POLAŃSKI, Roman
Regista cinematografico, nato a Parigi il 18 agosto 1933 da genitori polacchi. Nell'immediato dopoguerra, attore di teatro e di cinema in Polonia, compie studi di regìa alla scuola di Łódź e contemporaneamente è regista di cortometraggi (fra i più noti: Interrompiamo il ballo, 1957; Due uomini e un armadio, 1958; Quando gli angeli cadono, 1959). Nel 1961 in Francia, autore di un gustoso cortometraggio, Le gros et le maigre; il primo lungometraggio nel 1962, in Polonia, Nož w wodzie (Il coltello nell'acqua) che, presentato alla Mostra di Venezia (premio FIPRESCI), lo impone all'attenzione della critica internazionale per il rigore con cui, applicando la lezione di Antonioni e quella della "Nouvelle vague", approda a nitidi e personalissimi risultati di stile. Risultati anche più maturi, nell'ambito questa volta del cinema britannico - dopo un film in lucido equilibrio tra follia e orrore, Repulsion (Repulsione, 1965) - in Cul-de-sac, 1966, un gioco tragico e complesso, acceso, senza una sola frattura di gusto, da luci grottesche e surreali. Giochi solo scoperti, invece, spinti quasi ai limiti della farsa, in The fearless vampire killer, ovvero Pardon me, but your teeth are in my neck (Per favore, non mordermi sul collo), 1967, riscattati però l'anno seguente a Hollywood dall'ansioso e quasi allucinato Rosemary's baby (1968), a metà strada fra realismo e demonismo. Altrettanta angoscia, pervasa anche dal ricordo ancora fresco di una tragedia familiare (l'uccisione atroce della moglie Sharon Tate ad opera di assassini rituali) nel sanguinoso Macbeth (1971), foscamente attraversato da bagliori autobiografici. Una misura maggiore nei film più recenti, l'ironico e spregiudicato What? (Che?), 1972, fra il non sense e lo scherzo, il solido Chinatown (1974), rivisitazione sottile ma anche intenzionalmente ambigua della narrativa poliziesca americana (R. Chandler, soprattutto), e il kafkiano Le locataire (L'inquilino del terzo piano), 1975, realizzato in Francia, percorso da quella "visionarietà" segreta e tormentata che resta a tutt'oggi il segno tipico del cinema di P., e la sua più autentica cifra.
Bibl.: P. Kané, R. Polański, Parigi 1970; I. Butler, The Cinema of R. Polański, New York 1970; J. Belmans, R. Polański, Parigi 1971; S. Rauli, R. Polański, Firenze 1975, con filmografia.