In storia dell’arte, gli artisti, provenienti soprattutto dai Paesi Bassi, che durante il 16° sec. soggiornarono in Italia, innestando sulle proprie tradizioni la cultura italiana e romana attraverso lo studio di Raffaello, di Michelangelo e dell’antico. Il termine si diffuse dalla fine dell’Ottocento in relazione agli artisti fiamminghi, con un’accezione essenzialmente negativa che sottolineava il carattere ibrido della loro cultura; il contributo originale dato da questi artisti è stato successivamente riconsiderato, anche in rapporto all’ambiente artistico italiano. Tra i primi a giungere in Italia vi furono J. Gossaert, B. van Orley e Q. Metsys, e quindi J. van Scorel, M. van Heemskerck, M. van Coxie, L. Lombard, F. Floris, M. de Vos, B. Spranger. Numerosi anche gli spagnoli e i portoghesi (A. Berruguete, A. Machuca, F. de Hollanda). Molti si stabilirono definitivamente in Italia, come D. Calvaert, F. da Castello, L. Pozzoserrato. Un riscontro di tale tendenza è negli scritti teorici di K. van Mander.