BILENCHI, Romano
(App. II, I, p. 406)
Scrittore e critico, morto a Firenze il 18 novembre 1989. Partito da posizioni di ''fascismo di sinistra'' in quanto espressione rivoluzionaria e popolare del primo movimento fascista, poi emarginata dalla sua trasformazione in regime, B. aderisce al PCI e partecipa alla Resistenza. Fondatore della rivista Società (1946) e direttore dal 1948 al 1956 de Il Nuovo Corriere, B. persegue il progetto di un aperto confronto tra le diverse tendenze critiche, provocando un dibattito che supera la mera ortodossia ideologica. Sino al 1958, fatta eccezione per un nuovo libro di prose (Una città, 1958), B. sviluppa un'intensa attività di autorevisione (perseguita sino all'ultimo) di quanto già pubblicato, proponendo diverse riedizioni dei racconti (Dino e altri racconti, 1942; Mio cugino Andrea, 1943). Per Racconti (1958) riceve il premio Bagutta-Vent'anni dopo, e ottiene il premio Viareggio per il romanzo Il bottone di Stalingrado (1972). Nel 1982 gli viene assegnato il premio dei Lincei per la narrativa dopo la pubblicazione de Il gelo (1982), opera che confluirà ne Gli anni impossibili (1984; nuova ed., 1988), assieme alle riedizioni definitive dei racconti La siccità e La miseria, costituendo un unicum narrativo inteso da B. più come romanzo che come trilogia. Nel 1983 B. ottiene la laurea honoris causa in Lettere presso l'università di Firenze.
Del romanzo Conservatorio di Santa Teresa (1940), dopo la riedizione del 1973, B. ne propone un'ulteriore nel 1985, integrata con un breve tentativo di riscrittura dei primi capitoli, poi abbandonato. Nel 1988, B. riconsidera la scrittura di Amici (1976), raccolta autobiografica di incontri con personaggi di rilievo nel Novecento, mentre con Anna e Bruno (1988) compie l'ultima e definitiva revisione di tutti i racconti, da cui esclude, però, la raccolta Il capofabbrica, reinterpretandola, alla luce dell'originaria continuità tematica, come romanzo. Postumo è stato pubblicato il volume I due ucraini e altri amici (1990), contenente sei racconti pubblicati nel 1989 sul Corriere della sera.
Attraverso la continua opera di revisione, B. ha perseguito la maggiore adesione tra lingua e contenuto, eliminando ogni elemento sintattico superfluo (dialettismi e patetismi di forma, avverbi di modo, similitudini didascaliche, ecc.) e tendendo a oggettivare l'atto narrativo, più che in senso realistico, nella purezza di ogni parola in quanto significante.
Bibl.: L. Piccioni, Sui contemporanei, Milano 1953, pp. 69-95; M. Corti, Metodi e fantasmi, ivi 1969, pp. 43-52; G. Amoroso, Sull'elaborazione di romanzi contemporanei, ivi 1970, pp. 167-233; R. Luperini, Il Novecento, ii, Torino 1981, pp. 255-66; G. Pampaloni, in AA.VV., Storia della letteratura italiana, ii, Il Novecento, Milano 1987, pp. 439-500.