempo fu invitato in numerosi locali, tra cui il Santa Tecla di Milano, dove si esibì con successo insieme a Piana, Sanjust, Loffredo e Franco Tonani. La Philips gli offrì d’incidere un nuovo disco a suo nome, che uscì nel 1963: Romano Mussolini at the Santa Tecla (nel brano Blues at Santa Tecla poté mostrare le sue capacità di interprete di blues; ibid., pp. 1008 s.).
Il 3 marzo 1962 sposò Maria Scicolone, sorella dell’attrice Sophia Loren, dalla quale ebbe due figlie, Alessandra ed Elisabetta, e dalla quale si separò nei primi anni Settanta.
Dal 1962 intraprese anche l’attività di produttore cinematografico, ma ottenne pessimi risultati, perdendo ingenti somme di denaro. Nel 1963 l’album Ricordi Jazz allo Studio 7, registrato nel 1962 con il complesso Romano Mussolini All Stars, fu eletto disco dell’anno; poco dopo compì una tournée di 2 mesi in Spagna, Portogallo e Messico.
Compose anche musica per film: realizzò la colonna sonora per La ragazzola di Giuseppe Orlandini (1965), per Kriminal (1966) di Umberto Lenzi, insieme con Roberto Pregadio, per Satanik (1968) di Pietro Vivarelli. Successivamente scrisse altre due colonne musicali: nel 1976 per Tous les chemins mènent à l’homme di Jack Guy e nel 1992 per Alibi perfetto di Aldo Lado. Nessun successo ebbe il tentativo d’imporsi, insieme al cantante Henry Wright, con un album di musica leggera (Prisoner of Amore, CBS, 1967).
A partire dagli anni Settanta si dedicò più intensamente alla pittura, scegliendo preferibilmente come soggetti i pagliacci, la laguna di Venezia, il padre. In questa veste ottenne lusinghiere affermazioni esponendo in numerose città, tra cui New York.
Nel 1974 ebbe una terza figlia, Rachele, da Carla Maria Puccini, attrice che aveva conosciuto a Torino nel 1968 e che avrebbe sposato nel 1990.
Negli anni Settanta la fortuna di Mussolini conobbe una flessione, in seguito all’avvento delle correnti d’avanguardia del jazz statunitense e all’acuirsi del dibattito politico e ideologico anche nell’ambiente musicale. I dischi successivi furono realizzati per etichette minori, solitamente dedite alla canzone e alla musica leggera, ma spinte dal desiderio d’intercettare i segmenti di mercato che si erano aperti in seguito alla nascita dell’Umbria Jazz Festival e degli altri circuiti simili (tra essi Mirage, PDU, 1973; Jazz Album, Bang Bang; Soft and Swing, Carosello, 1979, fino a Mainstream. Featuring Stefano Colnaghi, Ariston, 1991, e Happiness Has Your Name, Pentaflowers, 1995).
Quando nei primi anni Settanta avviò l’attività concertistica con Tony Scott, produsse in collaborazione col musicista statunitense alcuni dischi a diffusione ridotta, pubblicati in proprio e venduti direttamente ai concerti. Fondò anche una propria etichetta, la RM Records: tra gli album prodotti, ove si esibì sempre al pianoforte, si ricordano New Orleans I Love You e The Latin Taste.
Dagli anni Settanta e per il trentennio successivo continuò a dedicarsi intensamente alla professione di pianista jazz, compiendo numerose tournée all’estero e incidendo per varie etichette discografiche. Si esibì e collaborò con moltissimi musicisti, tra cui Oscar Klein, Marcello Rosa, Franco Cerri. Con Lino Patruno registrò diverse trasmissioni per la Televisione svizzera italiana e realizzò alcuni dischi (Mazzoletti, 2010, p. 1015). In seguito collaborò anche con Oscar Klein, col quale registrò due album (Oscar Klein’s jazz show I e II, 1994 e 1997, Jazzpoint).
Nei primi anni 2000 figurava ancora in attività con diverse formazioni (l’ultima stabile fu il quartetto Romano Mussolini ensemble, con Massimo D’Avola sassofono, Dario Rosciglione contrabbasso e Osvaldo Ramón Mazzei batteria, che ebbe talvolta per ospiti il trombettista Cicci Santucci e il bassista Piero Montanari.
Nel 2002 fu invitato al Lago Maggiore jazz Festival; all’inizio del 2004 si esibì per la prima volta a Mosca. Tra le sue ultime registrazioni, ancora inedite, figura In memoria di un amico, concerto registrato l’11 agosto 2005 per il Versilia jazz Festival.
Se per anni Mussolini mantenne un riserbo pressoché totale sul fascismo e sul padre, in età avanzata ritornò sulla figura del duce e sul suo lascito politico e storico. Nel 1997 ricostituì l’ordine cavalleresco dell’Aquila romana, ideale prosecuzione dell’Ordine civile e militare dell’Aquila romana della Repubblica sociale italiana, soppresso nell’ottobre 1945. Nel 2004 pubblicò per Rizzoli Il Duce, mio padre, raccontando dal suo punto di vista la storia della famiglia durante e dopo il Ventennio, e descrivendo alcuni aspetti poco noti del carattere di Benito Mussolini, nonché i suoi rapporti con i familiari. Fece seguito nel 2005 Ultimo Atto: Le verità nascoste sulla fine del Duce. Fondò infine nell’antica residenza di Forlì il museo di Villa Carpena.
Morì a Roma il 3 febbraio 2006 e fu sepolto nella cripta di famiglia del cimitero di S. Cassiano a Predappio.
Fonti e Bibl.: G. Lees - J. Reeves, Jazz lives: 100 portraits in jazz, Toronto 1992, p. 74; M., a cura di A.M. Pivetta (catalogo delle opere), Varese 2003; M. Maiotti, 1944-1963: i complessi musicali italiani. La loro storia attraverso le immagini, Milano 2010, passim; A. Mazzoletti, Il jazz in Italia, II: Dallo swing agli anni Sessanta, Torino 2010, ad ind., con discografia; The new Grove dictionary of Jazz (ed. 2002), II, p. 857.