BILENCHI, Romano
Scrittore, nato a Colle Val d'Elsa (Siena) il 9 dicembre 1909. Esordì giovanissimo sul Selvaggio, la rivista "strapaesana" di Mino Maccari, e su altri fogli letterarî fiorentini (Il Bargello, L'Universale, ecc.); redattore della Nazione e ora del Nuovo Corriere di Firenze.
Dallo strapaesanismo iniziale, e dalla connessa retorica politico-letteraria (Vita di Pisto, Torino 1931; Cronaca dell'Italia meschina ovvero Storia dei socialisti di Colle, Firenze 1933), il B. si affrancò ben presto, portando i personaggi e gli ambienti della sua narrativa "provinciale" in quelle attonite prospettive della memoria, in quell'arcano mondo dell'infanzia in cui la sensibilità e il gusto contemporanei amano proiettare l'ansia d'infinito, di assoluto (Il capofabbrica, Roma 1935; Anna e Bruno, Firenze 1938: racconti poi riordinati e ripubblicati nei voll.: Dino e altri racconti, ivi i942; Mio cugino Andrea, ivi 1943). Ma la "ricerca" del B. non ha nulla del vagheggiamento lirico, del nostalgico viaggio a ritroso nel "tempo perduto"; ma, ponendosi essa stessa come realtà, tratta quel mondo tutto interiore come cosa salda, oggettiva, in una lucidità quasi disadorna di espressione, con un realismo minuto, scandito peraltro da un alacre ritmo che, specie nelle opere più recenti (Conservatorio di Santa Teresa, romanzo, Firenze 1940; La siccità, racconti, ivi 1941), consegue effetti di autentica poesia.
Bibl.: G. Bellonci, in Il Giornale d'Italia, 8 giugno 1941; M. Alicata, in Oggi, 20 settembre 1941; A. Piccone Stella, in Il Messaggero, 23 settembre 1941; C. Bo, Nuovi studi, Firenze 1946, pp. 179-95; P. Pancrazi, Scrittori d'oggi, IV, Bari 1946, pp. 129-33.