ROLLAND, Romain
Musicologo e letterato, nato a Clamecy (Borgogna) il 25 gennaio 1866. S'indirizzò a studî umanistici il cui svolgimento lo condusse a dirette ricerche nei varî centri culturali d'Europa, e specialmente in quelli italiani. Dottore in lettere a Parigi, fino dal '95 e quasi subito ordinario di musicologia in quell'École normale supérieure, si diede nello stesso tempo all'attività di studioso e a quella di organizzatore, riunendole spesso in iniziative di grande utilità per la cultura musicale di Francia, tra le quali la fondazione e la direzione d'una sezione musicale presso l'École des hautes études sociales; l'organizzazione (nel 1900) del i° congresso internazionale di musicologia in Parigi; la fondazione (con L. Laloy, J. Combarieu, P. Aubry, M. Emmanuel) della Revue d'histoire et de critique musicale, e molte altre.
In questo primo periodo della sua attività, il R. fornisce ricerche e opere musicologiche che per l'argomento, per il metodo e soprattutto per la geniale intuizione delle interne forze storiche lo pongono tra i maggiori maestri che la storia musicale abbia avuto.
Menzioniamo tra questi lavori: Les origines du théâtre lyrique moderne (Histoire de l'Opéra en Europe avant Lully et Scarlatti), che, presentato dapprima come dissertazione di dottorato, fu edito molto dopo e nel 1896 vinse il premio Bourgault-Ducoudray; Les musiciens italiens en France sous Mazarin et l'Orfeo de L. Rossi (1901); Vie de Beethoven (1903, in Archives de la quinzaine); Musiciens d'autrefois (G. B. Lulli, L. Rossi, C. W. v. Gluck, M. Grétry, W. A. Mozart, ecc., 1908) e Musiciens d'aujourd'hui (H. Wolf, R. Strauss, L. Perosi, R. Wagner, C. Saint-Saëns, C. Debussy, V. d'Indy, ecc., 1908). In questa produzione il R. segnalava, tra l'altro, l'importanza storica e i valori estetici di figure poco o nulla studiate prima di lui, come F. Provenzale, cui egli riconduce le prime concrete affermazioni del movimento musicale della scuola napoletana, L. Rossi, nel quale egli distingue sensi e stilemi di carattere novatore e importanti per l'orientamento del teatro musicale d'Italia e di Francia. Una precisa e organica interpretazione critico-storica vi ottiene, inoltre, la figura - fino allora variamente considerata - di G.B. Lulli, la cui odierna rinascita a capitale soggetto d'interesse e di studio (cfr. i lavori e le edizioni lulliane di H. Prunières) scaturisce appunto dalle premesse rollandiane, e i caratteri d'altri artisti, come Beethoven, Händel, Gluck, Wolf, R. Strauss, ecc., sono analizzati con acutezza pari al vigore della sintesi in quei saggi, che nella critica musicale hanno un valore non molto lontano da quello raggiunto nella letteraria dai saggi desanctisiani.
Inferiore al De Sanctis il Rolland non sembra se non per la minore fermezza dell'impostazione estetica: qua e là una terminologia incerta e, cosa più grave, un affiorare di passi psicologisti, intervengono nell'esposizione critica, disturbando il lettore. Ma, a guardare bene addentro, queste deficienze appaiono poco nocive: quasi sempre quella terminologia rivela un carattere meramente esteriore, e quello psicologismo o si legittima come dato non preliminare, ma terminale dell'esame critico, o rimane frammentario durante un rigoglioso sviluppo di critica essenzialmente idealistica.
Di fronte alla scuola tedesca (p. es., a quella dell'altro polo della musicologia moderna: H. Riemann) la scuola del R. è, comunque, storicista; e i valori dialettici possono svolgervi un giuoco più chiaro e legittimo, proprio in virtù di quel suo perseguire nel fatto artistico (in sé stesso analizzato, certo, compiutamente) il fatto largamente umano.
L'interessamento del R. va infatti alla storia dell'arte come storia dello spirito, della quale la prima è documento e coefficiente insieme. Secondo le sue parole, non è possibile intendere a sufficienza la storia dell'uomo senza il documento artistico. Di qui l'assiduità del giovane R. negli studî musicologici, il metodo di questi studî e finalmente - con la maturità del pensatore - l'estensione del suo lavoro anche oltre la ricerca storico-artistica, fino ad abbracciare l'interezza di questo mondo nel quale l'artista è tale in quanto uomo, e uomo come soggetto di storia.
Durante questo secondo periodo, dal 1909-10 in poi, l'attività del R. investe in tal modo varî campi: vi si continua, giungendo a coronamento, una serie di lavori letterarî e teatrali (generalmente ciclici) già iniziati, e insieme altri vi nascono e s'avviano a lor volta a compimento.
Notevole tra tutti questi lavori il romanzo Jean-Christophe ("Grand prix de France per la letteratura, 1913), esposizione di tutto quanto il R. vede, sente e desidera nel mondo odierno, espressa attraverso la vita d'un immaginario musicista tedesco (dal cognome, simbolico nonostante la storpiatura, di Krafft), che riunisce in sintesi fortemente organica i caratteri dei varî artisti dal R. più amati, da G. F. Handel, C. W. v. Gluck, L. v. Beethoven, fino a H. Wolf.
Nel poderoso romanzo (voll. 10 nell'ed. Ollendorf, ma pubblicato dapprima, anch'esso, nei Cahiers de la quinzaine del Péguy) questa figura si presenta come forza, ora gioiosa ora tormentata, di lotta contro il cenacolo e insieme contro la routine non solo musicale ma sociale: espressione d'un romanticismo che tenta di rinnovarsi appellandosi alla rispondenza dal R. veduta tra alcuni dei valori romantici e le esigenze più urgenti del mondo di oggi, il romanzo, nonostante le sue varie deficienze artistiche (ridondanze e spezzature di linguaggio, quasi vittorughiane, e di stesura generale; intervento, troppo poco celato, dell'ideologia nel seno del racconto, ecc.), appare comunque tra i contributi più significativi che dalla letteratura sieno venuti negli ultimi tempi al pensiero e all'azione umana. Qualità che, in misura diversa, appaiono anche nell'altro romanzo, esteticamente superiore (nonostante una verbosità d'intenzione rabelaisiana), ove si presenta la gioviale ed energica figura del seicentesco artigiano borgognone Colas Breugnon, anch'essa impegnata in guerra tanto contro la formula quanto contro l'estetismo.
Opera, dunque, d'indirizzo che si potrebbe dire esortativo e che vicino alle qualità rivela anche le deficienze tipiche di tale posizione, che è del resto la stessa che genera i lavori musicologici dianzi citati, come i saggi di biografia e di critica artistica (Vie de Michel-Ange), il teatro (notevolmente inferiore esteticamente, per il tono eccessivamente enfatico e il continuo prevalere della tesi) e, a maggior ragione, gli scritti politici (articoli, polemiche, manifesti, ecc.) che dal 1914 in poi costituiscono buona parte della produzione rollandiana e segnano il passaggio del R. da posizioni liberalistiche all'odierna adesione al comunismo.
Come è ovvio, l'azione politica procurò al R. una notorietà anche più ampia di quella che gli era venuta dal lavoro storico e critico, mentre la sua produzione letteraria e teatrale riceveva proprio dà quell'azione politica un significato più preciso. Comunque, già nel 1915 (e cioè ancora agli inizî dello svolgimento politico del R.) allo scrittore era stato conferito il premio Nobel per la letteratura.
Il R. continuava però, quando poteva, la sua produzione libera; oltre a lavori minori, egli andava maturando il suo secondo romanzo ciclico: L'âmenchantée, terminato soltanto negli ultimi anni, nel quale si svolge una vita eroica paragonabile, per sensi e orientamenti etici, a quella di Jean-Christophe, per quanto qui si tratti non di un uomo, di un musicista, ma di una donna e di una donna operante non nell'arte, ma nella pratica quotidiana. Vicino a questo e agli altri lavori letterarî nascono ampî saggi su figure storiche: Tolstoi e Gandhi, e - fatto assai importante - si manifesta un ritorno agl'interessamenti storico-musicali; saggi scritti a distanza di tempo vengono ora riveduti e riuniti: Voyage musical au pays du passé (sguardo generale alle scuole sei-settecentesche d'Italia Francia, Germania, ecc., oltre a scritti sul Metastasio [Métastase précurseur de Gluck?], su G. F. Telemann, G. F. Händel, ecc.); alcuni capitoli dell'Encyclopédie de la musique diretta da A. A. Lavignac (notevoli quelli dedicati alla Germania, all'Italia e alla Francia); appaiono gli ampî studî bio-psicologici ravvicinati nel volume Goethe et Beethoven e finalmente s'avvia un nuovo studio sul Beethoven, che sarà opera di grande mole e impegno.
Opere principali. - Musicologia: Les origines du théâtre lyrique moderne (Histoire de l'opera en Europe avant Lully et Scarlatti), Parigi 1895; Vie de Beethoven, ivi 1903; Musiciens d'autrefois, ivi 1908; Musiciens d'aujourd'hui, ivi 1908; G. F. Haendel, ivi 1910; Voyage musical au pays du passé, ivi 1919; Goethe et Bethoven, ivi 1930; Beethoven: Les grandes époques créatrices, ivi 1930.
Storia e critica: Vie de Michel-Ange, Parigi 1905; Vie de Tolstoi, ivi 1911; Mahatma Gandhi, ivi 1926.
Opere letterarie: Jean-Christophe, Parigi 1904-12; Colas Breugnon, ivi 1919; Pierre et Luce (brevissimo racconto del tempo di guerra), ivi 1920; L'âme enchantée, ivi 1925-33.
Opere drammatiche: Le théâtre de la Révolution (trilogia comprendente i drammi: Danton, Les loups, 14 Juillet), 1903; Le jeu de l'amour et de la mort, Le triomphe de la Raison, Les temps approchent (ça ira), ecc.
Opere politiche o a tesi politica: Au dessus de la mêlée, Parigi 1917; Clérambault, ivi 1920; Liluli, ivi 1920, ecc.
Bibl.: P. Seippel, R. R. L'homme et l'oeuvre, Parigi 1913; S. Zweig, R. R., Der Mann und das Werk, Francoforte s. M. 1926; P.-J. Jouve, R. R. vivant (1914-19), Parigi 1920; J. Bonnerot, R. R., ivi 1922; v. anche il numero speciale dedicato al R. dalla rivista Europe, febbraio 1926.